Società Lecce 

Quando il sorriso guarisce: ecco come i clown in corsia aiutano i bimbi malati

Umanizzare gli spazi operatori e portare sorrisi e sollievo a chi soffre, aiutandolo ad affrontare con spirito positivo le terapie: partita dall'America, oggi la clownterapia conta nel Salento oltre 4...

Umanizzare gli spazi operatori e portare sorrisi e sollievo a chi soffre, aiutandolo ad affrontare con spirito positivo le terapie: partita dall'America, oggi la clownterapia conta nel Salento oltre 405 volontari. Donare un sorriso e portare gioia, buonumore e sollievo ovunque ci sia sofferenza e dolore. È la mission dei clown-terapisti, medici e volontari comuni che dedicano tempo e impegno per portare allegria ai bambini ricoverati in ospedale, aiutandoli ad affrontare con spirito positivo le terapie mediche e la degenza.  Una ricetta, quella della terapia del sorriso, che nasce in America negli anni ’80 da un’idea di Patch Adams, medico visionario che già studente si intrufolava in corsia per far ridere i pazienti. Egli è riuscito a dimostrare come la risata abbia lo stesso effetto di un antidolorifico: il riso incrementa la secrezione di sostanze chimiche naturali che fanno sentire vivaci e in forma. La clownterapia oggi è diffusa e praticata in tutto il mondo: ai clown-dottori si affiancano i volontari, che scendono in corsia dopo un percorso di formazione di competenze teatrali e di clownerie a cui si aggiungono altre di tipo sociopsicopedagogico. Il reparto ospedaliero si trasforma in un contesto in cui si gioca e ci si può divertire, in virtù della presenza del clown che umanizza gli ambienti ospedalieri. La macchina della solidarietà che si muove in tutta la provincia di Lecce ha numeri impressionanti che scaldano il cuore: sono 405 i volontari che operano nel Salento, 160 solo nel capoluogo. A questi si aggiungono altri 20 volontari autisti della bimbulanza, e altre venti persone del gruppo “Carità e preghiera” che si occupano della gestione della mensa dei poveri. I volontari sono tutti giovanissimi, con un’età media che non supera i 35 anni di età. A portare la clownterapia nel Salento ci ha pensato il cappellano del “Vito Fazzi” di Lecce, don Gianni Mattia che nel 2001 ha fondato l’associazione “Cuori e mani aperte verso chi soffre”, una onlus che si propone di portare sostegno morale e aiuto concreto a quanti sperimentano il dolore, la sofferenza e la malattia.  “La clownterapia arriva a Lecce più di 10 anni fa attraverso piccoli gruppi creati che hanno iniziato ad operare nella pediatria di Lecce – ci spiega don Gianni – Oggi i volontari clown sono presenti nei reparti di Pediatria e di Psichiatria degli ospedali di Lecce, Galatina, Scorrano. Nelle pediatrie degli ospedali di Copertino, di Gallipoli e di Tricase, nei servizi psichiatrici degli ospedali di Casarano e San Pietro Vernotico e presso altre strutture, come le residenze sanitarie-assistenziali di Campi Salentina e Matino, la Comunità Socio– riabilitativa ‘Dopo di Noi’ di Lecce, la Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica ‘Villa Libertini’ di Lecce e la Casa di riposo ‘Giovanni XXIII’ di Galatone, garantendo quasi 8mila ore di volontariato in un anno”. In cosa consiste il vostro percorso di formazione?  “Ci riuniamo ogni settimana il sabato pomeriggio, e tutta la domenica. Inoltre c’è un corso di aggiornamento mensile e 60 ore di tirocinio durante tutto l'anno, con 2 turni al mese”. A chi sconsigliereste di intraprendere questo percorso di volontariato? “Sicuramente a persone che non riescono a gestire le proprie ferite, nel caso abbiano dei vissuti che non riescono a conciliare. O a persone che hanno vuoti emotivi incolmabili, o che hanno ferite che impediscono di sapersi gestire dal punto di vista psicologico, perché la sofferenza dei bambini potrebbe essere nociva”. Capitano momenti di sconforto in cui voi stessi smettete di credere in quello che fate? “Le difficoltà ci sono sempre, soprattutto quando ci troviamo di fronte a bambini ammalati gravi, o casi particolari in cui anche noi sperimentiamo l'impotenza. Capita anche in neurochirurgia dove ci sono bambini molto piccoli. Però le difficoltà si superano insieme, tenendoci per mano tutti quanti e dicendo una preghiera: diventiamo noi carezza e sorriso per le famiglie. Il sorriso porta colore e calore”. Le è mai capitato di incontrare persone che hanno rifiutato il vostro aiuto? “È molto raro: potrebbe capitare che qualche bambino pianga, o si spaventi del naso, ma capita di rado, quando i bambini sono molto piccoli. Anche i genitori sono molto accoglienti. Certo se il bambino sta dormendo, o è stato operato da poco cerchiamo di entrare in punta di piedi per arrecare meno disturbo possibile”. Cosa vi incoraggia e cosa vi dà la forza di proporvi ogni giorno sempre con lo stesso immutato sorriso? “La forza ci viene soprattutto dai genitori quando sentiamo dirci ‘Grazie, il mio bambino è tanto che non sorrideva’, ‘Grazie per quello che fate, grazie perché ci siete’, oppure ‘Grazie, perché il mio bambino non mangiava’, oppure ‘Grazie perché avete aiutato il mio bambino a bere tutto il preparato per fare la colonscopia’. Tutto questo ci fa sentire veramente forti. Finché c'è un bambino che soffre e non sorride noi siamo lì, perché la nostra prerogativa è donare un sorriso a chi soffre”. Cosa si sentirebbe di dire a chi vuole affacciarsi a questo mondo? “Mi sento dire che si metta una mano al cuore e si chieda se veramente se si sente di donare un sorriso a chi soffre. Il mio motto è ‘Con un naso rosso tutto posso’, quindi mettere un naso rosso ci fa fare grandi traguardi. Basta credere in sé stessi e donare la forza del sorriso perché noi vogliamo essere un pezzo di paradiso”. In maniera pratica, come si può diventare volontari clown? “A metà febbraio faremo il corso di clown terapia. Chi volesse iscriversi può mandare una mail alla nostra associazione cuoriemaniaperte@virgilio.it e noi lo ricontatteremo.”  Roberta Abbadessa

Potrebbeinteressarti