Cronaca Economia e lavoro Lecce 

Anaci, gli amministratori di condominio in subbuglio

Antonio De Giovanni, presidente regionale dell’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, punta il dito contro i cantieri fermi, blocco della cessioni dei crediti da bonus edilizi, morosità e contenziosi.

Amministratori di condominio in subbuglio tra cantieri fermi, blocco della cessioni dei crediti da bonus edilizi, morosità e contenziosi.

«Il decreto può alimentare pericolose reazioni a catena», non usa mezzi termini il dottor Antonio De Giovanni, amministratore condominiale di Lecce e presidente regionale dell’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari (Anaci).

«Occorre trovare subito una soluzione e correre ai ripari onde evitare una situazione esplosiva destinata a travolgere tutto e tutti. La decisione del Governo - dice - spazza via con un solo colpo l’intera partita della riqualificazione energetica del nostro patrimonio immobiliare, proprio nel momento in cui l’Europa è intenzionata a sollecitare interventi in tal senso».

Inoltre, aumenterà la morosità in condominio, già incrementata a causa delle crescenti spese energetiche, perché «i lavori che si ritenevano potessero essere eseguiti a costo zero non lo saranno più - precisa De Giovanni - aggiungendo che è la fine anche per quelle delibere che alcuni condomìni si apprestavano ad approvare per sfruttare l’aliquota del 90 per cento in attesa di un aiuto dello Stato in vista anche proprio delle prossime decisioni europee sull’efficientamento energetico. A cascata - prosegue De Giovanni - si sono bloccate le Regioni e le Province che per rilanciare l’economia nei propri territori avevano acquistato i crediti, bloccati i professionisti coinvolti nei vari passaggi della complessa procedura di avvio dei lavori, con l’amministratore a far da parafulmine delle aziende appaltatrici. Questo in sintesi non può che far aumenterà il contenzioso in condominio». Altro problema delle misure del governo è che vanno a colpire le fasce meno abbienti della popolazione che non possono permettersi di pagare di tasca propria le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli immobili.
Intanto, appena qualche giorno fa, è stata aggiornata la direttiva Epbd («Energy performance of buildings directive») che non si limita a fornire indicazioni sulla riqualificazione degli immobili, residenziali e non. Contiene infatti anche un lungo calendario di prescrizioni, che puntano, nel giro di una ventina di anni, a ridurre le emissioni degli edifici. in particolare, la direttiva prevede la costruzione di edifici a zero emissioni dal 2028, dal 2026 nel caso di edifici pubblici; la dotazione di tecnologie solari per tutti i nuovi edifici entro il 2028, ove tecnicamente idoneo ed economicamente fattibile, mentre gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per conformarsi; il raggiungimento almeno della classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033 per gli edifici residenziali; le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 per edifici non residenziali e pubblici.

Questa proposta, approvata il 9 febbraio 2023, dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (Itre) del Parlamento europeo, fa diversi passi in avanti. Non si tratta però di un testo definitivo, perché dovrà superare altri step. Innanzitutto, la plenaria del Parlamento, in calendario tra il 13 e il 16 marzo prossimi. Poi, ci sarà la fase di trattativa tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo per arrivare all’approvazione finale entro l’estate. Tra le altre cose, la Epbd indica un obiettivo già per il 2024: il divieto di agevolazioni per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili, soprattutto, per le caldaie a gas.

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