Scuola Società Lecce Il Patto di corresponsabilità educativa: dalla sperimentazione ad oggi Filomena Labriola, Presidente Associazione Nazionale Pedagogisti di Puglia e Basilicata, fa il punto sul processo educativo che include bambini e adulti, tra famiglia, scuola e territorio. 08/10/2022 circa 3 minuti ''La sperimentazione del Patto di corresponsabilità educativa scuola- famiglia-territorio realizzata nell’anno 2008 e che portò alla pubblicazione di un vademecum con la relativa pubblicazione intitolata 'La scuola fa testo' rappresentò il tentativo di creare l’alleanza educativa fra agenzie che concorrono alla formazione dei bambini e dei ragazzi assieme alla volontà dell’Ufficio scolastico Regionale Puglia di elaborare un documento che fosse una sorta di linea guida per le scuole. La sperimentazione fu attivata dall’allora Osservatorio regionale contro il bullismo in collaborazione con l’ANPE, Associazione Nazionale Pedagogisti''.Ad affermarlo è Filomena Labriola, Presidente Associazione Nazionale Pedagogisti di Puglia e Basilicata e Docente-Formatrice PHD in Scienze delle relazioni umane.''Il D.P.R. n.235 del 21/11/2007 che ha modificato gli artt.4 e 5 del vecchio Statuto delle studentesse e degli studenti risalente al D.P.R. n.249 del 24/06/1998 ha aperto la strada verso la creazione di un modello di patto. Anche la legge 107/2015 pose tra gli obiettivi la promozione e partecipazione di tutte le componenti interne al sistema scuola, gli organi collegiali, studenti e famiglie nell’approvazione del Piano dell’Offerta Formativa''.''La sperimentazione, gestita tra personale interno ed esterno alla scuola, si prefisse come obiettivo quello di produrre non l’ennesimo documento, uno dei tanti a cui la scuola deve adempiere ogni anno, ma un modello di convergenze tra procedure, strategie educative e corresponsabilità educativa nella crescita degli alunni''.''Le azione messe in campo proseguirono le seguenti finalità:La sperimentazione di un modello di patto si è posta la finalità di attivare positive dinamiche relazionali tra adulti e ragazzi ed avviare un lavoro concertato. L’idea alla base del progetto si è poggiata sull’ormai consapevolezza che ogni tipo di progettazione sociale debba fondarsi su un logica partecipata e concertata, attivando il protagonismo dal basso. La valenza pedagogica si caratterizza in un approccio fondato sulle seguenti dimensioni: territorializzazione, orizzontalità e circolarità, interventi educativi concertati''.''La frammentazione educativa che pervade la nostra società ha origini innanzitutto nel difficile rapporto tra educazione formale ed informale, e nel considerare l’educazione come trasmissione di regole e appresentazioni del mondo, e non invece un più ampio processo di costruzione di significati, attivazione di potenzialità, finalizzato alla promozione e allo sviluppo della personalità di ciascuno''.''La visione bambino-centrica, apparentemente a favore dell’infanzia ha portato in questi anni ad una iper-progettualità educativa favore della infanzia e dell’adolescenza, dimenticando due aspetti principali: l’attivazione del reale protagonismo dei bambini e dei ragazzi (quanto e come potenziamo la loro capacità di scelta e/o ascoltiamo i loro bisogni?), la mancanza di una visione adulto centrica, ovvero l’idea che occorra puntare sulla educazione dell’adulto allo scopo di ristrutturare i significati e le intenzionalità educative di ciascuno, partendo dall’idea che siamo l’educazione che abbiamo ricevuto''.''Il significato profondo insito nel concetto di 'Patto', in una visione pedagogica è la consapevolezza che sia necessario un incontro tra le parti, partendo dall’ascolto dei bisogni, arrivando non alla imposizioni delle regole ma alla co-costruzione delle stesse''.''Un processo non certo facile, ma alla base di una visione politica che vede al centro la persona inserito in una comunità educante. Possiamo affermare che il patto ha rappresentato la necessità ma anche il desiderio da parte delle agenzie educative di lavorare in maniera sinergica e complementare allo sviluppo sereno dei bambini e dei ragazzi, ma anche degli adulti stessi che, in questo senso, sono ritenuti soggetti stessi del processo educativo''.''Il modello del patto si è ispirato infatti, come accennato in precedenza, alla visione della concertazione, finalizzata a dirigere le azioni educative verso una direzione univoca e a lavorare dunque sulla conflittualità che spesso, purtroppo, connota i rapporti tra scuola e famiglia''.''Utilizziamo questo modello nelle scuole - conclude la presidente Labriola - non come mero documento da firmare, ma come un’alleanza da costruire''.
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