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Mantovano: "La nuova Sacra Corona Unita punta all’economia"

Le parole di Cataldo Motta trovano conferma nelle affermazioni di Alfredo Mantovano, per il quale la “Quarta Mafia” oggi preferisce evitare gli spargimenti di sangue a favore di affari red...

Le parole di Cataldo Motta trovano conferma nelle affermazioni di Alfredo Mantovano, per il quale la “Quarta Mafia” oggi preferisce evitare gli spargimenti di sangue a favore di affari redditizi    La nuova Sacra Corona Unita cambia pelle. Come una serpe scura tra i rovi del Salento, si mimetizza, si rigenera e striscia, dura a morire. Prende il colore dei muretti a secco e dei paesaggi, a seconda del mutare dell’inclinazione del sole e delle stagioni, si adegua. E vive.  La controffensiva della macchina della giustizia ha assicurato i capi storici della “Quarta Mafia” alle sbarre, ma la guardia resta alta. La Scu oggi non insozza le strade di sangue, investe in gioco e insediamenti turistici, cercando lavatrici di riguardo in cui ripulire il denaro. Non fa rumore ma siede ai tavoli che contano e pigia i bottoni delle sale alte, integrata a dovere tra pubblica amministrazione e colletti bianchi. I buoni e i cattivi, spesso mangiano accanto e tra un prosecco e un risotto ai ricci, si dilettano nel gioco delle scatole cinesi con cui allontanare capitali all’estero, mettendoli al riparo. Ne parliamo con Alfredo Mantovano, ex magistrato e già sottosegretario all’Interno.  Onorevole Mantovano, l’affaire-mala salentina è tornato alla ribalta in questi giorni. Aveva ragione il giudice Falcone quando sosteneva che non si sarebbe debellata mai? Falcone diceva che la mafia è un fenomeno umano, e come tale destinato a una fine. Nel suo realismo siciliano nutriva la speranza che finisse.  Cosa rende la nuova Scu forte? Innanzitutto occorre ridimensionare il fenomeno. La Scu oggi ha caratteristiche di minore efferatezza, grazie al lavoro delle forze dell’ordine. Oggi che sono rimaste solo sparute bande in azione. Attualmente la criminalità non usa l’omicidio se non come extrema ratio, quando è indispensabile. Punta all’economia, addirittura s’infiltra nelle squadre di calcio di livello dilettantistico.  La “Quarta Mafia” è partita con una sorta di vantaggio spazio-temporale sulla Giustizia? Ci sarà stato il fattore sorpresa, durato però non più di tre-quattro anni. In breve tempo ci sono state le reazioni della giustizia e i maxiprocessi storici.  L’offensiva di magistratura e forze dell’ordine è forte ma l’attuale sistema penitenziario spesso forgia  e sforna boss, vecchi e nuovi. Come agire?  Non sono così sicuro che in carcere oggi i boss si fortifichino. Basti pensare al caso Padovano. Appena uscito di galera aveva provato a dedicarsi al crimine con nuove modalità ma è stato ucciso. 20 anni fa non esisteva il 41bis, era più facile il contatto con l’esterno, oggi non è così. Non può neanche dirsi che non esistano in assoluto contatti con l’esterno, ma sono davvero pochi e difficili. È ovvio che il malavitoso, una volta uscito di prigione, abbia maggiori possibilità di ricaduta. Le donne di mafia, un tempo postine dal carcere e custodi della droga, oggi sono delle vere imprenditrici, boss in gonnella… Non una novità. Se ne parla già dall’estate del 2001, quando Ilde Saponaro, moglie del boss De Tommasi, fu colpita da un’ordinanza di custodia cautelare perché curava in maniera diretta gli affari della famiglia, soprattutto usura ed estorsioni. C’è il sentore che criminali e politici seggano allo stesso tavolo. Il lutto di rispetto osservato a Gallipoli per il boss Salvatore Padovano, ucciso dal fratello Rosario, scatenò un polverone… Parlerei più di assenza di seria attenzione che di collusione. Non lo dico per giustificare, ritengo però che occorra tenere forti le distanze e chi abbia avuto simili condotte dovrà fare maggiore attenzione.  Come sarà la nuova Scu tra 10 anni? Spero che non ci sia!   Fabiana Pacella   (fonte: Belpaese)

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