Ambiente Lecce 

Esercitazioni militari a Torre Veneri, stop della Regione

La Regione Puglia ha preannunciato il diniego per la Via. Ora il Comando Militare Puglia deve integrare lo Studio di Incidenza Ambientale. "Lecce Città Pubblica": "Avevamo ragion...

La Regione Puglia ha preannunciato il diniego per la Via. Ora il Comando Militare Puglia deve integrare lo Studio di Incidenza Ambientale. "Lecce Città Pubblica": "Avevamo ragione".  Le esercitazioni militari a Torre Veneri verso lo stop. La nota della Regione Puglia del 5 febbraio indirizzata al Comando Militare Puglia, preannuncia, infatti, il formale diniego all’istanza presentata per la Valutazione di Incidenza Ambientale finalizzata all’approvazione del nuovo Disciplinare d’Uso del Poligono. Il Comando Militare ha ora tempo fino al 15 febbraio per osservazioni ed integrazioni in difetto delle quali verrà formalizzato il provvedimento conclusivo di diniego. “Avevamo ragione” commenta l'associazione Lecce Città Pubblica che da tempo ha puntato la lente d'ingrandimnentro sui rischi ambientali determinati dall'utilizzo della zoina di Torre Veneri per le esercitazioni militari- l’habitat naturale del Sito di Importanza Comunitaria di Torre Veneri necessita una importante tutela dalle autorità pubbliche proposte. Finora gli obblighi imposti dalla legislazione comunitaria e nazionale sono stati elusi nel silenzio colpevole di tutte le istituzioni e di tutti i poteri pubblici”. “La Valutazione di Incidenza Ambientale - continua la nota - è un obbligo di legge finora disatteso per il Poligono di Torre Veneri malgrado sia obbligatorio per legge a tutela della biodiversità nei Siti di Importanza Comunitaria. Ce ne siamo accorti e ne abbiamo fatto oggetto di segnalazione nel 2014 alla Direzione Ambiente della Comunità Europea ed al Ministero dell’Ambiente. A seguito di ciò e della successiva Conferenza Stato Regioni la Regione Puglia ha concordato l’avvio del procedimento di valutazione di incidenza ambientale sul nuovo disciplinare d’uso del poligono da presentarsi a cura dei militari. La presentazione è avvenuta a fine maggio scorso. Lo Studio di Incidenza Ambientale dei militari da noi acquisito con accesso agli atti ed oggetto di studio, ha determinata la presentazione da parte nostra di un corposo dossier di osservazioni tecniche. Il provvedimento appena emesso dalla Regione recepisce in larga parte le nostre osservazioni: l’impatto delle esercitazioni militari con i mezzi cingolati ed i suoi effetti sul SIC; il superamento della soglia di concentrazione di inquinanti nel suolo rilevato dalle stesse forze armate che ha determinato un Piano di Caratterizzazione sinora ancora da realizzare e che, come dice il documento della Regione non esclude “la contaminazione del sito nonché la sua entità in termini qualitativi e quantitativi”; Possibili fenomeni di di”biomagnificazione” (accumulo di sostanze tossiche) di specie animali e vegetali nel sito protetto di Torre Veneri; la perturbazione provocata dal rumore delle esercitazioni a fuoco con danno delle specie faunistiche; la mancata valutazione degli impatti sul Sic mare Torre Veneri, pressoché assenti nello studio e la valutazione degli impatti “delle esercitazioni di sbarco di truppe anfibie sul sistema dunoso”. “Grazie al nostro impegno e alle nostre sollecitazioni un procedimento pubblico sta per concludersi e gli esiti determineranno un forte cambiamento negli impatti sull’utilizzo da parte dei militari del sito di Torre Veneri – concludono da Lecce Città Pubblica - spiace solo constatare che gli Enti territoriali più vicini, quali Comune (ove pure era stata approvata all’unanimità una nostra mozione che impegnava il Sindaco ad attivarsi e che è rimasta senza seguito) e Provincia (ente delegato alla VINCA che insieme al DiSTeBA dell’Università del Salento ha redatto il Piano di Gestione del SIC) nulla hanno fatto a tutela di questo grande patrimonio naturalistico che è Torre Veneri. Spiace anche ricordare che una magistratura più attenta avrebbe potuto accorgersi di tali carenze da noi peraltro evidenziate nelle sedi giudiziarie ed assolvere con ben altri esiti e con ben altro protagonismo pubblico alla tutela del “mare più pulito d’Italia”.

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