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Le diete boomerang da evitare. I consigli per non farsi male dopo le feste

Alcune diete possono danneggiarci: il professor Mauro Minelli ci spiega quali sono i regimi alimentari giusti in questa intervista.

La dieta è una cosa seria, personale e può essere prescritta solo da uno specialista: non si può improvvisare, né copiare da quella che sta seguendo un nostro amico. I danni che rischiamo di fare sono molto seri: possiamo danneggiare irreversibilmente l’intero organismo. Alla fine delle feste qualcuno penserà di dover togliere qualche chilo con diete improvvisate: meglio rivolgersi al proprio medico. Ne parliamo con l’immunologo, dottor Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana presso università LUM di Bari.

Quant’è vero che le diete dimagranti ‘convenzionali’ (poche calorie, pochi carboidrati e proteine in abbondanza) nel lungo periodo possono paradossalmente diventare ingrassanti? E perché? 
''Una dieta dimagrante impone, per definizione, una restrizione calorica che, di norma, indurrà una perdita di peso più o meno rilevante, soprattutto nel primo periodo. In questa fase l’organismo tende a cambiare il proprio metabolismo e, quindi, la quantità di energia necessaria per svolgere tutte le attività quotidiane. Se la restrizione calorica è stata particolarmente marcata il metabolismo continuerà a rallentare, ragion per cui sarà difficile continuare a dimagrire in quanto l’organismo tenderà a trattenere le proprie riserve di grasso e a bruciare di meno. Ma non solo! Come conseguenza di tali dinamiche, nel momento del ritorno ad un regime dietetico normocalorico si assisterà ad un repentino aumento di peso. Tra l’altro, bisogna anche considerare che la perdita di peso iniziale è solo in minima parte perdita di massa grassa, corrispondendo in maggior misura ad una perdita di liquidi e massa muscolare. Quest’ultima è composta da tessuto metabolicamente molto più attivo di quello adiposo, sicché una sua diminuzione determinerà un ulteriore rallentamento del metabolismo''.

Quali sono i fattori che possono contribuire al calo di peso dopo una dieta ‘dimagrante’ in senso stretto?
''Innanzitutto, alla base della perdita di peso c’è sempre il bilancio calorico. Al fine di indurre il dimagrimento, le calorie da introdurre con la dieta dovranno essere inferiori rispetto a quelle che l’organismo, nell’espletamento delle sue funzioni quotidiane, ‘brucia’ durante la giornata. In questo modo il corpo sarà indotto a bruciare le riserve di grasso al fine di produrre energia e si avrà, dunque, una reale diminuzione del suo peso''.

E quali sono, invece, le principali complicanze che possono conseguire ad una dieta ‘dimagrante’ in senso stretto? Quali ambiti del nostro organismo potrebbero subire danni maggiori per un apporto limitato di nutrienti che un regime alimentare ridotto necessariamente comporta?
''Purtroppo gli effetti negativi di un regime dietetico si vedono nel lungo termine. Si pensi ai regimi alimentari molto restrittivi che si basano per lo più su una diminuzione dei carboidrati: non solo pane e pasta, molto spesso in profili dietetici di questo genere vengono sacrificate anche frutta e verdura che sono quasi o del tutto assenti. Il rischio più grosso è quello di incorrere in uno stato carenziale riferito ad importanti minerali e vitamine, ma anche alle fibre, importantissimo supporto per l’attività intestinale. Quel che è peggio, tuttavia, è che le diete così strutturate portano ad un considerevole aumento di proteine e grassi, così trasformandosi in diete poco salutari e iperproteiche, nonostante non ci si trovi in condizione di aumentato fabbisogno proteico come avviene, per esempio, quando si pratica un’intensa attività sportiva. Una dieta di questo genere, seguita per un lungo periodo, può essere nociva per la funzione renale e può portare ad un aumento della frazione LDL (quella ‘cattiva’) del colesterolo nel sangue. Inoltre, sono in costante aumento le evidenze scientifiche che sottolineano gli effetti tutt’altro che benefici delle diete ricche in grassi e proteine animali sul microbiota intestinale. Tali diete, seguite per lunghi periodi, possono determinare l’aumento di particolari specie batteriche (Bacteroidetes; Proteobacteria) che, seppur normalmente presenti nel nostro intestino, quando sovraespresse possono esercitare un’importante azione infiammatorie determinando la comparsa di patologie intestinali ed extraintestinali''.

Ci possono essere correlazioni tra diete dimagranti e disturbi del comportamento alimentare, tipo BED, Bulimia, Anoressia?
''Non è infrequente che un disturbo del comportamento alimentare esordisca successivamente all’adozione di un regime dietetico dimagrante. Infatti, il desiderio di perdere sempre più chili può diventare un’ossessione, soprattutto nelle persone più vulnerabili e in chi decide di seguire un regime dietetico in totale autonomia, senza il supporto di un esperto in nutrizione''.

Euforia, irritabilità, disturbi del sonno, instabilità dell’umore, sono sensazioni spesso riferite da soggetti in dieta dimagrante. Ci sono strategie di contenimento di queste percezioni che spesso sanciscono un fallimento dietetico? E quanto può essere vantaggioso in termini di salute complessiva dimagrire, ingrassare, dimagrire di nuovo, poi recuperare… e così via? 
''Sappiamo dagli antichi Greci che “dieta” è un modo di essere, uno stile di vita, un insieme di scelte anche alimentari che hanno lo scopo di farci stare bene e in salute.  Per raggiungere questo obiettivo bisogna affidarsi a professionisti che tengano conto dei dati forniti dalla ricerca scientifica, senza cedere alle mode del momento. Risulta fondamentale rivedere la propria idea di dieta, modificando il proprio approccio al cibo e le proprie abitudini alimentari, restituendo al cibo il giusto ruolo di nutrimento e non di sfogo dalle emozioni, in modo da poter ridurre il carico di nevrosi, paure e speranze che circondano in maniera quasi ossessiva le nostre scelte alimentari. Inoltre, dimagrire e ingrassare in continuazione - il cosiddetto effetto yo-yo - può avere conseguenze negative, non solo perché molto spesso è associato ad un aumento del rischio di sviluppare disturbi del comportamento alimentare ma, in particolar modo, perché rappresenta un vero stress per il nostro metabolismo e per i complessi sistemi di cui il nostro organismo è composto''.

di Gaetano Gorgoni


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