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L’autopalpazione è un importante azione di prevenzione del tumore al seno: ecco come farla

Con la dott.ssa Erika Barbieri spieghiamo come agevolare la diagnosi precoce e come portare avanti le pratiche di autocontrollo del seno: una piccola secrezione limitata nel tempo è innocua, ma se si notano cambiamenti nel colore, frequenza, consistenza e quantità di liquidi o in presenza di sangue è necessario consultare il proprio medico.

Il tumore al seno è più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 29% di tutti i tumori che colpiscono le donne. Il primo presidio contro questo male sono proprio le donne. L’autopalpazione del seno rappresenta un utile strumento di prevenzione del tumore ed è utile per acquisire consapevolezza del proprio seno e rilevare eventuali cambiamenti che possono meritare un approfondimento. 
Come si fa l’autopalpazione e in presenza di quali sintomi fare una visita senologica? Ne parliamo con la dottoressa Erika Barbieri, senologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. 

Dottoressa, l’autopalpazione del seno può salvare la vita alle donne? Quando farla?
«L’autopalpazione costituisce il primo passo fondamentale nella prevenzione del tumore al seno. La consapevolezza del proprio corpo riveste un ruolo importante nel rilevare eventuali anomalie o cambiamenti, che potrebbero fungere da segnali precoci per la necessità di una consultazione specialistica. L’autopalpazione si può iniziare a partire dai 20 anni, una volta al mese, preferibilmente quando il seno è più morbido. Il periodo ottimale per la procedura va dal settimo all’undicesimo giorno del ciclo mestruale, calcolato a partire dal primo giorno delle mestruazioni. Altrimenti l’autopalpazione può essere eseguita in qualsiasi giorno del mese».

Qual è il modo migliore per farla?
«Per prima cosa, è consigliabile mettersi in piedi di fronte a uno specchio per osservare attentamente il proprio seno, inizialmente con le braccia lungo i fianchi e successivamente alzandole.
Durante l’osservazione è bene prestare attenzione a:
- forma, dimensioni e consistenza della pelle del seno
- eventuali secrezioni dai capezzoli
- retrazioni della cute o del capezzolo
- rossori della pelle
- simmetria tra le mammelle.
Dopo questa fase di osservazione, si procede con la pratica effettiva. Mantenendosi in piedi di fronte allo specchio, si posiziona una mano dietro la testa, mentre l’altra viene appoggiata piatta sul seno corrispondente al braccio alzato. Successivamente, si esegue la palpazione con la mano a piatto sul seno eseguendo movimenti circolari intorno al capezzolo, movimenti verso l’alto e movimenti verso il basso.  Si consiglia poi di spremere delicatamente il capezzolo e verificare se vi siano fuoriuscite di secrezioni; da controllare anche il cavo ascellare con le stesse modalità sopra descritte per individuare eventuali linfonodi ingrossati. L’intera procedura va poi ripetuta anche in posizione supina, garantendo così una valutazione completa e accurata». 

Quali sono i sintomi che devono spingere le donne a fare una visita senologica? 
«L’autopalpazione non sostituisce la visita senologica specialistica e gli esami strumentali, però è uno strumento conoscitivo del proprio corpo. I sintomi da non sottovalutare sono: 
- alterazioni nella forma, nel volume e nel profilo del seno
- nodulo, un indurimento sotto la pelle, al seno o all’ascella
- deformazione del capezzolo (introflessione/retrazione)
- rossore intorno al capezzolo
- Perdite di sangue dal capezzolo
- eruzioni cutanee (eczemi) sulla pelle della mammella. 
Ad ogni età in seguito all’autopalpazione se si rilevano alterazioni o perplessità occorre fare una visita senologica, che comunque a partire dai 25-30 anni dovrebbe essere eseguita annualmente a completamento dell’ecografia mammaria bilaterale, alla quale a partire dai 40 anni va aggiunta anche la mammografia. L’autopalpazione quindi è importante ma non si sostituisce alla valutazione del medico; è fondamentale sottolineare che il tumore al seno può non dare sintomi, oppure essere così piccolo da non essere percepibile all’autopalpazione ed è proprio in questa fase che l’iter clinico-strumentale prestabilito per la diagnosi precoce è più efficace per garantire un approccio terapeutico sempre più mirato ed un incremento della probabilità di guarigione».


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