Ambiente Cultura Nardò 

Portoselvaggio, si apre una finestra inedita sulla preistoria

L’equipe del Museo della Preistoria di Nardò al lavoro sulle frequentazioni del Pleistocene.

Riprendono le ricerche nel sito paleolitico di Grotta Serra Cicora A che segnano un nuovo step nel programma di lavoro del civico Museo della Preistoria di Nardò e contribuiscono alla salvaguardia del patrimonio. Il paesaggio del parco racconta la relazione plurimillenaria tra l’evoluzione dell’ambiente costiero e l’uomo.

È segnato da fasi di organizzazione del territorio ascrivibili alle frequentazioni di Neandertal prima e, a partire da circa 45 mila anni fa, di Sapiens. Depositi e aree di interesse archeologico riferibili al Paleolitico si estendono quasi senza soluzione di continuità e sono cronologicamente seguiti dalle riorganizzazioni di età neolitica, protostorica e storica.

Nonostante l’ampio arco cronologico, sono la frequenza e la rilevanza dei siti preistorici a identificare le componenti principali di un vero e proprio “Distretto della Preistoria” al cui interno le ricerche sono state avviate dal prof. Arturo Palma di Cesnola e dal prof. Edoardo Borzatti negli anni ‘60 del secolo scorso e proseguono tutt’ora. Grazie alla disponibilità di Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, il Comune di Nardò, attraverso il Museo della Preistoria, mira a ricostruire la genesi evolutiva del paesaggio stratificato della costa come bene primario della comunità attraverso un progetto organico che connette conoscenze scientifiche, di conservazione, di valorizzazione e di fruizione.

Negli scorsi anni l’equipe del Museo, in un programma di analisi non invasive, ha avviato lo studio delle collezioni di manufatti e di fossili presenti in deposito con metodologie aggiornate e già in parte pubblicate. Inoltre, sono stati eseguiti rilievi 3D e fotogrammetrici di tre siti in grotta e di una torre costiera. Infine, è stato avviato uno studio petrografico interdisciplinare dei manufatti, che connette il Salento alla Puglia delle Murge e del Tavoliere, quello geo-sedimentologico delle sezioni stratigrafiche, prospezioni e raccolta bibliografica.

Ciò ha contribuito a costruire una rete di relazioni e di collaborazioni scientifiche di alto profilo che permette la disponibilità di competenze scientifiche, attrezzature, laboratori e finanziamenti di progetti condivisi.

La ripresa dei cantieri di scavo, insieme alla prosecuzione dello studio dei reperti e delle indagini non distruttive, apre dunque una nuova fase che mira a ricavare informazioni su scala territoriale sulle frequentazioni del Pleistocene superiore in Salento, e al contempo, sviluppare strategie di musealizazione dei siti.

Alice Spagnolo


Potrebbeinteressarti