Salute Sette Galatina 

«I virus sono sempre stati i più grandi nemici dell’umanità: molti errori prima di queste misure»

Intervista a Pietro Grima, infettivologo e scrittore salentino

Pietro Grima oggi fa lo scrittore, ma è stato uno dei più importanti infettivologi e studiosi di virus d’Italia. Ha diretto la divisione di Infettivologia a Galatina, in provincia di Lecce, dal 1990 fino al 2007. La malattia Covid-19 per lui non è un mistero: “Questi virus sono sempre esistiti, come c’era anche l’HIV prima degli anni ‘80. È la diffusione che cambia”. Il passaggio è senza dubbio dal pipistrello con un possibile animale intermedio, com’è avvenuto per tutti gli altri virus, ci spiega l’esperto, che critica la gestione dell’emergenza prima di queste ultime misure. Ora si spera nel vaccino e in alcuni farmaci sperimentali, come quelli contro la malaria. «I virus hanno la capacità di far estinguere l’uomo - ci spiega - La battaglia si fa senza sottovalutare il nemico». 

INTERVISTA A PIETRO GRIMA, INFETTIVOLOGO E SCRITTORE 

Dottore, lei ha una lunghissima esperienza da infettivologo, ci può aiutare a capire cosa sta succedendo? Possiamo fermare il Covid-19 o riusciremo solo a frenarlo con questa quarantena collettiva?

«Io mi sono messo in quarantena e non posso nemmeno andare a comprare il giornale. Le dico una cosa che la sconvolgerà: negli anni settanta mi interessavo molto di una malattia e partecipai a un convegno di virologia, dove due grandi pediatri e virologi avevano scritto un’importante monografia sul morbillo in cui ci spiegarono che l’uomo vive tra i virus in un equilibrio stabile, ma soprattutto instabile. Per cui, ci spiegarono che, quando si verificheranno dei fattori esterni che romperanno questo equilibrio,  noi moriremo perché la nostra fine saranno i virus. Questo sembrava quasi un epitaffio, ma subito dopo venne fuori l’AIDS e prima c’era stata la spagnola con 60 milioni di morti, poi l’asiatica nel ‘57, quindi la SARS, l’Ebola e tanto altro». 

Dunque il nostro peggiore nemico sono i virus...

«Oggi c’è la covid (uso quest’articolo perché è femminile): corona, virus, disease (che vuol dire malattia). Nel 1500 ci fu una strana epidemia in Provenza, che non è mai stata spiegata: alcuni hanno pensato all’hantavirus, la malattia del sudore, ma qualche studioso sospetta che possa essersi trattato di coronavirus. Tutti questi virus, che prima erano considerati patrimonio degli animali, con questo sconvolgimento della nostra società hanno fatto salti di specie inimmaginabili prima». 

Grazie dottore, perché in questo modo contribuiamo a smontare una delle più grandi bufale che circola in questi giorni, cioè che il coronavirus sia stato creato in laboratorio...Com’è potuto avvenire questo nuovo “salto di specie”?

«Questo nuovo tipo di virus ha trovato la possibilità di passare dall’animale all’uomo grazie al mercati di Wuhan, con 1200 stand, uno vicino all’altro, con gabbie (una sull’altra) piene di pipistrelli, zibetti, pangolini, cani e altro: tutti animali che si mangiano. Questi animali vengono a contatto tra di loro e il pipistrello, che per sua natura è portatore sano di coronavirus, può passare questo virus a un altro animale, ad esempio il pollo. Quest’ultimo viene spennato, ucciso e mangiato: quindi c’è il salto di specie. Il passaggio all’animale intermedio è molto importante: per esempio l’influenza è veicolata dalle anatre, l’animale intermedio è il maiale e poi arriva all’uomo. È così che avviene il salto di specie. Il Covid-19 sembra aver fatto un salto dal pipistrello al pangolino fino all’uomo, oppure addirittura pipistrello uomo. Nell’Ebola c’è sempre il pipistrello che passa il virus alla scimmia, come animale intermedio, per poi giungere all’uomo. Il paziente zero dell’Ebola nel 1976 andò al mercato, si comprò un pezzo di scimmia e se la mangiò, così mori di questa malattia». 

L’Ebola c’è dal ‘76?

«I virus ci sono sempre stati, come anche l’HIV. I virus e ci sono da circa 30 milioni di anni. Perché l’AIDS è scoppiata nel 1980? Semplicemente perché c’erano dei fattori favorenti: sesso promiscuo senza preservativi, eroina endovena, ospedali che seminavano virus perché non avevano siringhe a perdere e tutta una serie di fattori che aprivano la strada alla malattia. Stesso discorso per l’Ebola e per il coronavirus: ci sono dei fattori che li fanno diffondere. Prima si manifestano solo con fatti sporadici. Già nel 1956 c’era stato un caso di un ragazzino omosessuale (morto per linfoma) che era affetto da HIV». 

Quindi sono i fattori favorenti che ci fanno scoprire i virus, che esistono a prescindere e che hanno già contagiato degli uomini...

«Un’equipe di scienziati ha scritto che Erasmo da Rotterdam morì di AIDS. Io ci ho aggiunto Angelo Poliziano e Giovanni Pico della Mirandola...Anche il nuovo coronavirus c’era già, si è evoluto, ha fatto salti di specie ed è mutato...». 

Come muta il nuovo coronavirus? È davvero così veloce? 

«Muta a seconda dei fattori esterni: anche questo tipo di organismi viventi sono intelligenti e cercano di sopravvivere. Non sappiamo se il nuovo coronavirus sia mutato, sicuramente è mutato rispetto a cento anni fa, ma le mutazioni da gennaio a marzo sono poco probabili per non dire impossibili. C’è una teoria bellissima sulle macchie solari: quando c’è un’iper-attività del sole (troppe macchie solari), accade il cataclisma ed esplodono alcune malattie come l’influenza. Gli animali migratori, in particolare i volatili, che sono portatori di tanti virus, restano più tempo nella loro sede se il clima si surriscalda e, quindi, hanno più tempo di contagiare gli animali domestici. In altre parole, l’alterazione del ciclo della natura porta sempre brutte sventure». 

Perché alcuni pazienti sono asintomatici, nel caso del COVID-19, mentre altri muoiono a causa di una potentissima polmonite?

«Dipende dal patrimonio immunitario di ognuno di noi. Non è l’ospite che cambia: tra l’altro il virus non cambia così velocemente. Io sono anziano, il mio sistema immunitario risponde molto più lentamente e meno efficacemente a questo attacco. L’anziano ha un deficit immunitario naturale, al contrario di giovani e bambini (questi ultimi hanno un sistema più immaturo, ma efficiente). In un anziano il sistema immunitario funziona meno bene. Io posso essere un anziano con un giusto numero di globuli bianchi (magari cinquemila) che però non funzionano bene. Il bambino ha un sistema immunitario valido rispetto all’anziano, per questo reagisce meglio. Il nuovo coronavirus sembra una specie di riccio, ha dei prolungamenti nella superficie esterna: ha dei prolungamenti, come quelli che ha il virus dell’influenza, che cercano il loro analogo nelle cellule bronchiali e si localizzano lì. L’anziano non possiede le armi per bloccare questo aggancio alle cellule bronchiali e quindi i Coronavirus raggiungono facilmente il loro bersaglio nei polmoni». 

Come riusciremo a fermare questo virus?

«Col vaccino oppure con farmaci antivirali...Ora ci sono degli studi sul farmaco antimalarico, oltre a quelli sul farmaco che si usa in reumatologia, perché inibisce l’aggancio del prolungamento del virus sulle cellule bronchiali».

Con queste misure di quarantena possiamo fermarlo? 

«A fine mese potremmo avere mille contagiati a Lecce, se non dovessero funzionare queste misure. Inoltre, la faccenda non finisce al 3 aprile. Sono pessimista». 

Il nuovo coronavirus resta sulle superfici?  

«Sì, bisogna disinfettare con detergenti a base di alcol: io me lo sono fatto da solo...Nei bar bisognerebbe pulire con queste sostanze almeno 4 volte al giorno i piani. Il contatto con le persone è più facile evitarlo, con un metro di distanza». 

Lei ha lavorato tanti anni nella sanità salentina, secondo lei reggerà? 

«Speriamo di sì, ma sono pessimista: sono stati fatti molti errori prima delle ultime misure. Siamo arrivati a questo punto, quando invece bisognava chiudere gli accessi subito. Anche la partita con l’Atalanta, con i bergamaschi che mangiavano tranquillamente nelle pizzerie, è stata anomala, visto che al nord avevano bloccato tutto. Se parliamo degli ospedali, abbiamo pochi posti di rianimazione. Il DEA ha 650 posti letto: hanno già fatto due inaugurazioni, spero che non aspettino la terza per aprirlo. I virus non guardano in faccia a nessuno: in Cina hanno fatto due ospedali in dieci giorni. Non spero in tanto, ma almeno che si aprano le strutture già a disposizione nel più breve tempo possibile». 

Gaetano Gorgoni 


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