Economia e lavoro Università Lecce Il recupero della ceramica, un progetto con Confartigianato Nuova vita per i cocci di terracotta. L'impegno di UniSalento per l'economia circolare. 14/03/2025 circa 1 minuto I cocci di terracotta non sono rifiuti, ma “sottoprodotti”, ovvero materiali riutilizzabili per gli scopi più diversi. La Regione Puglia, con il Dipartimento Ambiente, Paesaggio e Qualità urbana, ha recentemente presentato la prima scheda sottoprodotto relativa proprio al riuso di tali cocci, applicando per la prima volta la direttiva contenuta nel D.lgs. 205/2010 art. 184 che introduce il concetto di sottoprodotto in alternativa a quello di rifiuto.Sostanzialmente, tale direttiva stabilisce che gli scarti di un processo produttivo possano essere gestiti come “sottoprodotti” se rispettano determinate caratteristiche previste dalla normativa e diventando così materiale adatto ad affrontare un nuovo ciclo produttivo. Si tratta di un grosso vantaggio per le imprese e di un beneficio non indifferente per l’ambiente, giacché tali rifiuti sono stati, fino a oggi, destinati alle discariche.La scheda è l’approdo di una proposta sviluppata da Confartigianato Puglia con la collaborazione del team del professor Antonio Licciulli del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di UniSalento nell’ambito del tavolo regionale su circolarità e ambiente.Grazie all’adozione della scheda le imprese del settore potranno quindi riqualificare come sottoprodotti gli scarti di produzione che normalmente venivano gestiti come rifiuti. I cocci, ovvero i residui delle produzioni ceramiche, saranno così reimpiegati nella produzione di cocciopesto e “chamotte”.«Il cocciopesto – commenta il professor Licciulli - può essere valorizzato nella bioedilizia per la produzione di leganti idraulici, malte di allettamento, intonaci traspiranti. Già gli antichi romani, nelle regioni adriatiche dove non si disponeva della pozzolana, usavano produrre malte idrauliche mescolando il cocciopesto con malta di calce. Le opere architettoniche e idrauliche dei romani sono ancora oggi in piedi e funzionanti. Lo stesso non si può dire per molti manufatti moderni in cemento armato. Solo l’ignoranza porta a considerare rifiuto un materiale. Grazie alla ricerca, alla conoscenza e all’innovazione tecnologica è possibile arrivare ad ambiziosi risultati ovvero ad annullare o minimizzare la produzione dei rifiuti. L’Università del Salento è particolarmente sensibile al tema della sostenibilità e alla filosofia del rifiuto zero ed pronta a sostenere imprese e consorzi a perseguire la conversione da rifiuto a sottoprodotto».
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