Luoghi Otranto Lo splendore della Grotta dei Cervi sul National Geographic Il numero di gennaio 2016 dedica uno spazio al sito archeologico: tempio sacro “di una lingua ignota”. La grotta dei Cervi, sito archeologico del Salento dall'incalcolabile valore, sott... 13/01/2016 a cura della redazione circa 2 minuti Il numero di gennaio 2016 dedica uno spazio al sito archeologico: tempio sacro “di una lingua ignota”. La grotta dei Cervi, sito archeologico del Salento dall'incalcolabile valore, sotto i riflettori del National Geographic. La rivista dedica un'ampia pagina al luogo, ritenuto uno scrigno di reperti del Neolitico. I suoi “affreschi”, realizzati con il guano dei pipistrelli, rappresentano difatti soggetti ancora oggetto di studio. Accompagnati dallo speleologo Ninì Ciccarese, su richiesta della Soprintendenza, gli inviati del National hanno visitato la grotta, raccontando del suo prezioso contenuto. La grotta, scoperta il 1º febbraio del 1970 da cinque membri del Gruppo speleologico salentino "P. de Lorentiis" di Maglie - I.Mattioli, S.Albertini, R.Mazzotta, E.Evangelisti e D.Rizzo - è tutt'ora chiusa al pubblico, nonostante sia considerato il complesso pittorico neolitico più imponente d'Europa. “L'unicità della Grotta dei Cervi” scrive il National Geographic, “è dovuta all'enorme numero di immagini, circa 3mila (…). Le pitture sono raccolte in circa 80 raggruppamenti nei tre corridoi, per un'estensione totale di circa 600 metri. La Grotta dei cervi viene spesso considerata la Cappella Sistina del Neolitico, ma forse sarebbe più corretto paragonarla ad un testo sacro in una lingua ignota: la maggior parte dei pittogrammi, infatti, è astratta, e oggi per noi indecifrabile. A differenza di grotte molto più famose, come quella di Lascaux e Altamura (di epoca paleolitica) in cui le rappresentazioni sono figurative, il grosso dell'arte della Grotta dei Cervi è costituita da simboli. La figura umana da filiforme diventa sibnuosa e dinamica, ma sempre più astratta. Accanto al figurativo, per quanto stilizzato, vi sono immagini che rappresentano forse concetti, quasi una forma di proto scrittura ante litteram, raggruppati inseme a formare pagine di storia indecifrabile”. Una chiave interpretativa delle pitture, è stata fornita anche dalla direttrice del Museo Civico di Maglie, Medica Assunta Orlando, che ha spiegato come “guardando meglio non è difficile scorgervi la stilizzazione di quattro uomini con copricapi differenti, probabilmente i capi di diverse tribù dislocate in luoghi distanti, riuniti per un'importante occasione legata al culto”. "Arabeschi nell'oscurità. Grotta dei Cervi di Porto Badisco sul National Geographic di gennaio 2016 e ci siamo anche noi" scrivono orgogliosi sulla pagina del Museo Civico di Maglie. "Grazie a Lisa Signorile, Anna Rita Longo e Nicola Destefano. Bel lavoro, Grotta dei Cervi merita l'attenzione dei media internazionali (ed anche il Museo di Maglie ) perché è patrimonio dell'Umanità. Unesco dovrà accettarlo prima o poi"
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