Cultura Melpignano Il tarantismo ridotto a fenomeno commerciale: l’antropologo Imbriani lascia la Fondazione Notte della Taranta Eugenio Imbriani lascia la Fondazione per protesta contro il video promozionale de “La Notte della taranta”: “Mi chiamo fuori”. Anni e anni di studi sul tarantismo, sulla tran... 29/08/2015 a cura della redazione circa 1 minuto Eugenio Imbriani lascia la Fondazione per protesta contro il video promozionale de “La Notte della taranta”: “Mi chiamo fuori”. Anni e anni di studi sul tarantismo, sulla trance, sui riti legati alla funzione della musica popolare gettati al vento. Il tarantismo, almeno secondo il video promozionale de “La notte della taranta”, si riduce al solo morso del ragno. Nulla a che vedere dunque con tutto ciò che in termini antropologici ed etnologici è stato messo in luce da studiosi del calibro di Ernesto De Martino, di cui quest’anno ricorre anche il 50esimo anniversario della morte, da George Lapassade, Pietro Fumarola, Sergio Torsello o lo stesso Eugenio Imbriani. Un vero e proprio schiaffo ad un lungo filone di studi che ha persino varcato i confini nazionali, trovando tracce di quel fenomeno culturale anche in Albania e Kossovo. Una distorsione inammissibile per l’antropologo Eugenio Imbriani che, venuto a conoscenza in ritardo del contenuto di quel video, ieri ha affidato ad un laconico post su Facebook tutto il suo sdegno, annunciando le sue dimissioni dalla Fondazione Notte della Taranta. “Ti cadono le braccia” scrive difatti linkando anche il video incriminato “all'indirizzo qui sotto c'è il video di presentazione della Notte della taranta 2015: il reale responsabile del tarantismo è il morso di un ragno; malgrado tutto il lavoro che è stato fatto siamo regrediti a questo, a cinquant'anni dalla morte di de Martino e a quattro mesi da quella di Sergio Torsello. Io non c'entro con questo tipo di discorsi, né voglio entrarci. Buon lavoro a chi resta. Io mi chiamo fuori. Lascio la Fondazione”. Dopo i fasti dell’ultima edizione e le relative polemiche di chi l’accusa di essere sempre più una trovata commerciale e sempre meno l’eco di un fenomeno storico e culturale, questa “rottura” diventa quindi il sintomo di un malessere strutturale e interno al cuore pulsante della Fondazione. Quasi ci fosse una sorta di scollamento tra le intenzioni di chi ha dato i natali alla Notte della Taranta, tra cui lo stesso Sergio Torsello, scomparso di recente, e il suo inesorabile declino verso uno dei tanti eventi estivi targati Salento. La scommessa sembra dunque una: come restare fedeli al progetto culturale, senza cedere alla tentazione della mercificazione del fenomeno. melissa perrone
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