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Canti di Passione a Sogliano Cavour e a Melpignano

Il festival itinerante, organizzato dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, è un percorso tra il fisico e l'emozionale che rimanda ai secoli passati.

L’edizione 2023 dei Canti di Passione prenderà il via domani, domenica 26 marzo, alle ore 11:00, dal Sagrato della Chiesa Madre di San Lorenzo Martire, di Sogliano Cavour.

Il festival itinerante, organizzato dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, fa parte nei dodici comuni, a Lecce ed Alessano, è un percorso tra il fisico e l'emozionale che rimanda ai secoli passati, ai rituali dell'area grika, agli eventi tradizionali, ai riti religiosi e ai canti popolari sacri e di questua che caratterizzavano la Settimana Santa.

Per la prima volta la manifestazione comincerà di domenica mattina e partirà da Sogliano Cavour. Ad inaugurare la rassegna saranno la Banda Sogliano Cavour, i Cantori Grichi e la Compagnia Paiano che fanno parte delle circa 50 formazioni musicali, che eseguiranno i canti della tradizione pasquale e i riti della settimana santa, provenienti dalle varie parti della Puglia, d’Italia (Campania, Sicilia e Lazio) e quest’anno anche dall’estero.

La Banda Sogliano Cavour, la cui nascita risale ai primi anni del secolo e grazie all'impulso di affermati musicisti Soglianesi Bandistico S. Cecilia, conta numerose esibizioni in ambito regionale e nazionale, riscuotendo notevole approvazione. Sul sagrato del comune della Grecìa Salentina eseguirà le marce del venerdì Santo e la versione bandistica di Santu Lazzaru e i Pasiuna tu Christù.

A seguire i Cantori Grichi che eseguiranno canti in griko tradizionali del periodo pasquale. Per il gruppo cantare i canti della Settimana Santa spesso dimenticati, diversi da Lu Santu Lazzaru e la Passione in lingua grika è un’usanza molto sentita e una ferma volontà di non abbandonarli all’obliò molto presente nei canti e nelle esibizioni di Ilaria Costantino (voce), Giovanni Palma (voce e chitarra), Luigi Marra (voce e fisarmonica), AnnaCarmen Greco (voce).

A concludere il trio della prima esibizone sarà la Compagnia Paiano: inizia la sua attività nel portare Lu Santu Lazzaru tra le case nel 1974 con Mario Paiano e il figlio Gigetto alla fisarmonica, Uccio Paiano alla voce, Angelo Paiano alla chitarra e vari amici occasionali allu panaru. Nel corso degli anni la compagnia ha sempre cercato di portare lu Santu Lazzaru nelle case, masserie e piazze partecipando anche alle rassegne pubbliche fino al 1994. Attualmente la compagnia è composta da Gigetto (fisarmonica), Angelo Paiano (chitarra e voce), Mirko paiano (voce e chitarra), Antonio Polimeno (mandolino e voce), Andrea Greco (fisarmonica) e ricordano la voce dello zio Uccio Paiano deceduto nel 2021.



Nel pomeriggio i canti si sposteranno a Melpignano nella chiesa di San Giorgio Martire, quando alle 19:30 si esibiranno Michela e Antonio Sicuro. I due giovani fratelli melpignanesi, accomunati da una grande passione per le tradizioni autentiche, intrpreteranno canti tradizionali del periodo pasquale con un repertorio che comprende sia canti in greco salentino che in dialetto romanzo frutto di un'attenta ricerca dei testi.

Narrerà un racconto orale parallelo a quello dei vangeli Mario Incudine, cantautore ed attore siciliano, protagonista, insieme ad Antonio Vasta e Pino Ricosta di Setti spini e setti rosi de I canti della passione in Sicilia. Una pietà popolare fatta di poemi, lamenti, canti che ha raccontato negli anni il mistero della morte e resurrezione di Cristo, tramandandone da generazione a generazione il modus operandi.

“Forse solo il popolo del Sud, carico di dolore, poteva raccontare in maniera cosi toccante i momenti della passione di Nostro Signore. Solo la poesia popolare poteva scolpire nella Vergine addolorata i tratti di una donna terrena e passionale, disperata e tollerante, greca nell’espressione e araba nei movimenti, donna e madre tanto umana quanto divina”.

Proprio partendo da queste “scene” raccontate dal popolo Incudine porterà in scena quest’anima nascosta della poesia e della narrazione cantata, attraverso il teatro e la musica popolare in un racconto parallelo della morte di Cristo visto con gli occhi di Barabba, l’uomo che per sua fortuna è stato liberato lasciando il patibolo a Cristo. La storia dell’uomo Barabba incarna l’umana natura, egoista e menefreghista, non curante dei bisogni altrui, che si scontra con la Donna – Madre che non si ferma davanti a nulla pur di salvare il Figlio dalla Croce.


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