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Tecnologie a scopo bellico, no al bando Italia-Israele del Ministero degli Esteri

Anief UniSalento, Cobas UniSalento scrivono al Rettore e al Senato Accademico dell'ateneo leccese per chiedere lo stop alla collaborazione.

''Com’è noto, il Ministero degli Esteri nei mesi scorsi ha emanato un bando destinato alle Università italiane per progetti di ricerca finanziabili nell'ambito della collaborazione tra Italia e Israele. Una delle linee di cooperazione prevede ottica di precisione elettronica e tecnologie quantistiche, per applicazioni di frontiera, come i rilevatori di onde gravitazionali di prossima generazione''. Si apre così la lettera aperta inviata da Anief UniSalento e Cobas UniSalento al rettore Fabio Pollice ed al Senat Accademico dell'ateneo leccese.

''Poiché esiste il fondato dubbio che le tecnologie oggetto delle ricerche possano avere una duplice valenza, ovvero anche a scopo bellico, molti docenti, ricercatori, studenti e personale delle Università italiane hanno avviato una protesta per chiedere lo stop alla collaborazione. Circola un appello in tal senso che ha raggiunto le 2.500 adesioni oltre al sostegno del Senato Accademico dell’Università di Torino e della Scuola Normale di Pisa. Altre iniziative simili chiedono l’immediata interruzione e/o l’impegno a non stipulare accordi con altre Università o aziende in ambiti di cooperazione dual use che possono contribuire ad arrecare danno ai civili coinvolti in Palestina o in qualsiasi scenario di guerra''.

''A differenza di quanto riportato da alcune fonti non vi è stata alcuna richiesta di chiusura dei rapporti con le Università israeliane anche perché non si tratta di convenzioni e accordi tra liberi atenei ma tra due governi, quello italiano e quello israeliano. D’altra parte è anche vero che le università israeliane non hanno apertamente manifestato il loro dissenso nei confronti del loro governo e a loro discolpa vi è la considerazione che il dissenso attualmente in Israele comporta rischi elevati''.

''Tanto premesso le scriventi OO.SS., che già da tempo chiedono determinazioni tendenti a revocare eventuali collaborazioni con Enti pubblici o privati che producono o commercializzano armamenti bellici, invitano gli Organi in indirizzo a voler valutare quanto su esposto e ad adottare pronunciamenti consequenziali. Siamo consapevoli che l’attività di ricerca scientifica in parte risponde anche ad interessi sociali ed economici ma non possiamo dimenticare quale sia la mission di una Università o di un centro di formazione di eccellenza che dovrebbe essere finalizzata alla crescita, al progresso e al benessere della comunità. L’università quale massima istituzione culturale non può essere assoggettata al potere politico o militare deve conservare sempre la propria autonomia ed indipendenza salvaguardando l’insito principio di universalità'', si legge in chiusura di lettera.


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