Arte e archeologia Nuove pagine dal passato: le scoperte nel sito archeologico di Torre Santa Sabina I ricercatori di Archeologia subacquea del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento hanno ricostruito un pezzo della storia dei commerci nel Mediterraneo, 14/05/2022 circa 2 minuti Nel sito archeologico subacqueo di Torre Santa Sabina sono state rinvenute delle preziose testimonianze che appartengono al passato. Questi resti sono stati ritrovati nella Baia dei Camerini di Torre Santa Sabina, marina del comune di Carovigno, una piccola insenatura che conserva un patrimonio archeologico subacqueo e costiero di notevole interesse. A far riaffiorare dalle acque “strati” insabbiati di storia, le recenti ricerche della cattedra di Archeologia subacquea del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, condotte in regime di Concessione di scavo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, dirette dalla docente Rita Auriemma.Gli scavi raccontano di come la piccola insenatura sia stata per lungo tempo un approdo per scali marittimi per le genti dei Balcani e del Mediterraneo orientale, queste navigavano dall'Egeo e dalle coste dell'Anatolia lungo queste rive. Questa insenatura era un approdo sicuro ma anche pieno d'insidie perchè, durante le tempeste, alcune navi si infrangevano sulle rocce delle basse scogliere perdendo così tutti i preziosi carichi. La stessa area infatti racconta di ben due naufragi. Numerosi sono i ritrovamenti di ceramica di importazione micenea a Torre Santa Sabina, proprio questi testimoniano infatti l'esistenza di scambi tra le genti dell'Egeo e quelli della sponda dell'Adriatico in quell'epoca. Come conferma vi è il ritrovamento di una lama in oro di pugnale da parata, oggetto raro in Italia. Nello strato più profondo della sabbia invece sono stati ritrovati, in posizione capovolta a causa del naufragio, crateri, brocche, coppe e tazze per bere il vino, mentre il carico principale era il contenuto delle anfore, destinate o per il trasporto del vino o per il trasporto dell'olio. Negli strati più superficiali, invece, sono stati rinvenuti i resti della nave Torre Santa Sabina 4, risalenti all'età romana tardorepubblicana. Tale imbarcazione trasportava una grande varietà di merci, sia d'importazione sia di produzione locale ed era uno scrigno di testimonianze preziose come ad esempio le anfore, che contenevano il vino e l'olio prodotti nel Salento che poi venivano esportati.Il resto delle testimonianze erano servizi da tavola pregiati e vasellame da cucina, importati dall'Egeo, dall'Asia Minore, dall'Adriatico orientale o dall'Italia centrale. Alcune di queste testimonianze venivano prodotte in Puglia come piatti, coppe e tegami. L'ultimo ritrovamento, oltre alle imbarcazioni distrutte, sono quelle imbarcazioni ritrovate spiaggiate ovvero incagliatesi presso la riva, come il relitto Torre Santa Sabina 1. Questa è una delle imbarcazioni di età romana imperiale più conservate del Mediterraneo, in questa vi era anche una porzione di ponte. Proveniva dalle coste nord africane come dimostrano le anfore che dovevano contenere vino, salse o conserve di pesce. Di tutti questi ritrovamenti si parlerà nel corso dell'evento finale di UnderwaterMuse, che si terrà dal 3 al 5 giugno 2022, partendo da Lecce e arrivando a Porto Cesareo.Alice Spagnolo
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