Arte e archeologia Specchia 

Nei depositi per 40 anni, il «Tesoretto di Specchia» torna alla luce

Le monete risalgono al IV-III secolo a. C e furono rinvenute casualmente in un uliveto nelle campagne di Specchia nel 1952. Sono state restaurate e saranno esposte al MarTa di Taranto

Sono tornate all'antico splendore e potranno essere finalmente visibili a tutti le monete del “Tesoretto di Specchia”, l'importante ritrovamento archeologico datato 1952 e finora rimasto celato negli archivi del Museo Archeologico di Taranto.


Le monete furono trovate per caso il 9 ottobre 1952 da un gruppo di operai al lavoro in un terreno di Specchia nella tenuta Vigne di contrada Cardigliano: erano nascoste in una piccola anfora di terracotta, sotto un cumulo di pietre. Chi le ha lasciate lì, ai piedi di un ulivo, è un antico abitante di quelle terre, vissuto tra il IV e il III secolo a.C. Forse pensava di ritornare a riprenderle una volta scampato il pericolo: erano quelli gli anni di intense battaglie tra tarentini e romani per il controllo della Magna Grecia.


Le monete sono in tutto 214 di cui 211 stateri della zecca tarentina e due stateri di Heraclea Lucaniae. Su alcune di esse è raffigurato proprio Taras, il mitico fondatore di Taranto a cavallo di un delfino.

Il Tesoretto di Specchia è rimasto in attesa per 70 anni fino a quando a quando nel 2019, su input della direttrice del MarTa Eva Degl'Innocenti, è stato avviato il lavoro di recupero grazie ai fondi donati dal Lions club Taranto Poseidon. Il frutto di questo lavoro sarà presentato n diretta Facebook sull'account del MarTa oggi, 23 ottobre alle 18. Le 214 monete saranno poi messe in mostra al secondo piano del museo.


  

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