Arte e archeologia Eventi Melendugno Frantoi Aperti, 4 weekend all’insegna dell’arte come linguaggio universale Inaugurazione il 5 luglio della terza edizione con la mostra dell’artista internazionale Tarshito “Oro come luce divina”, sculture in ceramica dorata. 17/06/2025 circa 6 minuti Dai frantoi ipogei, simbolo del ventre materno, a storie e culture di tutto il mondo. E’ scattato il conto alla rovescia per la terza edizione di Frantoi Aperti, la rassegna organizzata dalla Amministrazione Comunale di Melendugno, guidata dal sindaco Maurizio Cisternino con l’assessore alla cultura, Sonia Petrachi, e inserita nel ricco cartellone estivo del Blu Festival del Comune di Melendugno. L’ingresso sarà libero e gratuito.Durante tutti i week end di luglio i frantoi si animeranno grazie all’arte e a nuove culture che porteranno il visitatore ad esplorare nuovi mondi e a scoprire nuove prospettive.Inaugurazione il 5 luglio alle 19.00 e sino alle 21.30 con la mostra dell’artista internazionale, Nicola Strippoli, in arte Tarshito nel frantoio ipogeo San Francesco in piazza San Francesco a Melendugno che resterà aperto anche domenica 6 e poi ancora nei week end dell’ 11, 12 e 13 luglio, 18, 19 e 20 per ammirare l’arte contaminata con i linguaggi e le culture del mondo di Tarshito. Nel week end tra venerdì 25 e domenica 27 si concluderà la mostra di Tarshito.Nel week end del 29, 30 e 31 luglio l’appuntamento sarà nel frantoio ipogeo di via San Niceta a Melendugno, sempre alle ore 19.00 e sino alle 21.30, con le tavole dell’artista Salvatore Grillo che guiderà lo spettatore a riflettere sul dramma in Palestina e sull’impotenza degli uomini e delle donne comuni rispetto al grande dramma che si sta consumando nella Striscia di Gaza. La mostra si intitola infatti “Odissea Palestina”.Spiega il sindaco Maurizio Cisternino: “Con Frantoi Aperti intendiamo valorizzare la nostra grande cultura dell’olio, da cui è nata la vera ricchezza artistica e culturale del Salento. I frantoi ipogei erano infatti come i pozzi petroliferi di una volta da cui non si estraeva petrolio, ma olio lampante che veniva utilizzato per illuminare le vie, le piazze e le case delle principali capitali europee. Se oggi noi abbiamo le nostre stupende chiese barocche, i palazzi gentilizi e persino le magnifiche luminarie che caratterizzano le Feste di Tradizione, è grazie a tutta la ricchezza sviluppata dai frantoi ipogei. Noi oggi intendiamo avvicinare i tanti viaggiatori e i turisti che vengono a trovarci per le nostre belle spiagge a questa grande cultura e civiltà facendo loro capire che abbiamo tanto da offrire oltre il nostro bellissimo mare”.Aggiunge l’assessore alla cultura, Sonia Petrachi: “Visto il grande successo delle passate edizioni, abbiamo deciso anche quest’anno di organizzare questo importante evento. I frantoi ipogei fanno parte della nostra grande storia: una storia di fatica e di grandi sacrifici, ma dal grande valore antropologico e culturale. E’ una storia che dovrebbe essere riscoperta prima di tutto da noi salentini, che dovremmo coinvolgere i nostri graditi ospiti in questo percorso di valorizzazione delle nostre tradizioni più profonde”.IL PRIMO APPUNTAMENTO ORO COME LUCE DIVINA, sculture in ceramica dorata di TarshitoLa mostra di Tarshito sarà un viaggio sensoriale attraverso le culture del mondo legate dal filo conduttore dell’arte con opere iniziate in Italia e finite nelle più disparate parti del mondo dagli abitanti e dagli artisti locali: dall’India alla Colombia, dalla Polonia al Nepal. Ad arricchire l’evento non mancheranno i prodotti tipici del territorio.Il 5 luglio l’artista, il cui nome significa “Sete di Dio”, aprirà “Frantoi aperti” con la performance “Battiti d’oro” con Rosa e Alessio Máttera, sonando i Taiko, tamburi giapponesi, considerati strumenti di potenza e di preghiera. Sabato 26 luglio ci sarà ancora una performance “Suoni di Luce e di Silenzio” con Tiziana Portoghese, Francesco e Adriano Palazzo e Tarshito. La particolarità delle performance è che il pubblico non sarà mero spettatore, ma ne diverrà il vero protagonista condividendo i messaggi e le emozioni con gli artisti.Spiega la curatrice, Annalisa Montinaro: “La danza di Tarshito nella “stanza” della Terra Madre, a cui tutti apparteniamo e che ci appartiene, è la foglia d’oro del suo e del nostro cammino, in segno di devozione e riconoscimento verso il mistero da cui siamo venuti e che continuamente siamo. Pesci, vasi, sonagli, campane e tartarughe non sono solo il suo paesaggio simbolico e sonoro, ma sono suoi compagni di ventura e la sua “sete di Dio”, fattasi materia, in questa marcia di pace tra più mondi, per costruire insieme un popolo nuovo, una nuova Umanità. Dalle profondità lontane da cui siamo venuti, tra le scorie del disamore, c’è la fertilità dell’Oro, l’Oro di tutti”.Tarshito, al secolo Nicola Strippoli, afferma: “Per me, l’oro non è mai stato soltanto un materiale prezioso. Fin dagli inizi del mio percorso artistico, l’ho sentito e studiato simbolicamente come una materia sacra, carica di significati spirituali e simbolici, una manifestazione terrena del divino. Nella visione simbolica, l’oro è luce, è rivelazione, è manifestazione del divino. Nella mia visione, ogni opera è un ponte tra la terra e il cielo e l’oro diventa uno degli strumenti principali per rendere visibile questa connessione, con profonda intenzionalità da parte mia durante la materializzazione delle opere”.“Realizzo la ceramica dorata seguendo un processo lento, alchemico”, continua l’artista. “Parto dall’argilla, simbolo della terra e della materia primordiale e la lavoro con il mio team in Italia: Benedetto e Benedetta Martinelli, Andrea Natuzzi.La trasformazione avviene attraverso tre cotture, tre passaggi nel fuoco, elemento purificatore e trasformatore, che rappresentano anche un percorso di purificazione e di elevazione, di trasmutazione attraverso il fuoco.Non una, ma tre cotture: un percorso che riflette una vera iniziazione spirituale della materia, culminando nella terza cottura, il terzo fuoco. È nel terzo fuoco che l’oro viene applicato e il fuoco trasforma l’umile argilla in una superficie d’oro e quindi la materia si trasfigura. In questo passaggio, la materia si nobilita, si eleva, come un’anima che attraversa prove per giungere alla luce. Mi piace pensare a questo processo come a una preghiera silenziosa, in cui l’elemento terrestre si apre alla luce spirituale”.CHI E’ TARSHITONicola Strippoli, in arte Tarshito (che in sanscrito significa Sete di Dio) è professore d’arte all’Accademia di Belle Arti collabora con più mass-media ed è attivamente impegnato in numerose collaborazioni con l’arte tradizionale indigena del mondo. Originario di Bari, nel sud Italia, si è avventurato in India alla fine degli anni ’70 dove ha iniziato collaborazioni creative con artisti tradizionali indiani e ha sviluppato il suo stile speciale, potente e innovativo. Da allora, nel corso delle sue frequenti visite in India e in altre parti del mondo, l’artista italiano ha continuato a collaborare con i professionisti dell’arte tradizionale.Nel corso della sua lunga e ricca carriera, Tarshito ha lavorato con una visione contemporanea dell’arte in collaborazione con tradizioni indigene come quella del Marocco, Messico, Perù, Nepal, Corea del Sud, Bangladesh, Cina, Brasile, Tailandia, Tunisia, Colombia, Argentina, Myanmar, Mongolia, Mali, Cambogia, Giappone...Le sue opere sono state esposte in vari musei del mondo da Delhi in India a Milano, dal Kathmandu in Nepal a Zagabria in Croazia sino al City Museum di Dhaka, nel Bangladesh. E poi ancora al Taminango Museum di Pasto in Colombia. Lo scorso anno le sue opere sono state esposte nel Raffles City Center Art Space e Pechino e nel Guan Tang Art Space a Tianjin in Cina. In Puglia sono state organizzate mostre al Museo Civico di Bari, al Museo Archeologico di Santa Scolastica, al Museo Ribezzi di Latiano. Tarshito ha partecipato alla Biennale di Venezia a Delhi, 2011, alla Dhaka Art Summit 2018, alla Biennale di Cusco, 2021-2022, e alla Biennale di Wuhan, 2024. Ha esposto le sue opere negli Istituti Italiani di Cultura di Città del Messico, Messico; di Lima, Perù; di Rabat, Marocco; di Montevideo, Uruguay; di Delhi, India; di Seoul, Corea del Sud; di Zagabria, Croazia e di Copenaghen, Danimarca. Tarshito negli ultimi anni dipinge metà delle opere d’arte in Italia con il suo team e poi viaggia con le opere, in un pellegrinaggio in vari paesi del mondo, per farle completare da artisti locali delle nazioni visitate. In questo modo ogni opera d’arte è realizzata in uno spirito di collaborazione e unità, di fratellanza e sorellanza tra popoli in un contesto innovativo.Le opere di Tarshito oltre alla pittura, includono tessitura di tappeti, ricami, scultura in terracotta, miniature, sculture di grandi vasi. La sua arte si definisce in termini di interazione personale e ispirazione condivisa e una visione per una Nuova Terra e una Nuova Umanità.
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