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Alla scoperta della sinagoga di Lecce: il tempio ebraico nel cuore del centro storico

Il sito Salento a colory propone un viaggio in quello che fu il quartiere ebraico di Lecce: la sinagoga e i resti di una storia travagliata e poco conosciuta. “Fino alla fine del Medioevo, Lec...

Il sito Salento a colory propone un viaggio in quello che fu il quartiere ebraico di Lecce: la sinagoga e i resti di una storia travagliata e poco conosciuta. “Fino alla fine del Medioevo, Lecce, e non solo, aveva la sua sinagoga. La comunità ebraica era ben inserita nel Salento, tanto che parecchi comuni vantano ancora oggi, almeno solo col toponimo, la propria 'Giudecca', il quartiere in cui si insediavano e si integravano coi locali gli ebrei di Terra d’Otranto”. Comincia così il viaggio di Alessandro Romano sulle tracce di un pezzo ancora poco conosciuto della storia locale, quella della Lecce ebraica. Dalle pagine del sito Salento a colory, l'autore riesce a recuperare i frammenti di una storia del Salento sepolta sotto anni di persecuzioni e polvere. Anche il capoluogo barocco fu difatti teatro di violente persecuzioni, come racconta ancora il piccolo reportage: “Purtroppo, con l’imperatore Carlo VIII le cose cominciano a cambiare. Si riaprì un doloroso periodo di persecuzioni contro gli ebrei, che portò alla definitiva cacciata di questa comunità dal Salento. A Lecce, la Giudecca è presa d’assalto già nel 1463, ma gli episodi più violenti si verificano nel 1495, quando anche la sinagoga fu data alle fiamme e quella gente cacciata e spogliata di ogni bene. Quell’Abramo Balmes il cui nome oggi si può trovare ad intitolazione di una via del centro storico, valente medico e filosofo, fu anche lui perseguitato”. Per ritrovare testimonianze tra i tortuosi vicoli di Lecce, Alessandro Romano è stato aiutato da Giuseppe Pagliara recandosi in quella strada che, come lo stesso nome indica, fornisce un indizio di dove fosse la vecchia sinagoga. La 'via della Sinagoga' sbuca proprio davanti alla chiesa di Santa Croce e, come scoprirà lo stesso Romano, portava al tempio, che con ogni probabilità si trovava accanto al celebre monumento barocco della città. “Proprio qui, dove oggi sorgono i locali della movida leccese, si trovano i resti del cuore della comunità ebraica cittadina, che i proprietari degli immobili hanno coscienziosamente conservato, nelle forme rimaste di ciò che fu un tempo la sinagoga. Qui” continua Romano, “Giuseppe mi mostra le vasche, dove si svolgevano le abluzioni, i particolari architettonici che si possono notare ancora oggi della costruzione originale. Ovviamente, il piano di calpestio della odierna città è più alto di 500 anni fa, perciò molto resta al di sotto dei nostri piedi, tuttavia si può ancora percepire qualcosa. All’interno di Palazzo Adorno, poi, Giuseppe mi fa notare un’altra cosa da lui scoperta, che ci riporta al clima di intolleranza che si respirava secoli fa: in questa struttura siamo davanti a quello che era lo scarico della casa, la fogna, praticamente dell’abitazione. Ebbene, se ci si abbassa e si osservano i conci dal basso, si nota una iscrizione ebraica che recita 'Questa è la casa di Dio'. Si tratta di un blocco unico, riutilizzato, proveniente probabilmente dalla sinagoga distrutta, e posizionato per “sfregio” all’imbocco di uno scarico fognario” ipotizza Alessandro Romano “questo la dice lunga sulle devastazioni che si verificarono a Lecce, ed il clima di odio, fomentato ad arte ciclicamente contro le comunità ebraiche, nei secoli”. Fonte: Salento a colory

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