Sanità Racale 

Cannabis terapeutica, il caso Racale in tv con Le Iene. “Ma ci vuole cautela”

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Il caso di Racale, dove si è avviato il progetto per l'uso della cannabis nella cura della sclerosi multipla, approda alla trasmissione “Le Iene”. Maria De Giovanni, Aism Lecce: “Purché non passi il messaggio che fumare fa bene”. Ha suscitato molto clamore la puntata di ieri sera del “Le Iene”, su Italia1, che ha raccontato l'esperienza di Racale, dove un'associazione no profit promuove l'uso della cannabis terapeutica nella cura della sclerosi multipla. Il percorso di sperimentazione, un tabù fino a poco tempo fa, è stato avviato di difatti solo in 4 Regioni italiane, tra cui appunto la Puglia. Insieme a Toscana, Veneto e Marche, la nostra regione usufruisce di un Decreto del Ministero della salute in vigore dal 23 febbraio, approvato dopo un lungo percorso iniziato con una legge del 2007, che permette – previo un lungo iter burocratico – di accedere alla cannabis. A farsi promotori di questa 'cura alternativa' i soci dell'associazione LapianTiamo, un vero e proprio cannabis social club, fondato da alcuni malati che grazie all'uso della marijuana hanno ricevuto giovamento nella sintomatologia di questa malattia degenerativa. A raccontarsi al giornalista Matteo Viviani nella puntata sono proprio loro, Andrea e Lucia, che sostengono questa battaglia che definiscono 'di civiltà'. Entrambi riferiscono difatti di aver avuto dei miglioramenti da quando assumono marijuana: Andrea prima non riusciva neanche a parlare, Lucia era assediata da terribili tremori. Pur consapevoli che il principio attivo della marijuana agisce solo a livello sintomatico, sono convinti che l'azione miorilassante aiuti nella loro vita quotidiana. Per questo, non solo accedono al protocollo sanitario, ma vorrebbero diventarne parte, cominciando a produrre “l'erba”. Hanno difatti acquistato un terreno di circa 6mila metri quadri dove vorrebbero costruire dei capannoni da usare come serra per la coltivazione. “Vorremmo che gli esperti del settore, medici e agronomi, ci aiutassero in questo progetto” racconta William, marito di Lucia, che ha sposato la causa. “Tutto sarebbe legale. Ogni pianta avrebbe un tesserino d'identità che la faccia risalire al consumatore affetto da sclerosi”. Si dovrà aspettare per capire se il progetto verrà realizzato o meno. Di certo al momento ha ricevuto il placet del sindaco del paese, Donato Metallo, che è deciso ad appoggiare la causa dei malati. In questo modo, dunque, anziché aspettare di ricevere dalla Asl la marijuana nei flaconcini del farmaco, il Bedrocan, l'associazione potrebbe auto-produrla, con costi anche inferiori per le casse pubbliche. Al momento difatti il farmaco, prodotto in Olanda, costa alla sanità circa 8 euro al grammo. Sulla vicenda interviene oggi anche Maria De Giovanni, dell'Aism di Lecce, che però invoca prudenza: “Non posso parlare a nome dell'associazione, ancora non abbiamo una posizione ufficiale in merito. Mi riservo però di fare ulteriori approfondimenti” spiega. “A titolo personale posso dire di non avere nulla contro la cannabis, sarebbe un'ipocrisia visto che per la nostra malattia assumiamo farmaci derivanti persino dall'oppio, certo non vorrei che passasse il messaggio che fumare una canna faccia bene. Il protocollo è rigidissimo: la marijuana va assunta sotto forma di infuso e non è detto che la reazione sia sempre positiva. Questa è una malattia particolarmente insidiosa. Le risposte sono individuali, così come le terapie”. mp

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