Cultura 

Conte si racconta: "Tutto cominciò a Lecce, nella Juventina"

Da oggi in libreria il libro l'autobiografia di Antonio Conte, "Testa, cuore e gambe" in cui l'allenatore della Juve racconta gli esordi leccesi e il primo incontro con Agnelli. Si trova ...

Da oggi in libreria il libro l'autobiografia di Antonio Conte, "Testa, cuore e gambe" in cui l'allenatore della Juve racconta gli esordi leccesi e il primo incontro con Agnelli. Si trova nelle librerie da oggi l'autobiografia dell’allenatore più vincente del momento, Antonio Conte. In "Testa, cuore e gambe", Conte abbandona la leggendaria ritrosia per raccontarsi a cuore aperto, anche riannodando in qualche modo il rapporto con Lecce, la sua città, cui deve anche l'esordio da calciatore. Conte rispolvera una storia ormai sopita ma cara a molti, quella della storica "Juventina" e il passaggio da questa al Lecce. "Il vero inizio della mia carriera da calciatore è segnato dal passaggio dalla Juventina al Lecce, insieme con il mio amico Sandro", racconta Conte. "Il primo ad accorgersi di me è Pantaleo Corvino, direttore sportivo di varie società professionistiche. Ai tempi seguiva le giovanili della Gioventù Vernole, una squadra ricca e con un vivaio molto forte, tanto da fare concorrenza al Lecce. Corvino domanda a mio padre se io e Sandro possiamo sostenere un provino con loro e Cosimino esclama: “Antonio, tu non vai da nessuna parte! Devi studiare”. Lo imploro: “Papà, intanto lasciami andare a fare il provino, poi vediamo. Non è neppure detto che mi prendano!”. Alla fine Cosimino si convince. Nella trattativa si inserisce il Lecce, con una proposta migliore per tutti. Così il provino lo andiamo a fare per il Lecce al Delta San Donato, un campo con l’erba. Io, in tredici anni appena compiuti, non ne ho mai visto uno: fino a quel momento ho sempre giocato sulla terra battuta o sul cemento. Supero il provino, il Lecce è pronto ad accogliermi, resta un ultimo ostacolo: papà. Lo imploro a mani giunte: “Ti prego! Non ti preoccupare, continuerò a studiare, e se non andrò bene a scuola smetterò di giocare!”. Una vera e propria scena strappalacrime. Ma che, alla fine, ottiene soprattutto il consenso di Cosimino. La trattativa può cominciare. Da presidente della Juventina mio padre segue in prima persona il passaggio. Se penso al calciomercato di oggi mi viene da ridere. “Datemi dieci palloni nuovi e un po’ di soldi” è la prima richiesta di papà. Gli altri strabuzzano gli occhi: “E che siamo, americani? No, no, è troppo”. “Bene, allora Antonio resta qui” bluffa Cosimino. E alla fine la spunta. Passo al Lecce insieme con Sandro in cambio di otto palloni di cuoio − usati − e di una piccola somma di denaro. Più un giocatore di Terza categoria per la Juventina. Non male per un ragazzino promettente. Nel libro c'è anche il racconto della prima volta alla corte di Giovani Agnelli. “Adesso seguimi, andiamo dall’Avvocato” dice Boniperti chiudendo la porta del suo studio. “Anche lui ci tiene a darti il benvenuto.” Non ho neppure il tempo di riflettere su quello che sta succedendo. Mi muovo come se fossi un automa, o stessi camminando dentro un sogno. Usciamo dalla sede, saliamo in macchina e ci avviamo verso la collina. Il viso sorridente di Boniperti è un lasciapassare per tutti i controlli di sicurezza che ci aspettano. Parcheggiamo in giardino ed entriamo in casa. Per fortuna sono in giacca e cravatta, come nelle migliori occasioni. “L’Avvocato sta arrivando” ci dicono. Ci sediamo, in attesa. La tensione mi stringe lo stomaco. Sto per incontrare l’Avvocato, un uomo il cui fascino e carisma non conoscono confini. Meno male che non dobbiamo aspettare molto. Due minuti dopo lo vedo comparire, sorridente e con la mano tesa verso di me. “E così lei è Conte, ben arrivato” mi dice. “Grazie, Avvocato.” “È di Lecce, come il “Barone” Causio, come il nostro Brio... Abbiamo avuto grandi giocatori della sua città...” “Lo so, Avvocato. Spero di essere all’altezza...” “E io spero che lei possa rimanere con noi a lungo.” Avrei voluto dire qualcosa in più, ma per un ragazzo della mia età non è semplice affrontare una tale situazione. Con il passare dei minuti l’emozione si scioglie. A un certo punto l’Avvocato resta in silenzio per qualche secondo, pensieroso, poi all’improvviso riprende: “Scusi, Conte, ma lei quanti goal ha fatto quest’anno?”. Davanti a questa domanda vorrei sprofondare. La risposta sincera sarebbe zero. La verità è che fino a quel momento quello di Napoli è rimasto l’unico, più un paio in Coppa Italia. Mille dubbi mi attraversano la testa: “Vuoi vedere che Boniperti ha sbagliato giocatore? Forse l’Avvocato non aveva chiesto uno come me...”. Se Agnelli pensa che sia un centrocampista goleador, sono in guai grossi. Però qualcosa devo pur rispondere, i secondi passano veloci. Mi volto verso Boniperti in cerca d’aiuto, lui abbozza un sorriso indulgente e trovo un po’ di coraggio. “A dire il vero finora non ho segnato tantissimo. Ma li farò, può starne certo” rispondo».  

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