Ambiente Cronaca Economia e lavoro Aradeo Cutrofiano Progetto CAN.A.L.I. per la valorizzazione delle piccole e medie produzioni L'impegno della Società Cooperativa Agricola Karadrà per ridisegnare il paesaggio con l'iniziativa ''Canali Agroforestazione e Legami d'Impresa nel Corno dell’Asso''. 11/02/2025 circa 3 minuti Partire da una piccola contrada, nel cuore del Salento, per ridisegnare un paesaggio in stato di abbandono e dare valore alle piccole realtà produttive del territorio. È la sfida della Società Cooperativa Agricola Karadrà, con sede ad Aradeo, la stessa che ha riscoperto sul territorio la pratica dell’aridocoltura e nel 2016 censito il pomodoro di Aradeo nell’almanacco delle biodiversità. Un pomodoro che cresce e produce senza bisogno di acqua. Adesso la cooperativa si lancia in una nuova sfida, grazie al Progetto di Governance Piano Integrato del Paesaggio, denominato CAN.A.L.I., acronimo di Canali Agroforestazione & Legami d'Impresa nel Corno dell’Asso.L’area individuata comprende i feudi di Aradeo e Cutrofiano, una zona ad altissima antropizzazione che vede raggiunto un triste primato nella comunità di Aradeo, prima in provincia per consumo del suolo. In concreto il progetto si pone l’obiettivo di ridisegnare il paesaggio dei canali, sostenendo il Percorso del Contratto di Fiume per il Torrente Asso, guidando la ricostruzione del tessuto rurale e fondiario, con schemi agro-ecologici che portino alla valorizzazione delle piccole e medie produzioni, restituendo valore alla piccola proprietà.Un progetto spiegato dalla presidente della cooperativa Karadrà, Roberta Bruno: ''Ben presto, come realtà agricola, ci siamo scontrati con la morfologia del territorio, che a causa della sua struttura parcellizzata non ci permetteva di espanderci e di conseguenza abbiamo rintracciato lo strumento del piano integrato del paesaggio come necessario per un territorio come il nostro. Gli amministratori di Aradeo hanno colto l’interesse collettivo all’interno del nostro piano e hanno deciso di farlo proprio con delibera di giunta; quindi, è stato inviato in Regione Puglia, rispondendo al bando di governance che si è tenuto a ottobre 2023. A gennaio 2024 il nostro progetto Canali è arrivato secondo in graduatoria regionale. Il percorso proposto e gli obiettivi puntano elaborare in concretezza la gestione del paesaggio come infrastruttura socioeconomico-culturale, rintracciando strumenti e contenitori innovativi. Il nostro intervento, che parte da un paesaggio in stato di abbandono, ci auguriamo possa avere impatto su tutto il sistema, andando a sostegno dell’economia del territorio e di tutte le attività di valorizzazione e circuiti in cui le municipalità individuate sono da tempo attive''.Il progetto prevede anche un percorso collettivo di partecipazione delle comunità coinvolte, con l’obiettivo di far emergere i bisogni e loro mappatura. Per questo, tra gennaio e marzo 2025, sono state previste delle audizioni pubbliche, necessarie a ricucire le comunità con l’ambiente rurale. La prima di queste, dal titolo “Il Paesaggio”, si terrà questa domenica, 16 febbraio ore 16:30, ad Aradeo presso la biblioteca Domenico Modugno.La proposta su cui verterà il coinvolgimento della comunità è quella di un modello d’interazione produttiva tra agroforestazione e piccola agricoltura, che a partire dal nucleo di Contrada Cafazza, sede produttiva della Società Cooperativa Agricola Karadrà e del Comitato di Contrada Cafazza, possa allargarsi ai territori delle due municipalità individuate. Se l’obiettivo del Patto di Fiume è la salvaguardia di un habitat specifico (quello dei canali naturali), il progetto in questione andrà a produrre valore sui terreni afferenti i canali, in gran parte in stato di abbandono. Le azioni e gli obiettivi previsti creeranno le condizioni per lo sviluppo di una filiera etica e agroecologica. Il coinvolgimento del mondo della ricerca e della formazione permetterà poi l’emersione del patrimonio culturale contadino, consentendo la diffusione delle tecniche di aridocoltura e di risparmio idrico, specifiche della zona, così come la produzione di biodiversità autoctone con capacità resilienti e la loro valorizzazione, con il recupero storico a sostegno del processo di commercializzazione.Con un altro obiettivo, non meno ambizioso, ovvero la nascita di un turismo etno-botanico. ''Grazie a un percorso di crescita e collaborazione con associazioni, piccole cooperative, reti informali di produttori solidali, realtà ricettive ed infine i mercatali si è giunti a codificare le necessità che, se sanate, potrebbero condurre alla semplice gestione del paesaggio, innescando un processo di ri-naturalizzazione delle zone umide tale da permettere finalmente a questi luoghi di diventare la metà di un turismo etno-botanico'', conclude Roberta Bruno.
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