Politica Lecce 

Corte dei Conti, la verità di Perrone: “Salvemini non ha tutelato la città”

L’ex sindaco ha contestato la ricostruzione del primo cittadino davanti a giudici sulla situazione contabile. “Il quadro contabile non era così fosco, come ha voluto mostrare Salve...

L’ex sindaco ha contestato la ricostruzione del primo cittadino davanti a giudici sulla situazione contabile. “Il quadro contabile non era così fosco, come ha voluto mostrare Salvemini. Le ragioni di oppositore hanno prevalso sul suo dovere morale”. Attacca frontalmente Paolo Perrone, esprimendo tutto il suo dissenso sull’attività dell’amministrazione, chiamata a difendersi davanti alla Corte dei Conti per stabilire l’esistenza o meno del dissesto delle casse pubbliche. “Occorre fare una premessa: la procedura è assolutamente rituale, non straordinaria. Io ho discusso tutti i consuntivi alla Corte dei conti. Salvemini l’ha voluta rivestire di straordinarietà. La Corte dei Conti determina le sue decisioni dopo aver ascoltato le ragioni dell’amministrazione”. Perrone contesta a Salvemini di non essere stato completo nell’esposizione del trend contabile, lasciando presagire una situazione molto differente da quella lasciata nel 2015: “La Corte dei Conti deve ragionare sull’andamento complessivo -ha sottolineato Perrone-, se il sindaco avesse cercato di dimostrare quello che ha in animo di fare, avrebbe confortato i giudici sui progressi fatti in questi anni. Invece Salvemini non ha difeso la città, ha risposto pedissequamente alle domande, ma senza rappresentare una serie di fattori che si sono verificati dal 2015 in poi. Parlo dei 15 milioni di euro di debiti a lungo termine recuperati in 5 anni, o dei 14 milioni di euro per i contenziosi grazie ai quali il Comune di Lecce, riceverà, per sempre, 2 milioni e 650 mila euro in più. Di questo non si è fatto cenno”. “Salvemini ancora una volta -ha continuato Perrone- continua a comportarsi come stesse all’opposizione. Ha fatto una patetica conferenza stampa nella quale ha risposto sulle cose che dovrà fare e davanti alla Corte dei Conti ha giocato in difesa. Perché ha sottaciuto alcuni elementi determinanti che indicano un trend dal 2015, cioè 22,8 milioni (8,4 nel 2013 e 14,4 nel 2015) senza nessun carico sul Bilancio del Comune. Il debito a lungo termine diminuisce di poco meno di 4 milioni l’anno, lo dimostra lo stock del debito a partire dal 1 gennaio 2013 cioè 134, 45 milioni, diventati 118,78 al 31 dicembre 2017. Perché non ha detto che da 2015 non ci sono più debiti sui contenziosi per la tangenziale? Dai contenziosi sulla spending review e la riscossione Ici Imu abbiamo incassato 4,69 milioni arretrati una tantum e 1,41 milioni strutturali anche su fondo di solidarietà a partire dal 2015”. L’ex sindaco ha continuato con altri esempi: “Poi c'è un altro aspetto, cioè l’Imu non versata. Un bacino che vale 18 milioni di euro all'anno. Come Anci stiamo proponendo una sorta di pace fiscale.  Il sindaco inoltre ha parlato dei 12 milioni di euro del tribunale e dei 4,8 milioni del piano di zona. Come a voler convincere la Corte che la situazione fosse grave. Questo contrasta con la difesa degli interessi dei cittadini. Ha preferito dare questo quadro, rischiando che il responso della Corte possa essere negativo. Se dovessero aprire procedure di dissesto sarebbero riferite alla situazione attuale e non al 2015. I giudici hanno tuttavia sempre dimostrato grande prudenza nel leggere i dati dei bilanci delle amministrazioni”.  

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