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Piano di riordino, a Lecce restano 6 ospedali. Previste 9 chiusure nelle altre Province

Sono 9 gli ospedali destinati, nel giro di pochi mesi, a chiudere i battenti. La Puglia non può permettersi più di 31 strutture, delle 40 esistenti. Nuova riorganizzazione per gli osp...

Sono 9 gli ospedali destinati, nel giro di pochi mesi, a chiudere i battenti. La Puglia non può permettersi più di 31 strutture, delle 40 esistenti. Nuova riorganizzazione per gli ospedali pugliesi. A Lecce restano attivi 6 ospedali di cui 3 di base, 2 di primo livello (la partita si gioca tra Gallipoli e Scorrano) e 1 di secondo livello. Per la provincia Bat si passa da 5 a 3 ospedali di cui 1 di base e 2 di primo livello, per la provincia di Bari si passa da 12 a 10 ospedali di cui 6 di base, 3 di primo livello e 1 di secondo livello. Nel resto della Puglia la provincia di Taranto passa da 6 a 5 ospedali di cui 3 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, la provincia di Brindisi passa da 6 a 3 ospedali di cui 1 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello e Foggia passa da 5 a 4 ospedali di cui 3 di base e 1 di secondo livello. Nessun riferimento a quali sono finiti nel mirino della Regione Puglia e dei direttori generali delle Asl. Lo si saprà fra qualche giorno, quando ci sarà un nuovo confronto tra Regione, sindaci e parti sociali, propedeutico all'approvazione definitiva del provvedimento prevista per il 29 febbraio. I criteri che hanno guidato la mano del governatore Emiliano e del direttore del dipartimento Sanità della Regione, Giovanni Gorgoni, sono indicati dalla Legge di Stabilità 2016 e dal decreto ministeriale 70: numero di pazienti, standard di qualità, numero di posti letto, numero di medici e infermieri a lavoro nel reparto, equilibrio tra costi e ricavi. In particolare, il decreto prevede 3 tipi di ospedale: di base con 72/80 posti letto, di primo livello con 220/240 posti letto e un DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di I livello, e di secondo livello con più di 450 posti letto e un DEA di II livello. Lo standard nazionale prevede 3,7 posti letto per mille abitanti mentre il dato pugliese è di 3,4, un massimo di 160 ricoveri annui ogni mille abitanti e in Puglia il dato è di 158, un tasso di occupazione dei posti letto del 90 per cento mentre la nostra regione non supera l’82 per cento, un numero di giorni di ricovero inferiore a 7 per i casi ordinari mentre la Puglia ha una media di 7,6 giorni di ricovero. I bacini di utenza, inoltre, prevedono un bacino massimo e un bacino minimo per le diverse discipline che devono essere rispettati, facendo riferimento sia alle strutture pubbliche che a quelle private: per esempio, per la cardiochirurgia è stato previsto un bacino massimo di un milione e 200mila abitanti e un bacino minimo di 600mila abitanti e quindi è possibile prevedere per la Puglia che ci siano un numero di reparti che va da un minimo di 3 a un massimo di 7 e in questi sono compresi anche quelli del privato accreditato. Il decreto prevede standard precisi di numero di interventi e di riuscita dell'intervento: in Puglia gli ospedali che raggiungo più obiettivi sono Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (9 obiettivi), il Policlinico di Bari e gli Ospedali Riuniti di Foggia (8 obiettivi), l’ospedale San Paolo di Bari, il Perrino di Brindisi, il Vito Fazzi di Lecce e il Miulli di Acquaviva (7 obiettivi). In Puglia le cure ai pazienti costano 3,6 miliardi di euro, di cui 220 milioni sono spesi per permettere ai pazienti di curarsi fuori regione. Gli ospedali pugliesi costano più di quanto producono, cioè in tutti i casi i costi superano in maniera significativa i ricavi: 61 per cento i costi, 39 per cento i ricavi negli ospedali di Bat e Bari. Gli accorpamenti di reparti sono dettati anche da un'altra esigenza: non si può più assumere negli ospedali. I 242 milioni di euro che la Puglia può ancora spendere per il personale andranno a rafforzare le strutture territoriali. I presidi di Asl hanno una situazione talmente critica che, nonostante la legge di Stabilità rimandi al 2017 l’eventuale piano di rientro, si rende necessario avviare già nel 2016 il percorso di risanamento per avere almeno un quadriennio di lavoro.

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