Salute Sette Tricase 

Nuovo farmaco contro la demenza, Logroscino: "Tricase centro di sperimentazione mondiale"

Nella seconda giornata dedicata alla demenza frontotemporale, a Palazzo Gallone di Tricase, abbiamo intervistato il professore Giancarlo Logroscino, direttore del Centro di Tricase (che entra a far pa...

Nella seconda giornata dedicata alla demenza frontotemporale, a Palazzo Gallone di Tricase, abbiamo intervistato il professore Giancarlo Logroscino, direttore del Centro di Tricase (che entra a far parte della rete internazionale per la sperimentazione di un nuovo farmaco contro la demenza) tra gli scienziati più influenti al mondo sulle malattie neurodegenerative. Il luminare della Neurologia ci ha spiegato che la demenza sta interessando un maggior numero di quarantenni e che troppo spesso si fanno diagnosi sbagliate di Alzheimer. Oggi il Salento può fregiarsi di essere diventato un Centro innovativo di sperimentazione e di ricerca sulle malattie neurodegenerative, grazie al lavoro svolto dal professor Logroscino. “Nella demenza bisogna immagine come una pioggia di sabbia che si deposita: sono proteine che il cervello non riesce più a metabolizzare”: ora c’è un farmaco che potrebbe portare a un grande passo in avanti.  INTERVISTA AL PROFESSOR GIANCARLO LOGROSCINO  Professore, siete riusciti a stringere un’alleanza importantissima con 11 centri d’eccellenza internazionali nella cura delle malattie neurodegenerative: così il Salento diventa protagonista della ricerca sulla demenza frontotemporale, vero?  “Sono state due giornate importanti, in cui abbiamo stretto un’alleanza, un consorzio, con 11 grandi centri di eccellenza, con l’obiettivo di fare luce su una malattia neurodegenerativa spesso ignorata. La demenza frontotemporale è una patologia  poco conosciuta, spesso la diagnosi non viene fatta correttamente e si diagnostica, sbrigativamente e in maniera errata, l’Alzheimer. Ma questo tipo di demenza bisogna sapere che colpisce sempre più spesso una fascia d’età diversa rispetto all’Alzheimer: nel 30/40 per cento dei casi interessa pazienti fra i 45 e i 65 anni“.  Quarantenni e cinquantenni, di questi tempi, sono ancora all’inizio della loro carriera professionale e spesso si tratta di padri di figli piccoli: una demenza è terribile anche per le loro famiglie... “In questa fascia d’età essere colpiti da una demenza è devastante, perché ancora si lavora e spesso ci sono dei figli in fase di sviluppo o dipendenti economicamente dai genitori. Questa alleanza con i grandi centri di eccellenza da un lato permette di approfondire qual è il vero peso della malattia dall’altro di studiarne le caratteristiche e, visto gli enormi progressi che si stanno avendo sul piano terapeutico, mettere le basi per avere una terapia medica specifica per questa malattia nei prossimi anni”.  Oggi sappiamo che, per quanto riguarda le malattie neurodegenerative, possiamo solo sfrenate il decorso, ci sono passi in avanti nelle cure? Nella demenza frontotemporale Tricase diventa centro di sperimentazione internazionale di un nuovo farmaco, possiamo sperare in una cura che non si limiti ai sintomi?  “Il mercato farmaceutico oggi offre solo cure sintomatiche, anche per l’Alzheimer: si tratta di terapie che aiutano i neuroni che sono in sofferenza a vivere di più e a vivere meglio. Ma non esistono tuttora terapie causali, cioè terapie che blocchino quella pioggia di sabbia che in granuli si deposita nel cervello, in aree specifiche, mandando in sofferenza i neuroni. Questa pioggia di sabbia sono proteine che il cervello non riesce più a metabolizzare. Per la prima volta e in corso, alla Food and Drug Administration ("Agenzia per gli alimenti e i medicinali", abbreviato in FDA), degli USA l’applicazione per portare un farmaco causale sul mercato, che ha passato tutti i livello di efficacia nella sperimentazione. Quindi FDA  sta verificando se i parametri proposti dall’azienda produttrice siano sufficienti per rispondere ai criteri d’ingresso sul mercato. In questo campo, grazie si successi ottenuti per alcune malattie genetiche neurodegenerative, tipo l’atrofia muscolare spinale, con questi approcci, il panorama delle terapie potrebbe essere rivoluzionato nei prossimi cinque anni”.  È bello esserci: il Salento e la Puglia sono protagonisti di questa sperimentazione... “Certamente. A Tricase sorge il centro di malattie neurodegenerative e dell’invecchiamento cerebrale dell’Università di Bari: questa è stata una scelta fatta molti anni fa, quando io sono rientrato dagli Stati Uniti. Iniziando da zero abbiamo messo in piedi un centro che è in grado di rispondere ai criteri di eccellenza stabiliti da “big pharma” per partecipare ai trial. Qui abbiamo fatto numerose sperimentazioni, che danno la possibilità ai pazienti di poter provare una cura, quando hanno una malattia grave, progressiva e senza cure stabilite. Sono i pazienti che ci chiedono di partecipare alle sperimentazioni cliniche, che possono avere luogo solo in siti che offrono un’alta affidabilità, perché chi spende dai 2,5 ai 5 miliardi di dollari per portare sul mercato un farmaco vuole essere sicuro che chi collabora a livello mondiale per le sperimentazioni farmacologiche risponda a requisiti di affidabilità. Il Salento e la Puglia sono riusciti a offrire centri di grande affidabilità per portare avanti le sperimentazioni. Il centro di Tricase, ad esempio, ha tutte le caratteristiche richieste, come pochi altri centri in Europa”.  I 120 casi l’anno in Puglia di demenza frontotemporale, di cui lei ha parlato ieri, devono preoccuparci? Il trend è in aumento? “L’FTD, cioè la demenza frontotemporale, è definita una malattia rara dall’Unione Europea, noi abbiamo confermato quest’assunto. In una popolazione di circa 4 milioni di persone si scoprono 120 nuovi casi all’anno. Non è un carico gravissimo, ma il problema è che molti di questi casi riguardano i quarantenni. Gente che ancora potremmo definire giovane, con esigenze molto diverse dall’anziano: parliamo del 40 per cento dei pazienti colpiti da questa forma di demenza. Il nostro sistema è preparato per curare le demenze dell’anziano, ma non per quelle che colpiscono i giovani o gli uomini di mezza età. Questo problema deve essere posto all’attenzione di chi gestisce la sanità pugliese e italiana”.  Gaetano Gorgoni   

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