Società Parte la campagna NOI contro gli stereotipi sui migranti il progetto realizzato dal Gus – Gruppo Umana Solidarietà con le immagini del fotoreporter Andrea Gabellone 17/06/2024 circa 3 minuti Si chiama “NOI”, il progetto realizzato dal Gus – Gruppo Umana Solidarietà “Guido Puletti” Onlus – in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che ricorrerà il 20 giugno prossimo. Si tratta diuna campagna di sensibilizzazione ideata dal fotoreporter Andrea Gabellone e che si svilupperàper le strade di Lecce e Andrano. Verranno affissi manifesti che raccontano le storie di alcunirifugiati ospiti delle strutture di accoglienza del Salento e raccontano, contestualmente, glistereotipi e la cultura dell’odio che inquina lo spazio pubblico, a partire dai social network, quandosi parla di migrazioni.“NOI” – che ha sfruttato anche l’intelligenza artificiale - ha raccolto dalle pagine social di quotidiani locali o di gruppi che fanno riferimento a Lecce e al Salento commenti realmente pubblicati e intrisi di luoghi comuni e messaggi d’odio sulle migrazioni e sull’accoglienza. Commenti che le foto e le storie del progetto “NOI” si incaricano di smontare e restituire al pubblico come riflesso – da qui il titolo – delle nostre paure, delle nostre fragilità, della necessità diffusa di ricostruire l’empatia, abbandonando la piazza reale per misurarsi con la realtà di oggi, partecipando all’integrazione e all’inclusione dei nuovi cittadini italiani.Alla conferenza stampa di presentazione che si è svolta oggi hanno partecipato Cristina Martella, presidente del GUS, Gruppo Umana Solidarietà; Divina Della Giorgia, coordinatrice progetto SAI del Comune di Lecce e gestito dal Gus e Andrea Gabellone, fotoreporter e ideatore del progetto “NOI”.Cristina Martella: «Con questo ultimo progetto, il GUS prosegue il suocammino facendo del rispetto delle culture e della laicità nell’aiuto umanitario, la base dei suoiinterventi nella cooperazione internazionale, nelle emergenze umanitarie e nell’accoglienza inItalia e nel mondo. La nostra associazione è dunque protagonista del sistema di accoglienza edintegrazione al fianco dei Comuni della rete SAI, con l’obiettivo di migliorare le opportunità diinclusione sociale dei migranti con un approccio di scambio e dialogo con la comunità ospitante efavorendo processi di inclusione socio-lavorativa. Il GUS è, dunque, impegnato non solo nel “fareaccoglienza”, ma nel promuovere una cultura dell’accoglienza contrastando fenomeni diesclusione e marginalizzazione».Divina Della Giorgia, coordinatrice progetto SAI del Comune di Lecce e gestito dal GUS: «Ilprogetto SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) prevede l’accoglienza dei rifugiati politici, deirichiedenti e dei titolari di protezione internazionale. Ci occupiamo di informare, accompagnare eorientare all’accoglienza, attraverso la messa a terra di percorsi individuali che consentano aciascuna delle persone che arrivano sul nostro territorio un efficace inserimento sociale edeconomico, così da contribuire attivamente alla costruzione di una nuova dimensione di vita. Unadimensione nella quale ognuno si fa testimone e interprete del suo stare al mondo, nell’idea che ildiritto a esistere sia sempre più forte di qualsiasi impedimento o ingiustizia o sopraffazione. Perquesto, il progetto “NOI” interpreta perfettamente il senso del nostro lavoro e del nostrointendere l’accoglienza».Andrea Gabellone, fotoreporter: «L’idea di abbinare i ritratti di queste persone venute da lontanoai commenti d’odio, reali, raccolti in rete è sembrato il modo più efficace per smontare ipregiudizi, che spesso affondano le loro radici nell’ignoranza – intesa come non conoscenza – enella paura o nel bisogno. Il progetto “NOI” serve a dire che siamo noi i ragazzi e le donne ritrattinelle foto, siamo noi quelle famiglie che hanno lasciato il proprio Paese d’origine per cercarefortuna altrove, siamo noi che cerchiamo la felicità. Lo siamo stati appena pochi decenni fa, con inostri nonni emigranti e lo siamo ancora oggi: basti pensare ai tantissimi ragazzi che vanno via,fuori dall’Italia, in cerca di fortuna, ma con un passaporto europeo in tasca, dunque liberi dicostruire il loro futuro. Siamo noi, purtroppo, a commentare senza filtri, con giudizi perentori e ingiustificabile odio. Ma siamo noi e dobbiamo esserlo anche coloro che aprono le braccia, cheaccolgono il prossimo, che si prendono cura – com’è il caso del GUS – dedicando la vita e il propriolavoro all’integrazione di persone che hanno il diritto di essere tutelate e protette e allacostruzione di una società più giusta e, dunque, più felice».
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