Salute e Benessere Dipendenze Tecnologiche, GAP, Cyberbullismo: lo sviluppo della tecnologia e le patologie derivanti. Nasce il centro Di.Te per aiutare le famiglie Sabato, 16 ottobre, a Cavallino (Lecce) si apriranno le porte di un nuovo centro Di.Te: è una novità per tutto il Salento. 15/10/2021 circa 6 minuti In provincia di Lecce nasce un punto di riferimento per tutta una serie di patologie che si sono sviluppate con le nuove tecnologie, inclusa la dipendenza dal gioco, che con l’offerta digitale sta rovinando tantissime famiglie. Lo Studio Radiologico Associato Calabrese di Cavallino (Lecce) inaugura la nuova Sede Provinciale dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP, Cyberbullismo Di.Te. “Le dipendenze tecnologiche si caratterizzano per un rapporto patologico dell’individuo con i nuovi mezzi tecnologici, il cui continuo diffondersi ed evolversi stanno definendo l’emergere di nuovi sindromi comportamentali e vissuti emotivi”. L’Associazione Nazionale Di.Te. - Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo, ci spiega in poche righe quelli che sta avvenendo con l’avanzamento tecnologico, che è una cosa positiva, ma che comporta delle criticità se non si utilizzano le nuove opportunità con il senso della misura e con equilibrio.Di.Te è un'organizzazione di volontariato che si avvale di un team di esperti psicologi, psicoterapeuti ed educatori formati sul tema delle dipendenze tecnologiche. L'Associazione Nazionale Di.Te. ha l’obiettivo di indagare i temi sempre più diffusi delle nuove dipendenze, oltre che attivarsi concretamente con azioni formative, di sensibilizzazione e di prevenzione su tutto il territorio nazionale. Si occupa del trattamento delle dipendenze tecnologiche, del gioco d’azzardo patologico (GAP) e dei fenomeni internet correlati, come il cyberbullismo. Dietro un accogliente schermo si possono celare le trappole della dipendenza patologica, soprattutto nell’età evolutiva più delicata del bambino e dell’adolescente.“Già da alcuni anni si parla del rapporto tra l’uomo e la tecnologia che oggi diventa sempre più complesso ed articolato - ci scrivono i responsabili del centro. - La grande rete che connette ed avvicina riesce anche talvolta a modificare lo stile di vita, il modo di pensare ed influenza le scelte dei singoli e della collettività. Di fronte, infatti, alle consistenti risorse e potenzialità che il mezzo tecnologico comporta, è necessario considerare che il rapporto con il dispositivo tecnologico potrebbe sfociare, in alcune occasioni ed in determinate personalità, in condotte disfunzionali, additive e compulsive.In alcuni casi, troviamo un coinvolgimento totale della vita, specialmente tra i più giovani: i ragazzi che tramite lo smartphone non telefonano, ma aggiornano continuamente i vari profili Social, visonano video e postano foto, e sono totalmente immersi nella realtà virtuale, quasi come se il loro vero “essere” coincidesse in pratica, conl’essere on line. In alcune occasioni l’individuo sperimenta inoltre una vera e propria “sindrome da disconnessione” che porta la persona a esperire forti stati di disagio conseguenti all’impossibilità di connettersi alla rete o di utilizzare il proprio device tecnologico.Gli studi, anche italiani, riconoscono una serie di comportamenti osservabili che rivelano la caduta nella dipendenza tecnologica o comunque la presenza di una problematica seria:Quantità significativa di ore trascorsa in reteConnessioni notturne prolungate e problemi con il sonnoAttività fisica ridottaEvitamento contatto visivo con i familiariAttività sessuale compromessaScarsa partecipazione ad eventi socialiLimitato uso della televisioneIrritabilità o rabbiaRinuncia o disinteresse per attività non collegate alla reteQuesti segni esprimono difficoltà e problematiche, ma ogni sintomo va indagato nel contesto della persona e nello specifico momento evolutivo del suo percorso di vita, avvalendosi dell’aiuto di un esperto”. Tra i fenomeni da segnalare c’è quello dell'Hikikomori, che porta a un pericoloso isolamento sociale, realizzato anche attraverso le nuove tecnologie”. I DATI ALLARMANTI “Gli studi riferiscono risultati allarmanti: già dai 2 anni di età si riscontra uso spropositato che comporta lo sviluppo di problematiche cognitive, sociali e relazionali al pari delle dipendenze da farmaci, alcool e sostanze tossiche – spiega la neuropsicologa Selenia Greco –Avere un quadro chiaro di come e quanto si stia diffondendo tale atteggiamento ci aiuta a comprendere il contesto e le modalità utili per un intervento efficace. La tecnologia da tempo fa parte delle nostre vite allo scopo di rendere le nostre giornate più snelle e smart, per agevolare le nostre routine quotidiane, tuttavia l’andamento attuale mostra la tendenza che hanno le persone ad esserne assoggettate, quando in realtà dovrebbe essere il contrario. La tecnologia a favore dell’uomo e non viceversa. Pertanto, risulta doveroso conoscere i cambiamenti che questa nostra società ci sta portando e comprendere il terreno sul quale le dipendenze mettono radici e si manifestano. In questo modo potremo essere d’aiuto a quanti risultano coinvolti in una vera e propria dipendenza.La parola dipendenza è per definizione un’alterazione del comportamento che comporta l’esasperazione di un’abitudine fino a farla diventare una esasperata e patologica ricerca, portando la persona a perdere il controllo.Il dizionario italiano la definisce come il ‘rapporto di subordinazione osservato in vari ambiti’ vale a dire la necessità di avere accanto una persona o il desiderio incontenibile di un farmaco, una sostanza o un comportamento.In Italia il 63% della popolazione è attivo sulla rete internet, ovvero circa 37 milioni di persone e sono circa 80 milioni le connessioni da dispositivi mobili, mentre gli utenti connessi sono circa il 48%. Il tempo trascorso al pc o al tablet è di circa 4 ore al giorno, più altre 2 ore e mezza circa su dispositivo mobile. Questi i dati prima che il coronavirus si insediasse nelle nostre vite riducendo al minimo indispensabile i contatti con la vera socialità. Ed è un aspetto molto preoccupante che riguarda soprattutto i nostri ragazzi: vi è una linea di demarcazione tra la nostra individualità nella vita reale e quella online e pare che i giovanissimi abbiano la tendenza a confonderla, facendo coincidere l’essere online con il vero proprio essere. È un fenomeno di massa che non fa differenze, è globale ed indipendente dal genere, razza, etnia, ceto, religione, ed è un mezzo che dà la percezione di essere integrati in un gruppo o, all’opposto, di staccarsi, se non altro virtualmente, dalla propria realtà di appartenenza”. IL CENTRO DI.TE ANCHE NEL SALENTO Da sabato, 16 ottobre, anche nella provincia di Lecce, un’equipe di esperti del settore sarà a disposizione di chiunque sentisse l’esigenza di una guida funzionale nel mondo della tecnologia e dei social. Durante l’incontro si rifletterà sulla diffusione del web e sulle patologie a esso correlate.Presente all’inaugurazione anche il Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te., Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e docente universitario, che presenterà il suo ultimo libro “Voglio il cellulare”, una guida per genitori e figli per educarli ad una consapevolezza digitale. Per saperne di più, potete contattare la Dottoressa Francesca De Santis, Selenia Greco e Marco Cataldi, responsabili del centro Di.Te. di Cavallino, ai numeri 0832 613111 - Whatsapp 335 5640434. Bio Giuseppe LaveniaÈ psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo. Dal 2002 si occupa di dipendenze tecnologiche ed è Direttore Responsabile dell’Area Nuove Dipendenze del Centro Salus e di Dipendenze.com. Dal 2013 è Vice Presidente dell’Ordine degli Psicologici della Regione Marche e consigliere nazionale ENPAP. Oltre alle numerose pubblicazioni scientifiche su riviste di settore accreditate sulle tematiche delle dipendenze, è autore di Voglio il Cellulare” (Mondadori, 2020), “Mio figlio non riesce a stare senza cellulare” (GiuntiEdu, 2019), “Le dipendenze Tecnologiche. Valutazione, diagnosi e cura” (Giunti, 2018), “Internet e le sue dipendenze. Dal coinvolgimento alla psicopatologia” (Franco Angeli) ed è coautore del romanzo clinico che racchiude quattro racconti sul tema delle internet dipendenze intitolato “Net Addiction. Prigionieri della rete” (Delos Digital). Attualmente è Docente a contratto di Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Ancona, già docente di diversi insegnamenti presso l’università degli Studi di Chieti e Urbino (Psicologica dell’Età Evolutiva, Psicologia della Salute e Nuove Dipendenze, Psicologia Dinamica, Teorie e tecniche del colloquio psicologico, psicologia clinica). Partecipa a Congressi in ambito nazionale e internazionale, scrive e collabora con diverse testate giornaliste, radio e Tv.www.dipendenze.com
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