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Boom della chirurgia estetica all’estero, si rischia la vita per risparmiare

Chi gestisce le complicanze delle operazioni effettuate all’estero? “Troppi pazienti abbandonati a se stessi”. Ne parliamo col dottor Matteo D’Ambrosio, un luminare della chirurgia plastica, per fare chiarezza.

Il turismo medico in paesi come l'Albania e la Turchia è in crescita, ma il risparmio che si ottiene con operazioni delicate, come l’impianto di protesi, può essere un boomerang. Sì, perché il boom di interventi di chirurgia estetica all’estero è direttamente proporzionale alle “visite di ritorno”, che poi bisogna fare in Italia per gestire complicanze che all’estero non sono facilmente gestibili.

Oggi vi raccontiamo storie reali che possano promuovere una cultura della salute, grazie alla disponibilità di un noto chirurgo estetico, Matteo D’Ambrosio. Meglio non giocare alla roulette russa se si vuol fare un intervento estetico all’estero: servono garanzie e in questo articolo vi spieghiamo quali.

Dottore, la nuova moda dei viaggi per la chirurgia plastica in Albania o in Turchia, magari per risparmiare poche migliaia di euro, rischia di diventare un boomerang, vero? È l’argomento del momento anche sui giornali.
''I prezzi sono imbattibili: è vero che si tratta di operazioni low cost. Ma, se le cose vanno male, si finisce per pagare molto di più di quello che si paga in Italia. Risparmiare 2000 euro rispetto a un centro italiano può essere vantaggioso ma, se le cose non vanno bene, chi la gestisce la complicanza?''.

Il gioco non vale la candela?
''Esatto. Di recente si sono rivolte a me due donne che avevano puntato sulla chirurgia estetica low cost all’estero. Una è venuta da me a luglio e l’altra più recentemente. I casi di complicanze per operazioni all’estero sono tantissimi. Il guaio è che per un medico italiano non è facile prendersi in carico i problemi causati da operazioni all’estero.
Spesso questi pazienti vengono ‘rimbalzati’, oppure devono pagare una cifra che è di gran lunga maggiore di quella che hanno speso per operarsi''.

La beffa può essere quella di pagare tre volte di più per risolvere un problema...
''Certo, chi si prende la responsabilità di un primo intervento? Le cose possono andare male e la bravura sta proprio nel gestire velocemente le complicanze, prima che i danni si aggravino”.

Proprio di recente lei ha preso in carico una paziente che era in condizioni molto gravi.
''Vero. Si tratta di una paziente che si è rivolta a me per una ‘protesi esposta’, dopo essersi operata all’estero. Siamo stati costretti a intervenire d’urgenza perché rischiava la setticemia. Era a rischio la sua vita. Lei insisteva nel dire che il suo chirurgo le aveva riferito che tutto era sotto controllo. Io ho ribattuto che ci trovavamo di fronte a una situazione molto grave, ma il chirurgo per messaggio insisteva sul fatto che sarebbe bastata una medicazione. Dopodiché, ho preteso che me lo passasse al telefono e a quel punto il medico straniero l’ha fatta rientrare. Per lei le spese si sono raddoppiate, anche se il medico che l’aveva operata non le ha fatto pagare più nulla. Ma il problema è che ha rischiato di morire, ha dovuto prendere un nuovo volo, ha dovuto fare delle visite in Italia per accertare le sue condizioni di salute. Alla fine non ne è valsa la pena! Se non avesse fatto le consulenze in Italia, avrebbe rischiato la setticemia''.

Dunque, sconsigliamo vivamente i viaggi della speranza all’estero, perché non sappiamo se ci troviamo di fronte a medici scrupolosi e perché la gestione immediata delle complicanze può risultare difficile a distanza, giusto?
''Beh, bisogna fare i conti anche con tipi di legislazione diversa. Qui in Italia le leggi proteggono i pazienti, all’estero non ci sono le nostre garanzie legali. Anche quando ci si rivolge a un centro con macchinari all’avanguardia e a professionisti esperti c’è da fare i conti con una legislazione che non sempre tutela i pazienti. Il diritto albanese o turco non è la stessa cosa. A volte siamo noi stessi, medici italiani, ad andare a operare lì per puro vantaggio economico. Molti medici italiani operano anche in Albania''.

Forse anche questo ennesimo servizio sui rischi delle operazioni di chirurgia plastica all’estero può servire a sensibilizzare l’opinione pubblica. Il paziente deve essere cosciente dei veri rischi che corre prima di sfidare il destino con un’operazione all’estero.
''Quando ci rivolgiamo all’estero, molto spesso non sappiamo con chi abbiamo a che fare. Chi ci mette le mani addosso? Il principale problema è che si tratta spesso di ‘operazioni al buio’: una volta che ti operano, non sai chi è stato e spesso vieni abbandonato a te stesso. Ne vale la pena di rischiare così la vita per risparmiare qualche soldo che poi, inevitabilmente, perdi per riparare un possibile danno?''.

La bravura di medico è soprattutto quella di saper gestire velocemente le complicanze, limitando al massimo i problemi, vero?
''Esatto. Questo è il tema centrale. Se vai in Albania, poi chi ti segue lì se ci sono problemi? Infatti, veniamo contattati continuamente da chi si opera all’estero. Io e tutti i miei colleghi italiani troppo spesso dobbiamo riparare i danni fatti da medici stranieri... Il paziente finisce per pagare le visite in Italia più di quello che ha speso in Albania. Quindi il risparmio sfuma nel nulla''.

La protesi disallineata, la ferita con problemi non sono cose rarissime...
''Già. Sono complicanze che possono succedere a chiunque. Gli ematomi, i sieromi e le infezioni sono all’ordine del giorno, ma se sei qui puoi rimediare velocemente. L’intervento tempestivo conta molto. Bisogna avere dei punti di riferimento vicini per affrontare velocemente un’emergenza di questo tipo. Senza una figura di riferimento a chi chiami? A chi ti rivolgi? Al pronto soccorso? Non ha senso rischiare così. Non è una passeggiata: è chirurgia! Si può rischiare anche con la rimozione di una banalissima cisti. Nel caso delle protesi al seno, invece, parliamo di interventi fatti in anestesia generale, sedazione profonda. Quando metti la protesi è necessario un periodo di degenza. All’estero vengono mandati a casa dopo pochi giorni e visitano i clienti addirittura un mese dopo. I chirurghi seri fanno più visite di monitoraggio stabilite a distanza dì poco tempo, che non costano nulla, ma che sono fondamentali per valutare la situazione dopo un’operazione chirurgica. Se ti operi in Turchia, come fai? Fai le visite su WhatsApp? Bisogna promuovere una cultura della salute anche in questo campo''.

In Italia, invece, abbiamo il problema delle estetiste che praticano le “punturine”: iniezioni di botulino a buon mercato...
''Anche questo è un caso che mi è capitato. Una paziente a cui avevo rifatto il seno e il naso se n’è venuta con delle labbra mostruose. Le ho chiesto cosa le fosse successo. Non si era rivolta a un chirurgo estetico. Lei mi ha detto che una ‘signora russa’ le aveva fatto le punture per ‘modellare’ le labbra. Le ho chiesto quanto avesse pagato e mi ha risposto: ‘150 euro’. Per pochi euro, dopo aver fatto per bene il seno e il naso, si è rovinata le labbra. Tra l’altro non sappiamo nemmeno quali prodotti vengano utilizzati. Non sappiamo se si tratta di materiali pericolosi o mal conservati''.

Bisogna fare informazione, perché a volte c’è troppa leggerezza...
''Io rimprovero chi mette a rischio la propria salute rivolgendosi a gente non qualificata''.

Possiamo spiegare quali sono le figure professionali che sono idonee per praticare questo tipo di interventi?
''Ci si può rivolgere anche a un medico specializzato in medicina estetica, cioè chi ha fatto il master in medicina estetica. Ma per la chirurgia ci vogliono 6 anni di medicina e 5 per la specializzazione. In Italia bisogna essere medici, perché questo percorso di studi offre molte più garanzie al paziente. Il nostro ruolo è molto importante anche per le donne che hanno subito interventi oncologici: le aiutiamo a recuperare il seno sottoposto a operazioni molto invasive. Quindi, abbiamo a che fare anche con pazienti fragili: ci vuole un percorso fatto di controlli e monitoraggio della situazione''.

Quindi, nemmeno con punture di acido ialuronico e di botulino si scherza, vero?
''Certamente, bisogna utilizzare solo prodotti certificati dalle massime autorità sanitarie mondiali. Per fortuna non esistono più gli olii di silicone, a meno che non ci si rivolga a certe estetiste brasiliane, che praticano questi interventi nei sottoscala. Cose destinate a riempire le pagine di cronaca nera. Nel mercato nero sono ancora in circolazione materiali molto pericolosi contenenti microplastiche, che possono causare reazioni allergiche molto importanti. La mia unica raccomandazione è di tenere gli occhi ben aperti: la superficialità in questi campo può essere fatale''.

di Gaetano Gorgoni


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