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L’EMA dà il via libera al vaccino anticovid: ecco come funziona

La campagna vaccinale anticovid può partire (entro 5 giorni contemporaneamente in tutti i paesi dell’Unione Europea): l’Agenza europea del farmaco ha dato il via libera condizionale al vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech

La campagna vaccinale anticovid può partire (entro 5 giorni contemporaneamente in tutti i paesi dell’Unione Europea): l’Agenza europea del farmaco ha dato il via libera condizionale al vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech. Anche in Puglia è tutto pronto (con 11 punti di stoccaggio): si comincerà dagli operatori sanitari per poi vaccinare 20mila anziani nelle rsa pugliesi. Il vaccino prodotto contro il coronavirus (e sicuramente orientato contro il ceppo virale che fino a questo momento si è reso responsabile della pandemia planetaria), a differenza di molti altri vaccini che lo hanno preceduto, non contiene virus vivo “attenuato” capace di attivare una risposta immunitaria “orientata”, ma è composto da minuscole sfere lipidiche chiamate liposomi contenenti, a loro volta, RNA messaggero virale. Con il professor Mauro Minelli cerchiamo di capire come funziona. 

L’RNA messaggero virale,  raggiunte le cellule per il tramite del veicolo liposomiale, sprigiona le informazioni necessarie per produrre la proteina “Spike”, ovvero la proteina di attracco del SARS Cov-2 all’organismo umano. Nei confronti di questa proteina il sistema immunitario del soggetto vaccinato produce specifici anticorpi neutralizzanti, così impedendo all’eventuale coronavirus, che dovesse poi realmente attaccare quell’organismo ed infettarne le cellule grazie alla sua propria proteina Spike, di innescare la malattia. 

Professor Minelli, ora che l’EMA ha dato il via libera al vaccino anticovid possiamo definirlo sicuro?

“A seguito della somministrazione di questo vaccino sono stati finora segnalati alcuni casi di reazioni avverse severe (due in Alaska e altre due nel Regno Unito) per lo più verificatesi in soggetti con storia nota di allergia (senza specificare di che natura fosse l’allergia). In ragione di tali reazioni, puntualmente segnalate da una cronaca a caccia perenne di ‘strilli’ per titoloni esclusivi, sono immediatamente partiti warning più che allarmanti secondo i quali, in Italia, addirittura un soggetto su 4, calcolando una platea nazionale di allergici pari al 20% della popolazione, sarebbe a rischio di anafilassi dopo aver ricevuto il vaccino anti-CoViD.

Considerando, al momento, l’impossibilità di stabilire con certezza la sostanza realmente induttrice di queste reazioni, per quanto venga fortemente sospettato il glicole polietilenico, che pure è un prodotto diffusamente e quotidianamente utilizzato in farmacologia e/o in cosmetologia, e pur essendo personalmente consapevole del fatto che le reazioni indesiderate a vaccini sono effetti avversi alquanto rari, imprevedibili anche perché non necessariamente dipendenti da un eventuale stato allergico predeterminato, voglio ricordare anzitutto a me stesso le pratiche della ‘terapia iposensibilizzante specifica’– ovvero il cosiddetto ‘vaccino’ antiallergico – che ancora oggi nel nostro Paese viene richiesto e praticato da circa 150.000 persone con asma, rinite, oculorinite (dati ufficiali del mercato italiano 2019)”.

L’anticovid non sarà certo più pericoloso dell’antiallergenico...

“Per quanto ritenuto l’unico trattamento in grado di modificare la storia naturale delle allergie respiratorie, il ‘vaccino’ antiallergico, somministrato ad adulti e bambini fino a non molti anni fa solamente in formulazione sottocutanea (proprio come tutti i vaccini comunemente praticati), certamente non è esente da rischi. In effetti, secondo dati ufficiali tratti dalla letteratura scientifica di settore, nella vaccinazione contro il veleno di api, vespe e calabroni, la frequenza di eventi avversi ‘locali’ viene riportata intorno allo 0,8% delle iniezioni e, per le reazioni generalizzate, allo 0,27%, coinvolgendo il 5% dei pazienti. Una  percentuale del 4,1% viene, invece, segnalata per le reazioni avverse a preparati vaccinali somministrati in pazienti asmatici, allergici a pollini o acari o epiteli di animali o muffe. Per queste ragioni è previsto che le dosi terapeutiche di quei ‘vaccini’ vengano somministrate in ambiente protetto, con personale adeguatamente formato e, dunque, in grado di riconoscere immediatamente la reazione e trattarla nel modo più rapido, competente e sicuro”.

Quindi, perché tanto allarmismo sui possibili effetti avversi del vaccino anticovid? 

“Allora, richiamando queste antiche reminiscenze da allergologo ‘di trincea’ e valutando la sostanziale semplicità con la quale era e continua ad essere piuttosto semplice e quasi automatico prescrivere e somministrare il “vaccino” a quantità più che rilevanti di persone di ogni età affette da allergie respiratorie, mi chiedo perché per tre o quattro casi di reazioni avverse, pure prevedibili rispetto ad una pratica risaputamente non esente da un minimo margine di rischio, si lanciano alert difficilmente controllabili destinati a diventare ingestibili quando trasferiti alla libera interpretazione dell’utenza social, mentre invece per uguali percentuali di analoghe reazioni note da decenni, regna indisturbato il più scontato dei silenzi?  

Eppure, ai soggetti destinati a ricevere il ‘vaccino’ antiallergico, viene preliminarmente spiegato il rischio potenziale di una reazione in corso di una terapia lunga almeno tre anni con punturine spesso praticate settimanalmente, abitualmente registrando una generale tranquillità  dei pazienti rassicurati dal fatto che la pratica vaccinale verrà eseguita sotto diretto controllo dell’allergologo che terrà il ‘vaccinato’ in osservazione per almeno 30 minuti dopo l’iniezione”.

Quindi, sarà sufficiente tranquillizzare i pazienti sulla possibilità di gestire nell’immediato gli eventuali effetti reattivi del nuovo vaccino, così come si fa nel caso delle terapie iposensibilizzanti anti-allergiche, per invogliare la gente alla vaccinazione contro la CoViD?

“Sarà utile, ai fini di un’auspicabile ampia adesione al programma di vaccinazione, prevedere un somministrazione del preparato vaccinale in ambiente protetto per fugare ansie e paure esagerate e spesso paralizzanti? Potrà essere rassicurante mettere a disposizione della gente la competenza di professionisti formati ed addestrati ad esercitare questo tipo di funzione? Potrà essere confortante rincuorare gli indecisi, informandoli del fatto che esistono delle pratiche preparatorie, cioè delle opportune ‘premedicazioni’ accessibili a tutti, grazie alle quali neutralizzare o, comunque, minimizzare eventuali reazioni al vaccino? Oppure basterà, più semplicemente, contenere le notizie relative alla vaccinazione anti-coViD entro i confini di un’informazione corretta, serena e calibrata, fondata sulle evidenze e non affatto sul sensazionalismo ad ogni costo, per incoraggiare la popolazione ad una profilassi immunitaria indispensabile a neutralizzare la diffusione e la progressione di un contagio in atto che ha sovvertito le nostre vite e messo in discussione i fondamenti della nostra società?  Sarà forse il caso di pensarci un momento e, avendone gli strumenti conoscitivi e operativi adatti, coerentemente agire di conseguenza”.

Gaetano Gorgoni

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