Cronaca Leuca 

Il Tar dà ragione ai lidi, proroga fino al 2033. Salvemini tira dritto: «Exit strategy»

Nuova puntata sulle proroghe delle concessioni degli stabilimenti balneari: i giudici leccesi hanno accolto il ricorso di due concessionari di Castrignano del Capo

Il Tar di Lecce ha accolto i ricorsi di due società titolari di lidi del litorale di Leuca, il Lido Azzurro e il Samarinda Beach House: il presidente Antonio Pasca, ha disposto il ripristino della estensione della proroga della relativa concessione demaniale sino al 31 dicembre del 2033 dapprima concessa e poi ritirata dagli uffici comunali, con un provvedimento in autotutela.

Una decisione che ha scatenato un effetto a catena nelle amministrazioni comunali salentine, che fino ad ora erano andate in ordine sparso, tra chi infatti aveva prorogato fino al 2033 come Gallipoli, chi invece non aveva ancora fatto nulla, e chi invece come Castro e Lecce aveva deciso di dare tre anni di tempo per sistemare la questione. Proprio il sindaco del capoluogo, Carlo Salvemini però difende la sua scelta: «La questione oggetto della sentenza -sottolinea il primo cittadino- si concentra sull'asserito obbligo della Pubblica Amministrazione di conformare la propria attività alla legge, senza alcuna possibilità di disapplicarla, da cui consegue secondo il Tar di Lecce il vincolo del dirigente comunale di osservare la legge che proroga fino 2033 delle concessioni demaniali marittime in scadenza il il 31 dicembre prossimo. Con ciò prendendo nettamente le distanze da quanto stabilito dal Consiglio di Stato con sentenza del 2019, secondo cui il funzionario pubblico è tenuto a non applicare la suddetta norma, in quanto in contrasto col diritto eurounitario. E ad ulteriore riprova della complessità della materia e della molteplicità di opinioni- tutte autorevoli- che vi sono sul tema.

«Ciò ha convinto la nostra amministrazione -ha continuato- a ricercare una exit strategy che dia certezze immediate ai balneari e garantisca una corretta gestione del demanio al Comune: quella appunto della proroga tecnica per superare l'evidente questione che inevitabilmente insorge sotto vari profili, non ultimo quello edilizio-paesaggistico, di un utilizzo del bene demaniale senza titolo concessorio (certamente in scadenza al 31 dicembre 2020)».

Quindi Salvemini ha invitato nuovamente i concessionari balneari a valutare con attenzione la proposta avanzata dall’amministrazione: «Si tratta di un provvedimento non viene ad essere automaticamente superata dalla odierna sentenza del Tar, sempre soggetta ad impugnazione e quindi suscettibile di revisione da parte del Consiglio di Stato. Autorità giudiziaria che, come detto, in senso opposto, si è già espressa sulla doverosità della disapplicazione della normativa nazionale in contrasto con quella comunitaria ed alle pronunce della quale occorre riferirsi per dare certezza ed efficacia alla gestione della cosa pubblica. Non c'è nessuna volontà politica superiore che possa oggi obbligare un dirigente a firmare un provvedimento di proroga che non trova comunque il conforto del Consiglio di Stato, dell'AGCM oltre che la preoccupazione di evitare l'avvio di eventuali procedimenti penali così come avvenuto nei confronti di molti che hanno deciso di firmare rinnovi/proroghe fino al 2033».

Salvemini ricorda che soltanto il legislatore potrà quindi fugare i molti dubbi e ricomporre le  opposte interpretazioni «mettendo fine ad una vicenda complessa  che merita di trovare soluzione».

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