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Problemi gastroenterologici: dolore toracico, reflusso e prevenzione 

Alcune patologie diffuse, trascurate e spesso curate male, come il reflusso gastroesofageo, possono complicarsi fino alla comparsa del tumore. Si può intervenire con farmaci e chirurgia: le ris...

Alcune patologie diffuse, trascurate e spesso curate male, come il reflusso gastroesofageo, possono complicarsi fino alla comparsa del tumore. Si può intervenire con farmaci e chirurgia: le risposte del professor Marcello Ingrosso e del responsabile di Gastroenterologia del Centro Calabrese, Giovanni Luca Rizzo, non lasciano spazio a dubbi sulle terapie necessarie e sulla imprescindibile collaborazione con il medico di famiglia. Privato e pubblico devono essere complementari, per eliminare liste d’attesa, offrire il massimo della tecnologia ed eliminare i viaggi della speranza, inoltre il collegamento tra medico di base e specialista deve essere molto più solido. Anche di questi temi si è discusso nella sala convegni del Centro dei dottori Maria Luisa e Ruggiero Calabrese. Ogni anno in Italia sono stimate circa 52.000 nuove diagnosi di tumore al colon con una prevalenza di uomini (29.500 contro 22.900 donne). Ma bisogna fare i conti con un alta percentuale anche di tumori all’esofago. Le malattie che riguardano la gastroenterologia sono in aumento, probabilmente anche per gli insani stili di vita, ma oggi i farmaci sono in grado di dare risposte capaci di evitare pericolose complicanze e soprattutto l’evoluzione di determinate patologie in cancro. Sono necessari presidi territoriali in grado di fare una corretta diagnosi e offrire compentenze e tecnologia insieme, senza far vagare il paziente da uno studio all’altro.  L’incontro tra esperti intitolato “La gastroenterologia nella pratica clinica comune”, diretto dal responsabile scientifico Giovanni Luca Rizzo, ha offerto importanti spunti sui temi più disparati, inclusi quelli delle necessarie tecnologie diagnostiche, che il centro cavallinese offre. In un caldo sabato mattina è stata registrata una forte partecipazione di esperti del settore, che si sono confrontati su diagnosi e cura dei problemi gastroenterologici. Presente anche il vicepresidente della III Commissione Sanità, Paolo Pellegrino, che in occasione di un breve saluto istituzionale ha parlato  del rapporto integrato che il privato deve instaurare con il pubblico. “Non un rapporto alternativo: non sono due settori autonomi, ma devono lavorare per ridurre liste d’attesa e ‘viaggi sanitari’ al nord. Il secondo aspetto riguarda medicina generale: una ridotta offerte ospedaliera impone una collaborazione col medico di base. La diagnosi comincia dallo studio del medico di famiglia e si integra con l’intervento dello specialista”- ha detto il consigliere regionale. “Il nostro centro oggi offre tutte le tecnologie diagnostiche di ultima generazione e il personale specializzato che, in équipe, è in grado di dare risposte importanti a questo territorio, che spesso si è confrontato con autentiche migrazioni di massa di pazienti verso i centri del nord - ha spiegato la dottoressa Maria Luisa Calabrese - Oggi offriamo un servizio completo agli utenti anche di fuori provincia, con una gastroenterologia d’eccellenza”.  REFLUSSO GASTROESOFAGEO, DIAGNOSI E CURA NELLA RELAZIONE DEL PROF. INGROSSO  Reflusso gastroesofageo, spasmo esofageo diffuso e tanto altro si fanno sentire con il dolore toracico. Quella del reflusso è una sindrome complessa che rende difficile la classificazione. Spesso si associa all’ernia iatale, ma non sempre quando c’è una patologia si verifica l’altra. La barriera antireflusso naturale cede: da qui nasce il problema. L’acido peptico lede le giunzioni intercellulari, che a loro volta favoriscono l’ulteriore penetrazione dell’acido.  Nel soggetto che soffre di reflusso si possono manifestare diversi sintomi:  tosse stizzosa, mal di gola, infiammazioni varie e persino dolore toracico.  TERAPIE  Ci sono diversi modi per intervenire nell’attivazione della barriera antireflusso, molti ancora in fase sperimentale: ora si sta provando un anello restringente. Allo stato attuale i farmaci inibitori di pompa restano rimedi efficacissimi, quelli da cui si parte per la terapia unita a una dieta che elimini cibi capaci di favorire il reflusso gastroesofageo. Ma si registrano delle esagerazioni nel prescrivere questi farmaci. La spesa della gastroenterologia è alta: è necessario un corretto uso delle prescrizioni e un’efficace assistenza dei pazienti. Gli inibitori evitano problemi più gravi, ma in rari casi non funzionano e allora c’è la chirurgia che può arrivare a raggiungere l’obiettivo. “L’endoscopia è il primo esame che generalmente si effettua, ma a volte può non bastare - spiega il professor Marcello Ingrosso, già docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - In questi casi si parla di malattia da reflusso senza esofagite, cioè senza un’immagine che si possa diagnosticare per via endoscopica. Quando l’endoscopia è negativa, in alcuni  casi, per stabilire l’esistenza del reflusso si fa un altro esame: PH-Impedenziometria esofagea. Si introduce un sondino che ha dei sensori all’estremità, dal naso fino all’esofago, e lì saremo in grado di valutare tutti gli episodi di reflusso avvenuto nelle ultime 24 ore, il tipo di reflusso (solido o gassoso) e la composizione. Spesso si crede che sia un reflusso acido che sale la causa del malfunzionamento della valvola che lo dovrebbe contenere (sfintere esofageo inferiore), ma in molti casi è basico o misto. Quindi, a secondo del tipo di materia che risale, possiamo capire il tipo di terapia da applicare al singolo paziente.  È importante capire se dobbiamo combattere l’acido oppure no”. Secondo il dottore Ingrosso la gastroscopia è un esame diagnostico ancora imprescindibile, anche perché consente di fare delle biopsie a livello di esofago e stomaco necessarie a una diagnosi puntuale.  Davanti a patologie resistenti al farmaco la chirurgia può essere risolutiva. Durante la sua relazione, il professor Ingrosso ha parlato di un anello capace di bloccare il reflusso gastroesofageo.  “Questo anello si sta già usando, ci sono i primi lavori in letteratura medica,e sembra che stia dando buoni risultati con un intervento chirurgico poco invasivo. Ma non è questo l’unico intervento chirurgico su cui si sta puntando: sono stati effettuati su alcuni pazienti diversi interventi per via endoscopica. Questi interventi non fanno altro che cercare di chiudere la strada al reflusso. Purtroppo nemmeno gli interventi chirurgici, in alcuni casi, funzionano al cento per cento”.  IL REFLUSSO GASTROESOFAGEO DA AFFRONTARE IN SQUADRA CON LA MEDICINA DI BASE Il direttore di Gastroenterologia del Centro Calabrese di Cavallino, Giovanni Luca Rizzo, durante la sua relazione ha raccontato di un paziente che gli chiedeva la gastroscopia perché gliel’aveva consigliata la moglie, senza alcuna anamnesi fatta dal medico di base, ma solo con una prescrizione. È proprio da questo cortocircuito che bisogna ripartire: il medico di base e il primo anello di una catena virtuosa in cui il paziente viene preso in carico e curato in squadra. È il medico di base che deve raccogliere i primi dati e indirizzare il paziente dallo specialista: è da qui che deve ripartire la medicina di territorio, servendosi dei centri specializzati (pubblici o privati, che lavorano in maniera complementare) che mettono a disposizione tutto il necessario per una cura completa nel Salento. “Il convegno di oggi nasce proprio dall’esigenza e di stringere un patto per una maggiore collaborazione con i medici di base, perché la patologia gastrointestinale è molto diffusa nella popolazione. Un medico di famiglia formato sull’argomento può far intraprendere il percorso giusto al paziente. Il medico di famiglia può fare l’anamnesi, cominciare la diagnosi e anche la terapia: noi diventiamo il suo supporto e la guida verso la diagnosi e la guarigione definitiva. In questo modo è più facile un intervento tempestivo, prima che la patologia progredisca”. La patologia gastrointestinale si manifesta anche con dolore toracico, come ha ricordato oggi il direttore Rizzo: ecco perché è necessario conoscere questo problema in tutte le sue manifestazioni. “È molto più comune avere un dolore toracico che non abbia un’origine cardiaca, soprattutto fra i più giovani: spesso si tratta del sintomo del reflusso - continua Rizzo- Si tratta di problemi molto diffusi, che abbassano notevolmente la qualità di vita del paziente. La chirurgia è una delle strade possibili, si è sempre percorsa, sin da prima che arrivassero le medicine. Ovviamente si cerca di non arrivare all’intervento chirurgico, ma in alcuni casi è inevitabile”. Il dottor Rizzo ricorda che un reflusso gastroesofageo non trattato o trattato male può portare alla neoplasia dell’esofago, una delle più pericolose per il paziente. Le complicanze possono essere fatali: davanti a questo tipo di problemi bisogna alzare la guardia. Ignorare il problema del reflusso o conviverci senza affrontarlo è lo sbaglio più grosso che si possa fare. Mai sottovalutare i problemi gastrointestinali.

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