Arte e archeologia Lazzi, sberleffi e dipinti di Dario Fo in mostra a Brindisi Fino al 28 febbraio prossimo un mostra imperdibile che celebra, in oltre 300 opere, l’estro e il talento pittorico di uno dei protagonisti del panorama culturale italiano e contemporaneamente ri... 23/12/2012 a cura della redazione circa 3 minuti Fino al 28 febbraio prossimo un mostra imperdibile che celebra, in oltre 300 opere, l’estro e il talento pittorico di uno dei protagonisti del panorama culturale italiano e contemporaneamente ripercorre la cinquantennale carriera della Compagnia Teatrale Fo-Rame. A cura di Comune di Brindisi, Teatro Pubblico Pugliese e Compagnia Teatrale Fo-Rame e con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione Puglia, la mostra “Lazzi. Sberleffi. Dipinti”, a Palazzo Granafei Nervegna fino al 28 febbraio prossimo, sarà un’importante occasione per comprendere quanto la pittura abbia costituito un punto cardine nel linguaggio espressivo del Premio Nobel per la letteratura Dario Fo. A testimoniare l’inesauribile e imprevedibile creatività dell’artista saranno esposte 300 opere con una grande varietà di stili e tecniche: dalle pitture dei primi anni ai collages, agli arazzi, fino ai monumentali acrilici più recenti. In mostra anche oggetti di scena, maschere, costumi e pupazzi utilizzati negli allestimenti teatrali. Il percorso espositivo si apre entrando nel vivo della satira politica e di costume da sempre praticata nell’arte di Dario Fo, in pittura e in teatro: questo discorso culmina nelle grandi tele “parlanti” realizzate per raccontare l’ultimo ventennio. Si passa dal “berlusconismo” alla globalizzazione, dalle lotte per il lavoro e le morti bianche alla speculazione sul terremoto e le grandi opere, dalla dittatura della finanza alle guerre per esportare la democrazia, dalle spese per armamenti sempre più distruttivi all’eterno sfruttamento dei poveri del continente africano costretti a rischiare la vita per sbarcare sulle nostre coste. La mostra accompagna poi il visitatore, in un lungo viaggio attraverso la “storia dell’arte”: dai lavori ispirati alle incisioni rupestri preistoriche ai nostri giorni, attraversando i linguaggi della classicità greca e romana sino alla preziosità dei mosaici ravennati e bizantini. L’interesse di Dario Fo per l’arte del Medioevo e del Rinascimento è testimoniato dai lavori che celebrano l’iconografia cristiana, da quella delle catacombe alla Bibbia per giungere al ciclo dell’amato “Santo Giullare” Francesco. Seguono molte altre opere realizzate in seguito ai lunghi studi per preparare le lezioni-spettacolo su Giotto e Pietro Cavallini, Mantegna, Giulio Romano, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Correggio e Caravaggio. La mostra a Palazzo Granafei Nervegna si conclude con due sezioni dedicate alla formazione artistica di Fo. Da una parte l’incontro precoce e fondamentale con la pittura: dai primi studi sul natio Lago Maggiore al trasferimento a Milano e alla frequentazione dell’Accademia di Brera, dove incontrò maestri come Achille Funi, Carlo Carrà e Aldo Carpi e amici come Cavalieri, Tadini, Peverelli… Dall’altra l’incontro con la musica e in particolar modo con il jazz portato dagli americani con la Liberazione, Fo ha dedicato alcune opere ai locali dove suonava e cominciava a intrattenere il pubblico assieme a Celentano, Jannacci, Gaber, Intra e Cerri. Il secondo percorso della mostra, nel foyer del Nuovo Teatro Verdi, documenta la storia della Compagnia Teatrale che il maestro ha fondato e diretto con Franca Rame attraverso locandine e manifesti degli spettacoli che hanno scandito 50 anni di carriera. L’incontro con Franca, avvenuto nel 1952, per Dario è stato l’incontro con il teatro. I Rame erano una antica famiglia di artisti girovaghi, che dal ‘600 continuò a recitare nel solco della tradizione della commedia dell’arte; Franca, erede diretta dei grandi comici del passato, fece scoprire a Dario la satira come strumento fondamentale per la propria elaborazione artistica. (fonte: Belpaese)
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