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San Biagio, il panettone e la prevenzione dello spreco alimentare

Il Santo e le tradizioni a lui collegate sono chiamate in causa per garantire la credibilità della divulgazione delle pratiche contro lo spreco del cibo.

Due ricorrenze ravvicinate nel mese di febbraio quella del 3 in onore di San Biagio e quella del 5 in cui si celebra l’XI Giornata di prevenzione dello spreco alimentare, ecco cosa hanno a “spartire” i due vicini di calendario.

L'evento accenderà i fari del confronto sull’attuazione degli obiettivi di sostenibilità determinati dall’Agenda delle Nazioni Unite. Con l’edizione 2024, i promotori vorranno certamente incidere sulle famiglie, sui cittadini, sulle imprese e sugli Enti per sollecitare le buone pratiche per prevenire lo spreco alimentare nelle nostre case come anche nella ristorazione, nel commercio e nella distribuzione del cibo come anche nei c.d. “punti di partenza” costituiti dalle filiere produttive.

Certamente il dibattito si aprirà alla possibilità di sollecitare norme di legge che aiutino a controllare il problema, una di queste potrebbe rendere obbligatorio il servizio del “doggy bag”, contenitori riutilizzabili o riciclabili che bar e ristoranti dovrebbero mettere a disposizione dei clienti che lo richiedano al fine di permettere di portare a casa il cibo non consumato.

L’attuazione di misure di prevenzione allo spreco alimentare passa soprattutto attraverso buone pratiche quotidiane quali la pianificazione dei pasti, una buona abitudine che riduce lo spreco degli acquisti da effettuare innanzi tutto verificando le scorte in casa per poi pianificare una “lista delle spese” che è il metodo più semplice per comprare solo ciò che serve. In questo senso, assume importanza il saper divulgare le buone pratiche quotidiane antispreco favorendone la capillare diffusione, considerando che la buona “divulgazione” altro non è che un racconto che cerca di seminare orientamenti e convincimenti, da sempre per rendere la comunicazione più efficace ci si affida a credibili “testimonial”.

Ed ecco che San Biagio e le tradizioni a lui collegate, vengono chiamate in causa per farsi garanti della credibilità della divulgazione delle pratiche contro lo spreco alimentare.

San Biagio, di origini armene, era un medico poi nominato vescovo di Sebaste che visse tra il III ed il IV secolo dopo Cristo, dopo esser stato imprigionato dai romani e dopo tremendi supplizi morì martire per non aver mai rinnegato la fede in Cristo. Il suo nome è legato alla benedizione della gola che avviene nel mondo cattolico proprio il 3 febbraio. San Biagio protettore dai malanni della gola, trae origine da un'antica tradizione che narra di una madre disperata che si rivolse al Santo per guarire il suo bambino che stava soffocando a causa di una lisca di pesce conficcata nella gola. Si narra che San Biagio dopo aver benedetto un pezzetto di pane, lo fece ingoiare al bimbo salvandolo.

Il culto di San Biagio è diffusissimo anche in Italia , a Lecce, una antica tradizione reclama addirittura la nascita del Santo proprio a Lecce dove visse prima di partire per l’Armenia dove divenne Vescovo di Sebaste. Una sua statua del Santo si erge a protezione di una delle tre porte di accesso al nucleo antico della città . Nota era la devozione del duca Giovanni Antonio Orsini del Balzo che eresse due cappelle in onore del Santo una vicina l’attuale porta omonima e l’altra presso Torre del Parco. In età medioevale, le due cappelle erano collegate tra loro un viale dritto ed alberato che di fatto inneggiava al Santo.

Nel Salento, San Biagio è il patrono di Corsano, Avetrana e Carosino. Noto il detto in leccese ''Te Santu Lasi alla marenna trasi'' per indicare che il tempo del lavoro e quindi la luce del giorno di allungava a partire proprio dalla ricorrenza di Santu Biasi o Santu Lasi. Ma la tradizione vuole che la devozione per San Biagio sia molto sentita soprattutto a Milano, noto il proverbio lombardo “San Bias el benediss la gola e el nas” (San Biagio benedice la gola e il naso). Il panettone di San Biagio - Proprio a Milano una tradizione relativamente più recente è collegata a San Biagio. La leggenda narra che una donna nel periodo di Natale, si recò da un frate che, frate Desiderio, per far benedire i panettone che lei stessa aveva preparato per le feste imminenti. Il frate, non potendo dargli ascolto, pregò la donna di lasciargli il panettone e di ritirare, dopo qualche giorno, il dolce benedetto. Tuttavia la donna non riuscì a passare per Natale a ritirare il panettone ed il frate, forse pensando che se ne fosse scordata, pian piano... se lo mangiò. La donna decise di presentarsi dal frate per ritirare il panettone proprio il 3 febbraio, il giorno della ricorrenza di San Biagio. Il frate dispiaciuto andò a prendere il piatto della donna al fine di restituire almeno quello... Qui la sorpresa: il frate non solo trovò il panettone al suo posto, ma era anche di dimensioni doppie rispetto a quello ricevuto dalla donna. Questa sovrannaturale apparizione venne attribuita a San Biagio e da allora nacque l’usanza, per i milanesi, di consumare i panettoni avanzati a Natale proprio il giorno della ricorrenza di San Biagio. Chiaramente al dolce vennero attribuite proprietà “miracolose” in grado di preservare dai malanni della gola.

Ed ecco come la tradizione e San Biagio aiutino a riflettere sulle buone pratiche di prevenzione allo spreco alimentare per contrastare la pratica di buttar via il cibo avanzato e ne diventino “testimonial”. Ma il panettone mangiato il giorno di San Biagio invita anche a puntare alla valorizzazione dei prodotti artigianali ad alta lievitazione e a provare ad allungare il consumo di questo capolavoro dell’artigianalità italiana, pensandolo, pur nel rispetto dei disciplinari di impasto e lievitazione, anche in altre versioni e varianti affinché il panettone si possa consumare in tutte le occasioni dell’anno e non solo durante le feste natalizie, così come già avviene in sud America, principalmente in Perù dove il panettone è molto amato tutto l’anno.

di Luigi Sances


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