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Parabita, presentazione volume in onore di Aldo de Bernart

Domani alle 17:30 presso il Teatro Carducci, su iniziativa della Società di Storia Patria per la Puglia - Sezione di Lecce e dell’Associazione Italia Nostra - Sezione Sud Salento.

Martedì 20 febbraio alle ore 17.30 presso il Teatro Carducci a Parabita, su iniziativa della Società di Storia Patria per la Puglia - Sezione di Lecce e dell’Associazione Italia Nostra - Sezione Sud Salento e con il patrocinio del Comune di Parabita, verrà presentato il volume “Scuola, ricerca e memoria. Aldo de Bernart 10 anni dopo (2013 - 2023)”.

Dopo i saluti di Mario Fiorella, Presidente della Sezione Sud Salento di Italia Nostra, di Alessandro Laporta del Centro Studi Salentini e di Paolo Vincenti della Società di Storia Patria per la Puglia, interverranno l’Arch. Andrea Mantovano e il Prof. Antonio Romano. Le conclusioni della serata sono affidate al Presidente della Sezione di Lecce della Società di Storia Patria Mario Spedicato mentre a introdurre e condurre l’incontro sarà Marcello Seclì della Sezione Sud Salento di Italia Nostra.

I contenuti del volume
Per ricordare Aldo de Bernart nel decennale della scomparsa l’11 marzo 2023 a Ruffano si è tenuta la serata commemorativa “Ricordo di Aldo de Bernart - a dieci anni dalla scomparsa” e successivamente un’altra serata si è tenuta a Parabita il 23 maggio 2023 per ricordare il maestro e lo studioso della storia del Salento. Da questi incontri, entrambi partecipati e densi di significato, è germinata l’idea di realizzare il volume “Tra scuola, ricerca e memori. Aldo de Bernart dieci anni dopo (2013 /2023)” . Un volume che rende onore al maestro gentiluomo Aldo de Bernart, studioso e promotore di cultura, la cui vita è ruotata prevalentemente attorno ai centri di Ruffano, Parabita e Gallipoli, nel volume rappresentati da altrettante sezioni identitarie.

Nel 2015 la S.S.P.P. aveva già omaggiato lo scomparso con il volume Luoghi della cultura e cultura dei luoghi. In memoria di Aldo de Bernart, a cura di Francesco De Paola e Giuseppe Caramuscio (“I quaderni de L’Idomeneo”, Lecce, Grifo Editore), in cui erano stati chiamati a raccolta diversi studiosi, colleghi e amici che avevano intrecciato il proprio percorso umano e professionale con quello di de Bernart. Con quello del 2015 questo volume si pone in continuità e, infatti, alcuni nomi, fra gli autori presenti, vi ricorrono, segno di un tenace legame e di una comunione spirituale che li unisce al maestro Aldo . Del resto, se “una scuola senza un buon maestro è come una casa senza tetto”, come vuole un adagio popolare, che in questo volume si è voluto dare una casa a quanti, e sono molti, sono stati e si ritengono ancora suoi allievi.

Nel volume, edito per i tipi di Giorgiani, dopo i saluti della Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Ruffano Donata De Masi e quello del Parroco di Ruffano Don Nino Santoro, Paolo Vincenti ripercorre tutte le iniziative che in questi dieci anni dalla scomparsa di Aldo de Bernart si sono tenute in suo onore, fra manifestazioni e articoli su svariate riviste salentine.

Sentito è il contributo di Marcello Seclì che, partendo dai tempi della fanciullezza negli in cui Aldo de Bernart insegnava a Parabita, passa poi a ricordare gli anni dell’amicizia e della collaborazione culturale che lo hanno visto legato fino agli ultimi giorni. Moltissime le occasioni di collaborazione fra Seclì, nella veste di Presidente della Sezione Sud Salento di “Italia Nostra” e lo studioso de Bernart, fedele custode di patrie memorie. Nelle svariate iniziative ideate e progettate da Seclì per la tutela e la divulgazione del patrimonio storico-culturale del territorio salentino, de Bernart è stato sempre testimonial accorato e protagonista nelle varie intraprese che lo hanno visto autore, curatore di volumi e appassionato relatore.

Breve ed intenso il ricordo di Ortensio Seclì, Aldo c’era, mentre quello di Roberto Leopizzi, anche in qualità di benemerito sponsor con la sua impresa di questa iniziativa editoriale, nel Ricordo di un Uomo straordinario per un’Amicizia oltre il tempo, rimemora i legami della sua famiglia con de Bernart.

Vincenzo Vetruccio, ricollegandosi alla serata a Ruffano dedicata alla commemorazione di de Bernart, apre il proprio archivio personale traendovi non solo cari ricordi del collega e maestro (Vetruccio ha insegnato nella Scuola Elementare “Saverio Lillo” per molti anni, Direttore de Bernart) ma soprattutto preziosissime carte manoscritte quali lettere inviate a de Bernart da vari studiosi e colleghi, recensioni dei suoi libri, fogli sparsi di appunti e, quel che rappresenta la vera chicca del libro, uno scartafaccio dal titolo “Poesie e scritti di Aldo de Bernart”, contenente varie poesie del maestro del tutto inedite, vergate negli anni e ispirate da fatti ed episodi legati al mondo della scuola o alla cronaca nazionale.

Anche la testimonianza di Ermanno Inguscio si tiene sul filo della memoria. Egli ripercorre i ricordi di una vita che lo legano al commemorato. A costellare il saggio di Inguscio, come quasi tutti gli altri, i titoli dei libri di de Bernart, ormai pietre miliari nella storiografia salentina.

Tra le tracce segnate dal percorso di studi di de Bernart non poteva mancare l’attenzione al mondo della scuola, partendo dal quale il saggio a quattro mani di Francesco Frisullo e Paolo Vincenti, attraverso inediti documenti d’archivio, ricostruisce il processo di scolarizzazione nel territorio di  Ruffano con particolare attenzione al determinante ruolo svolto dalle donne, maestre o anche religiose, prediligendo un approccio di genere con cui viene  approfondito  lo sviluppo storico ruffanese nel XIX sec.

Il saggio di Maria A. Bondanese ritorna all’8 settembre 1943 e ad un’Italia lacerata dalla guerra, dall’eclissi delle istituzioni, dalla violenza nazista, quando il diciottenne Aldo de Bernart, esattamente l’11 ottobre 1943, pendeva servizio presso la Scuola Primaria di Nociglia per darsi al «santo lavoro dell’educazione», opponendo ai disastri della guerra, alla miseria, alla diaspora migratoria, il valore delle persone, la storia e le tradizioni delle comunità perché gli stessi investimenti economici della “ricostruzione” non ne stravolgessero la specifica identità.

Alessandro Laporta, con il suo contributo dal curioso titolo di Don Rodrigo a Ruffano ovvero la tragica fine di un barone, si occupa di una storia che ha per sfondo Ruffano negli anni 1620-1622 e che ricorda sorprendentemente i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Una storia conosciuta anche da de Bernart che non aveva potuto pubblicarla in mancanza di alcuni documenti risolutivi, come l’indicazione della fonte. Questa ora è stata ritrovata da Laporta che infatti la inserisce nel presente volume in omaggio al suo illustre parente.

Il contributo di Nicola De Paulis ripropone un articolo del 1985 apparso sul «Quotidiano di Puglia», di cui De Paulis è stato corrispondente culturale per molti anni. Si tratta di un’intervista a de Bernart in qualità di Direttore Didattico a Ruffano, nella quale egli si sofferma sul rapporto tra patrimonio culturale ed educazione dei bambini, con particolare riferimento all’esperienza della scuola a tempo pieno in provincia di Lecce.

Stefano Tanisi si occupa invece delle opere del pittore ruffanese Saverio Lillo (1734-1796), al quale Tanisi ha dedicato gran parte dei suoi studi di storico dell’arte con nutrite e dettagliate pubblicazioni. Il Lillo era molto caro anche a de Bernart se è vero che Aldo fu del pittore il primo biografo e “scopritore”. In particolare, recenti ricerche hanno meglio chiarito la vicenda biografica e artistica del Lillo, con inediti documenti che riportano la sua permanenza a Napoli.

La sezione parabitana del libro è concentrata nel lungo saggio di Giuseppe Caramuscio e di Luca Sisinni, dedicato al locale Castello. L’obiettivo del lavoro non è consistito nell’apporto di originali elementi conoscitivi riferibili all’arco di vita della struttura (nelle sue varie trasformazioni), quanto piuttosto nel tentativo di identificare e qualificare gli interventi realizzati ai primi del ‘900, dettati da criteri estetici non conformi ai più aggiornati indirizzi del restauro. Interrogativi nuovi, che si aggiungono a quelli più datati, che lasciano sperare in successive ricerche.

Laporta, nel suo secondo contributo presente nel volume, si occupa dell’attività di Aldo de Bernart come critico d’arte riportando due scritti di difficile reperibilità, approntati per due mostre tenute a Gallipoli negli anni ‘70, una di Lionello Mandurino del 1972 e l’altra di Orlando Sparaventi del 1975.

Sulle origini gallipoline della famiglia de Bernart, si sofferma Luigi Giungato, Direttore ella rivista gallipolina di arte e cultura “Anxa news” che spesso ha ospitato la firma di Aldo. Sul ruolo storico di Gallipoli si concentra Mario Spedicato nel suo saggio Gallipoli e il suo porto tra Medioevo ed Età moderna: un ponte per l’Europa che tratta dell’importante ruolo svolto nel tardo Medioevo da Gallipoli e Otranto per gli stretti rapporti con l’impero bizantino, soffermandosi sull’utilizzazione del porto di Gallipoli, divenuto uno dei più importanti siti marittimi del Mezzogiorno d'Italia, per l’esportazione di merci e in particolare dell’olio lampante.

Con questi contributi e saggi il volume intende tracciare attraverso le tre tappe principali del percorso umano del grande maestro: Parabita dove è nato e vissuto da giovane, Ruffano dove ha svolto la sua attività e Gallipoli dove spesso ha soggiornato.


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