Cronaca Puglia sette 

Rapine e armi, preparavano altri assalti e nuovi colpi: sgominata organizzazione criminale

Alle prime luci del mattino, nell’ambito dell’indagine “Cani Sciolti” otto persone sono finite in manette per mano dei carabinieri nel brindisino. Sono accusati di associazione a delinquere, armi, rapine e ricettazione: nel blitz 8 arresti

Associazione a delinquere, detenzione di armi (kalashnikov e pistole), rapina aggravata, ricettazione: sono alcuni dei reati contestati alle persone arrestate questa mattina, alle primi luci dell’alba, nel brindisino dai carabinieri nella vasta operazione denominata “Cani sciolti”. Le operazioni si sono tenute ad Ostuni e Ceglie Messapica, con i militari della Compagnia di San Vito dei Normanni, coadiuvati dai colleghi di Brindisi e da quelli dello Squadrone Eliportato carabinieri “Puglia”, dal 6° Nucleo elicotteri di Bari e dal Nucleo Cinofili della Guardia di Finanza di Brindisi, per un totale di 50 uomini impiegati.

Si è data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta del pm Paola Palumbo, per 8 soggetti: si tratta di Mariano Barnaba e Giuseppe Santoro, entrambi 28enni e residenti a Ostuni, e di Francesco Tanzariello, 57enne senza fissa dimora, tutti finiti in carcere; ai domiciliari, invece, Francesco Barnaba, 60enne di Ostuni, la moglie Margherita Borsellino, 57enne, Oronzo Gaetano Milone, 28enne di Ostuni, Gennaro Cantore, 49enne di Ostuni e Rocco Suma, 35enne di Ceglie Messapica.

L’attività d’indagine è partita dall’analisi di una serie di rapine perpetrate sul territorio: le indagini hanno indotto gli investigatori a ricondurre i diversi episodi delittuosi alla medesima matrice – simili per modus operandi – individuata in un gruppo di rapinatori suddiviso in due squadre, in grado di operare simultaneamente. Si è così disvelata l’esistenza e l’operatività di una pericolosa associazione per delinquere ben strutturata e radicata sul territorio, finalizzata a commettere reati contro il patrimonio (rapine, estorsioni e furti) anche con l’uso delle armi.

Il capo dell’associazione è stato individuato in Mariano Barnaba, che aveva poteri organizzativi e direttivi avvalendosi della collaborazione di Santoro, suo braccio destro nella pianificazione dei colpi e con il compito di intimorire e aggredire le vittime; Tanzariello, invece, oltre a compiti organizzativi, si occupava di reperire i mezzi da utilizzare negli assalti e di effettuare i sopralluoghi degli obiettivi scelti.

Della stessa organizzazione faceva parte Milone e S.A. (denunciato) con il compito di autisti e, oltre ai sopralluoghi, si dovevano occupare dell’occultamento dei veicoli necessari per l’azione delittuosa da compiere; F. R. che coadiuvava Barnaba nella scelta degli obiettivi da colpire e nell’occultamento delle armi; i genitori del capo dell’organizzazione provvedevano a reperire i mezzi “puliti” noleggiati tramite la loro società rimettendoli a disposizione del “gruppo di fuoco”. Gli stessi, nel ruolo di associati con compiti di “supporto logistico e materiale”, utilizzavano la società (attiva nel settore dei prodotti e delle attrezzature farmaceutiche) di loro proprietà, per intestare i noleggi di autovetture pulite che il gruppo di fuoco, al termine degli assalti, utilizzava per fuggire.

L’indagine ha consentito, inoltre, di denunciare 11 persone, inserite a vario titolo nelle dinamiche dell’organizzazione, di evidenziare e comprovare il vincolo associativo tra i partecipanti; di raccogliere elementi di prova relativamente alle rapine perpetrate presso la filiale della Banca Sella di San Michele Salentino il 5 marzo scorso; di ricostruire il modus operandi della banda nella programmazione e nella concretizzazione degli atti delittuosi, sia relativamente alle fasi operative sia rispetto ai necessari supporti logistici e materiali (armi, autovetture, luoghi di occultamento); di documentare la pianificazione e i sopralluoghi preparativi ad imminenti assalti presso i seguenti obiettivi (non realizzati solo per i controlli massicci dovuti alle misure anticontagio): Cash and Carry “Pantamarket di Fasano”; Ufficio Postale di Montalbano di Fasano e Ostuni; Banca Monte dei Paschi di Ostuni; Istituto di Credito Cooperativo di Martina Franca.

Inoltre sono stati documentati assalti previsti a furgoni portavalori, tir e camion in transito sulla SS379; e ancora la pianificazione e il sopralluogo effettuato presso l’abitazione di due coniugi residenti sulla marina di Ostuni, nei confronti dei quali il sodalizio avrebbe dovuto compiere una rapina in villa, per impadronirsi di 200 mila euro in contanti; di verificare il possesso di armi, anche da guerra, acclarato dal sequestro a carico di ignoti della pistola Taurus.357 Magnum con relativo munizionamento; di documentare il nuovo approvvigionamento di armi a seguito del sequestro della pistola, effettuato dai carabinieri, e la ricettazione di due autovetture (una è stata utilizzata per compiere la rapina presso la Banca Sella di San Michele Salentino mentre la seconda – nella disponibilità del sodalizio – è stata sequestrata nel corso delle esecuzioni).

Dalle indagini è emerso che il sodalizio capeggiato da Barnaba e Santoro, una volta individuato l’obiettivo da colpire, era solito incontrarsi per analizzare le informazioni raccolte e approfittare magari di alcune debolezze dei gestori o dei dipendenti ivi presenti. Chiarito ciò, la fase successiva era incentrata sulla suddivisione dei compiti tra i membri della banda e sul reperimento delle armi e delle autovetture da utilizzare. Dunque due gruppi coordinati da Barnaba, uno operativo e composto da Milone, Cantore, Tanzariello e Santoro ed uno logistico composto dai genitori di Barnapa e da un’altra donna deferita in stato di libertà. Gli stessi si avvalevano anche di altri soggetti, esterni all’associazione, per procurarsi informazioni sugli obiettivi e le armi da utilizzare durante gli assalti, tra cui anche Kalashnikov. Tra questi soggetti, Rocco Suma, indagato proprio per ricettazione e per aver, in concorso, procurato una pistola 357 Magnum che Barnaba aveva nascosto in un muretto a secco nei pressi del suo terreno e poi sequestrata dai carabinieri.

Sempre nelle fasi dell’indagine sono emersi elementi indiziari nei confronti del medesimo sodalizio criminale, anche relativamente ad altri fatti delittuosi cruenti, verificatisi nella provincia di Brindisi. Considerata l’urgenza, l’efferatezza delle azioni poste in essere e di quelle programmate, nonché la pericolosità del sodalizio criminale, la Procura della Repubblica di Brindisi ha condiviso pienamente tutta la ricostruzione investigativa e l’impianto accusatorio.

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