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Cinieri: “Il cancro come una pandemia, 30% in meno con stili di vita sani”

Oggi abbiamo intervistato il nuovo presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica: è il salentino Saverio Cinieri. L’oncologo ci avvisa che bisogna imparare a gestire il ...

Oggi abbiamo intervistato il nuovo presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica: è il salentino Saverio Cinieri. L’oncologo ci avvisa che bisogna imparare a gestire il cancro come se fosse una pandemia: gli stili di vita sani possono ridurre i casi del 30 per cento. Nella lunga intervista che vi proponiamo il celebre oncologo affronta diversi temi: dalla tossicità (da tenere sotto controllo) dell’immunoterapia all’accanimento terapeutico. “Inutile e doloroso somministrare la terapia negli ultimi giorni di vita”.  Il presidente Saverio Cinieri è a capo, da due giorni, della più importante società degli oncologi italiani: un ruolo di grande prestigio, che è stato riservato a un eccellente oncologo che dirige Oncologia Medica al Perrino di Brindisi. Siamo andati a trovare il professore nel suo studio all’interno dell’ospedale salentino per farci raccontare qual è il suo programma da realizzare ora che è a capo dell’AIOM e a che punto è la lotta e la ricerca contro il cancro. L’intervista è da leggere tutta d’un fiato per gli importanti temi affrontati e per le risposte che, con semplicità, allontanano falsità e ignoranza sui temi del cancro e delle nuove terapie.  INTERVISTA A SAVERIO CINIERI, PRESIDENTE ELETTO AIOM E DIRIGENTE UOC ONCOLOGIA MEDICA E BREAST UNIT DEL PERRINO DI BRINDISI Presidente, il cancro è ancora la più crudele è invincibile delle malattie che tormentano l’umanità, vero?  "Certamente, noi non abbiamo sconfitto il cancro: abbiamo solo aumentato di molto le possibilità di vivere con il cancro. Il cancro sono cento malattie diverse, forse anche di più. La sconfitta dei cancri sarà un problema dei prossimi anni, ma è ancora lontana. Dobbiamo imparare a fare prevenzione primaria, mettere in atto tutti quei comportamenti che possono ridurre al minimo il rischio di ammalarsi di cancro: corretti stili di vita, attività  fisica e alimentazione sana, ritornando alla nostra dieta mediterranea”.  Oggi la nuova frontiera è quella di utilizzare materiali e prodotti che non contengono interferenti endocrini, vero? Bisogna evitare i parabeni e tanto altro... “I parabeni, ormai, nei prodotti per il trucco legali non esistono più. Dobbiamo stare attenti ai nitriti e ai nitrati, alle carni conservate, che sono un grande problema. Dobbiamo cercare di mangiare prodotti della nostra terra. Qualcuno mi accusa di non parlare mai dell’inquinamento ambientale: io ne parlo, ma non ho il potere di chiudere l’Ilva o Cerano. Il 30 per cento dei casi di cancro non si verificherebbero con uno stile di vita corretto: non fumare, fare attività fisica e, ripeto, mangiare in maniera consapevole sono le tre basi importanti su cui poggia la prevenzione primaria”.   I numeri del cancro sono ancora preoccupanti?  “Nei prossimi anni ci dobbiamo preparare a una vera pandemia: i pazienti con cancro aumenteranno. C’è un piano delle società oncologiche e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per capire quali sono le forze a disposizione per affrontare queste terribili malattie sempre più diffuse”. Perché aumenterà il cancro? “Perché diminuiscono le morti per altre cause: si arriva più facilmente alla terza età rispetto al passato e gli stili di vita sono più insani: il tasso di obesità infantile in Puglia è il terzo d’Italia, questo è un grande problema. I bambini obesi sono un problema per il futuro: si predispongono al cancro”.  Ora lei è al vertice dell’AIOM e potrà fare molto per informazione e ricerca... “L’AIOM è la più importante società italiana di oncologia medica: essere stato proclamato, sabato a Roma, presidente eletto, per me (e credo per tutto il nostro territorio), è un motivo di vanto e di gioia. Il presidente eletto ha il ruolo di coadiuvare l’attività del presidente eletto precedentemente: lo aiuta per due anni per poi diventare il presidente della Società. Io ho un programma ambizioso i cui punti dirimenti e diversi dagli altri due candidati sono i seguenti: dobbiamo imparare a interfacciarci con i media (interplay), cercando di farci capire e di far arrivare un’informazione corretta agli utenti, ai cittadini e anche agli addetti ai lavori, visto che tutti noi potremmo essere interessati; il secondo punto fondamentale è l’apertura alle società internazionali di oncologia”.  Creare connessioni internazionali è un obiettivo interessante e ambizioso... L’AIOM, che la più importante società di oncologia italiana ed europea, deve collaborare ancora di più con l’ESMO. È importantissimo anche che ci apriamo verso le emergenti società di oncologia dell’Asia e dei paesi dell’America Latina. Creare connessioni internazionali con altre società è un punto precipuo del mio programma: ne abbiamo già create alcune. Le linee guida delle varie patologie dell’AIOM, che hanno una grande funzione di indirizzo per tantissimi operatori, magistrati, medici legali, pazienti, sono state tradotte in inglese e sono andate a ruba durante il congresso europeo, ma saranno tradotte in spagnolo perché le associazioni dell’America Latina ce lo hanno chiesto. Non dobbiamo dimenticare, da pugliesi e da emigranti nel mondo, che il 45 per cento della popolazione di quei paesi è di origine italiana. Quindi, questo per me è un punto importante”.  C’è anche un terzo punto fondamentale nel suo programma... “Certamente, la centralità del paziente: un termine abusato, ma che significa creare interplay (interazione) con le associazioni dei pazienti e con i pazienti. Bisogna far comprendere quando si deve andare avanti e quando si tratta di accanimento terapeutico. In alcuni casi bisogna capire che il trattamento dev’essere interrotto, perché diventa un problema e il paziente soffre di più. È un problema di gestione e di rapporti. Spesso vengo accusato di essere freddo nei confronti dei pazienti, ma io preferisco dire la verità senza troppi giri. Se un giorno toccasse a me, io vorrei essere trattato con la stessa sincerità: preferisco che mi si dica tutta la verità”.  Meglio la verità dura e cruda...Prima o poi bisogna farci i conti comunque... “Lo dice la legge, l’etica e la mia legge morale. Io vorrei essere informato di quello che mi sta succedendo e non vorrei mai accanimento terapeutico sul mio corpo”.  In Italia abbiamo imparato a evitare l’inutile accanimento terapeutico? “Secondo me, siamo messi ancora male: ci sono pazienti che fanno ancora terapia nel fine vita, anche nell’ultimo mese di vita. Ci sono situazioni in cui questo è normale, ma ci sono il 25 per cento di casi in cui la terapia negli ultimi giorni di vita non ha un senso logico. Nel termine della vita le terapie sono tossiche, danno solo dolore e non danno nemmeno un minuto in più di sopravvivenza.  Spesso le terapie continuate, quando ormai non c’è più niente da fare e ci sono pochi giorni di vita, complicano solo le cose”. Molte persone non lo sanno, pensano di allungarsi la vita così... “Certo bisogna saper gestire queste situazioni: bisogna evitare l’accanimento terapeutico informando e formando. Qualcuno mi potrebbe considerare cinico, ma non lo sono: da medico e scienziato ho il dovere di informare i parenti e i pazienti con la massima onestà. Anche se con i pazienti cerchiamo di edulcorare le informazioni, addolcirle per seguire il loro istinto di sopravvivenza: loro devono essere destinatari di una comunicazione diversa rispetto ai parenti”.  L’immunoterapia unita alla chemio ci sta facendo sperare in un futuro migliore: ci sono dei riscontri oggettivi?  “Per un medico, come me, che ha iniziato la sua attività facendo ricerca clinica sulle cellule Nk, scoprire che l’immunoterapia ha cambiato la storia di alcune malattie oncologiche è una grande soddisfazione. Si pensi agli enormi progressi nella lotta al melanoma: non guariscono tutti, ma ci sono grandi vantaggi.  L’immunoterapia sta dando grandi risultati anche per quanto riguarda il tumore del colon e del polmone. Ma, naturalmente, l’immunoterapia non è la panacea di tutti i mali: si tratta di una delle possibilità che abbiamo. Insieme alla chemioterapia si è dimostrata più efficace e vantaggiosa. Tutti vogliono fare l’immunoterapia, ma bisogna somministrarla sulla base degli studi clinici e seguendo i protocolli medici”.  La terapia è sempre su misura del paziente, giusto? Non è detto che l’immunoterapia valga per tutti... “Bisogna capire se può funzionare su quel tipo di tumore e su quel tipo di soggetti. Anche perché non si tratta di una terapia scevra da tossicità: le tossicità stiamo imparando a governarle. Ci sono linee guida sulla tossicità dell’immunoterapia da seguire, che abbiamo pubblicato e che abbiamo messo anche sulla nostra app dell’AIOM, perché dobbiamo imparare a conoscere le nuove tossicità, spesso di tipo endocrinologico”.  Negli ultimi anni la radioterapia ha acceso nuove speranze. Si parla tantissimo anche della protonterapia che ora è a Bari, ma anche qui non è la panacea per tutti i mali, vero?  “Non è un’illusione, ma bisogna seguirne le indicazioni. La radioterapia è importantissima per la gestione del paziente oncologico. La prontonterapia, che nasce a Bari da una convenzione con importanti centri del nord che la praticano da anni, può essere risolutiva su alcuni tumori benigni, che sono drammatici per la loro localizzazione e per gli effetti che danno nella vita di ogni paziente, però le indicazioni al momento sono quelle. I colleghi di Bari, che sono quelli in convenzione del San Raffaele, sono molto attenti a utilizzare questa tecnologia secondo le indicazioni che dà la scienza”.  La protonterapia non si può utilizzare sui tumori diversi, come quello del colon? “Non al momento. Ci sono delle indicazioni precise, ma spero che si possano fare passi avanti. Ogni giorno la tecnologia e la scienza fanno dei passi avanti: sicuramente nei prossimi mesi verranno fuori novità importanti, come accade sempre”.  La speranza è di poter sostituire, con la radioterapia, la chirurgia: ce la faremo? “La tecnologia fa passi così veloci che in molti casi la chirurgia può essere limitata e sostituita dalla radioterapia, ma anche in questo caso bisogna lavorare su protocolli condivisi e su risultati della ricerca condivisi. La medicina è di precisione: si deve adattare sul singolo paziente”.  Bisogna stare attenti a non affidarsi totalmente al Dottor Google e ai santoni della medicina alternativa... “È stato dimostrato che l’omeopatia non serve a nulla. Le medicine complementari, che sono diverse da quelle alternative, possono essere di aiuto alla gestione del sintomo, quando si sta già facendo una terapia corretta. Non esiste una cura del cancro che la lobby farmaceutica tiene nascosta, come, qualche volta, si legge su internet”.  Il web ci ha abituati al complottismo farneticante... “Se io avessi una cura del cancro e fossi il titolare di un’azienda farmaceutica, la metterei in commercio il giorno dopo, perché la mia azienda acquisterebbe valore e le azioni salirebbero a livelli incredibili. Tutti stiamo lottando per lo stesso obiettivo, anche le aziende che hanno interessi commerciali: sconfiggere il cancro”  Gaetano Gorgoni

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