Cronaca Copertino Gallipoli Lecce Monteroni Surbo “Street food”, pressioni su politici e vigili per il controllo del commercio di panini e bibite Scoperto un sodalizio criminale da parte dei carabinieri di Copertino, che ha condotto all’arresto di 4 persone, coinvolte in una serie di reati che vanno dalla corruzione all’abuso di uff... 18/07/2016 a cura della redazione circa 4 minuti Scoperto un sodalizio criminale da parte dei carabinieri di Copertino, che ha condotto all’arresto di 4 persone, coinvolte in una serie di reati che vanno dalla corruzione all’abuso di ufficio. Un sodalizio criminale dedito a diversi reati, che vanno dalla corruzione all’abuso di ufficio, dall’omissione di atti d’ufficio all’occultamento di atti pubblici veri, dalla falsità ideologica in atto pubblico aggravato a furti aggravati in luogo di privata dimora: è quanto contestato a quattro persone, che dopo una serie di indagini complesse, sono state arrestate nella notte dai carabinieri di Copertino, nell’ambito dell’operazione denominata “Street Food”. Si tratta, nello specifico di Giuseppe Gallucci, 58enne, e Giacomo Fiorita, 25enne, entrambi di Copertino, Oronzo Aramini, 53enne di Lecce, e il maresciallo della Polizia Municipale di Gallipoli originario di Napoli, Roberto Pellone, 53enne. Ci sono due indagati a piede libero per gli stessi reati. Il nome deriva dai rapporti tra Giuseppe Gallucci e soggetti che gravitavano all’interno dell’amministrazione comunale, in particolare l’ex assessore al commercio Tommaso Leo, per l’assegnazione delle aree per il commercio ambulante: il 58enne di Copertino si sarebbe creato coperture per i suoi affari illeciti, persino presso altre amministrazioni comunali, entrando in rapporti confidenziali e di corruzione con personale dei vigili urbani di Gallipoli, per ottenere favori e privilegi nell’attività di vendita di «panini e bibite». L’attività investigativa è scattata nel dicembre 2012, quando ignoti avevano esploso due colpi d’arma da fuoco sulla vettura Audi A6 del sindaco di allora, Giuseppe Rosafio. Il primo cittadino non si spiegava il motivo, ma tutto nasceva, appunto, dall'assegnazione delle aree per il commercio ambulante. Le indagini hanno condotto alla figura di Gallucci, personaggio vicino al clan Tornese, gruppo della Scu di Monteroni di Lecce, e al coinvolgimento di altre persone tra Copertino, Gallipoli, Monteroni, Lecce e Surbo. Per quel che concerne la figura di Gallucci, occorre dire ancora che, nel corso delle indagini, il 58enne avrebbe fatto riferimento alla disponibilità di armi, mentre in altri procedimenti penali è stato chiamato in causa dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia per la sua vicinanza al gruppo mafioso di Monteroni (avrebbe in particolare ospitato il boss Vito Di Emidio durante la sua latitanza); avrebbe inoltre custodito una pistola per il tentato omicidio compiuto nei confronti di Angelo Vincenti, in base a quanto dichiarato da Luigi Cirfera e Giuseppe Modonato; sarebbe stato persino progettato il suo omicidio per mano di Gerardo Politano e Marcello Tulipano su mandato di Salvatore Conte). Dalle intercettazioni telefoniche, emergevano subito contatti tra il 58enne e l’assessore alle attività produttive di Copertino: numerose le conversazioni fra i due, caratterizzate da grande confidenza e continui riferimenti alla gestione del commercio ambulante e alla linea non condivisibile adottata dal sindaco. L’ipotesi investigativa è che Gallucci, grazie all’appoggio dell’assessore Leo, abbia voluto far pressioni sul sindaco per farlo desistere dal concedere licenze commerciali relative alla vendita ambulante di panini e bevande, in modo da restare l’unico autorizzato in tal senso. Nell’attività investigativa, s’identificavano anche gli autori di furti aggravati in luogo di privata dimora di attrezzature per l’edilizia. Al riguardo sono emblematici i furti del 16 e del 27 febbraio 2013 presso il deposito della ditta Edilizia 2000 s.n.c. dei fratelli Avantaggiato in Copertino e il rinvenimento e sequestro per intero del materiale (saracinesche, tubi di rame, bruciatori, caldaie, rubinetti per un valore di 17 mila euro circa) asportato nonché il sequestro di numerosi articoli di provenienza furtiva. Mediante i tracciati del sistema satellitare, le sofisticate apparecchiature in uso agli uomini dell’Arma, consentivano di localizzare il luogo di deposito della refurtiva, ossia un capannone nella disponibilità di A. O. in Surbo, che veniva deferito in stato di libertà. I rapporti confidenziali di Gallucci hanno poi coinvolto il maresciallo dei vigili urbani di Gallipoli, Roberto Pellone, sempre per l’interesse alla vendita di prodotti alimentari in strada e con l’intenzione di limitare la concorrenza nel settore anche nella Città Bella. Le indagini hanno accertato reati contro la Pubblica amministrazione ed in particolare di corruzione propria e impropria da parte del vigile urbano e di Gallucci, unitamente a Giacomo Fiorita e Luigi Fiore. Al vigile urbano, già gravato da numerosi precedenti di polizia, per una serie di reati contro la pubblica amministrazione e contro la pubblica fede, si contesta di essere venuto meno ai suoi doveri di imparzialità e fedeltà verso la Pubblica amministrazione di appartenenza: in sostanza, avrebbe consentito a Gallucci e a persone a lui vicine, Fiorita e fiore, di ottenere il monopolio dell’attività di vendita ambulante nel Comune di Gallipoli, eseguendo controlli e multando esclusivamente commercianti concorrenti, nelle stagioni estive 2013 e 2014, ed evitando di sanzionare il 58enne per aver violato l’ordinanza comunale, che vietava l’occupazione dell’area pubblica nei pressi del lungomare Galileo Galilei e dello stadio comunale di Gallipoli. In cambio, Pellone avrebbe ricevuto una Fiat 600 in omaggio, consegnatagli il 30 aprile 2013. Tra le altre condotte illecite del pubblico ufficiale, ci sarebbe l’occultamento di due blocchetti di verbali di accertamento e/o contestazione di contravvenzioni al codice della strada, non consegnati all’ufficio Procedimenti Sanzionatori e Contenzioso del Comune di Gallipoli, e l’elaborazione di un atto ideologicamente falso e l’occultamento di atti pubblici veri. In casa di Pellone sarebbe stato rinvenuto materiale interessante in una sorta di ufficio parallelo dove gestiva queste faccende poco chiare.
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