Arte e archeologia Scorrano 

Luce, poesia, tripudio di colori: è la magia delle luminarie di Scorrano

Viaggio nelle spettacolari accensioni, tra i temi e le suggestioni delle “parazioni” per la festa di Santa Domenica.   Un piccolo miracolo di arte, un tripudio di colori in un inta...

Viaggio nelle spettacolari accensioni, tra i temi e le suggestioni delle “parazioni” per la festa di Santa Domenica.   Un piccolo miracolo di arte, un tripudio di colori in un intarsio di legno e passione: c’è storia, manualità, tradizione e voglia di immaginare il futuro nelle spettacolari “parazioni” di Santa Domenica, che in questi giorni stanno attirando a Scorrano curiosi e visitatori, provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, pronti a lasciarsi “immergere” nella luce. Chi arriva nel paese, definito non a caso capitale mondiale delle luminarie, sa di poter assistere a una rappresentazione unica, ad una suggestione che racconta il territorio da un’angolazione del tutto differente da quella più abitudinaria legata alle bellezze naturali. E chi viene a Scorrano ha la certezza che, sotto questo aspetto, non resterà deluso. Lo show non tarda ad arrivare e le ditte in campo realizzano le speciali architetture, assecondando pregi, proprietà e talenti del proprio repertorio. Diversa è l’interpretazione, ma l’obiettivo è comune: disegnare la luce, indirizzarla, provare a ridefinirla attraverso concetti visivi, forme, colori. A partire da “Salento luminarie” che si affida a toni classici e che impreziosisce la propria accensione coi ritmi di Jovanotti e de “L’ombelico del mondo”: quasi un messaggio esplicito che rimarca la connotazione di Scorrano nei giorni della festa; c’è il “Cuore di Puglia” della Paulicelli Light Design col suo marchio federiciano, quei ricami geometrici e i richiami impliciti alle forme di Castel Del Monte; e poi la ditta De Filippo, che sceglie cornici barocche per valorizzare la propria creatività. La MarianoLight regala uno spettacolo mozzafiato in cui dimostra cosa significhi riprodurre un’arte, elaborando e innovando: i giochi di luce sono impressionanti sulle parazioni, con immagini, volti e composizioni che si riproducono sopra la facciata della struttura come sul grande telo di un cinema estivo. C’è la fusione dei colori, le storie della diversità, il rimando esplicito all’integrazione, all’amore senza frontiere con la bandiera arcobaleno che si stampa chiara tra le cornici. Perché la luce può tutto, si disgiunge e si ricostruisce in un istante per emozionare ancora. Ma la poesia fa irruzione in questo teatro di sguardi tesi ad osservare il cielo quando è il turno della “Massimo Mariano Luminarie”: un occhio di bue su un palcoscenico a cielo aperto, la piazza di Scorrano, mentre scorrono suoni docili, s’intrecciano giochi di fari fosforescenti e l’incanto di cuori appesi (il marchio di fabbrica) scandisce il tempo ad uno scenario onirico, fiabesco. Dagli intrecci di bagliori e sfumature variopinte emerge la figura bianca di una ballerina e un piano che suona: ed ecco la magia del carillon, che ruota e trasporta i presenti in una danza leggera, che proietta gli spettatori in un film di Fellini, che regala ancora una volta l’infanzia. C’è la spensieratezza, la leggerezza, lo sguardo dei bambini, gli occhi maturi di chi ricorda ciò che è stato e si concede di fluttuare nel sogno di quella danza. La luce dipinge traiettorie, avvolge, scalda, rinfranca, abbraccia. Fa spazio alla bellezza e se ne prende cura. Certo, qualcuno storcerà il naso, sostenendo che tutto sembri così esagerato e che la festa in passato avesse un fascino diverso, un’anima “paesana”, che rendeva tutto più speciale; e che tra promozione di loghi, marketing di magliette e gadget vari, come accade per la Notte della Taranta, questo evento si stia allontanando dalle origini; e che persino l’odore della cupeta o della scapece sotto archi di luce fosse più intenso. O che, in fondo, anche quella luce tanto osannata sia frutto di un trucco artificiale e non sia paragonabile in bellezza all’originalità di un cielo stellato. Tutte argomentazioni rispettabili ma che tralasciano alcuni aspetti: a partire dal fatto che ogni “cultura” sia destinata ad evolversi e il legame alle origini non possa chiudersi solo nella logica dell’“era meglio prima”, per non rischiare di scadere in una sorta di feticismo del passato. La verità è che Scorrano è una delle poche realtà che ha colto la sfida turistica del futuro, cioè quella di non snaturarsi ma di potenziare la propria peculiarità, facendone non solo una vetrina sul mondo ma soprattutto un progetto di crescita e valorizzazione delle proprie competenze artistiche. La storia dei tre grandi maestri paratori del settore, dai De Cagna (grandi assenti dell’edizione 2016), passando per Lucio e Massimo Mariano, racconta di una cultura del lavoro, di creatività e di una eredità che sono diventate patrimonio prezioso di un territorio intero: non si spiega, in tal senso, perché quando certe ditte raccolgono all’estero attestati e riconoscimenti per le innovazioni artistiche siano salutati come “ambasciatori del Salento” nel mondo, mentre quando quell’estro ritorna a casa venga etichettato come “artificio”. È vero, è luce artificiale, “costruita”, ma in tutta l’arte si comincia da qualcosa di originale che ispira e che poi viene riprodotto e sviluppato: la donna che ha dato il volto a la Nascita di Venere del Botticelli nella realtà era probabilmente migliore della riproduzione artistica, come un cielo stellato può esserlo rispetto ad una luminaria, eppure nessuno si sogna di dire che l’opera di Botticelli sia “un artificio”. Un evento che sa colpire, entusiasmare, commuovere, restare impresso nella memoria di chi lo vive ha raggiunto l’obiettivo. Per questo, Scorrano, tra eccessi presunti o reali che siano e tra accuse di tradimento dello spirito religioso o comunitario della festa, ha già vinto la propria sfida, diventando riconoscibile, entrando nell’immaginario collettivo, reinventandosi con coraggio ogni anno senza disperdere il bagaglio dell’esperienze precedenti. Resta uno spazio prezioso, un’occasione di raccontare una terra che non è solo “mare, sole e vento”, un luogo dove la creatività di pochi sublima la fantasia di molti e accende come luminarie le emozioni.  video Massimo Mariano (pagina Festa Santa Domenica). Mauro Bortone 

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