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La guida del "Bambino Gesù" per evitare esami inutili anche prima dei vaccini

L’ospedale pediatrico tra i più prestigiosi d’Europa ancora una volta interviene per chiarire i dubbi dei genitori: stop agli esami inutili. Inoltre, è bene sapere che nessun...

L’ospedale pediatrico tra i più prestigiosi d’Europa ancora una volta interviene per chiarire i dubbi dei genitori: stop agli esami inutili. Inoltre, è bene sapere che nessun esame potrà prevenire eventuali e rarissimi effetti avversi a un vaccino: possono essere utili solo alcuni test allergologici. Una guida per placare le paure e le ipocondrie dei genitori è sempre utile: ci ha pensato il Bambino Gesù a spiegare ai profani tutta una serie di cose sull’emocromo, su come si raccolgono i campioni delle urine, su come si fa a capire se il bambino ha un’infezione grave o un’anemia e perfino se esistono dei test da effettuare prima di vaccinare il proprio figlio. Sono tantissime le domande che vengono poste agli esperti degli ospedali pediatrici ogni giorno: studiare le risposte non è male per una neomamma o un nuovo papà. L’Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell’Adolescente, diretto dal prof. Alberto G. Ugazio, dà delle risposte in una specie di decalogo pubblicato sulla pagina istituzionale. Una guida agli esami più comuni e a quelli veramente utili consultabile attraverso sul sito dell’Ospedale Pediatrico.  «Spesso si è convinti – spiegano gli esperti del Bambino Gesù – che gli esami possano essere uno strumento imprescindibile per fare delle diagnosi precise. Oppure crediamo che sia fondamentale eseguire periodicamente degli esami del sangue per verificare che un bambino in condizioni di salute apparentemente buone non nasconda qualche problema». Invece non è così: «Gli esami del sangue dovrebbero essere sempre prescritti in base all’osservazione clinica, e sono le condizioni cliniche che devono guidare il medico all’interpretazione dei risultati. Inoltre, esistono tanti esami del tutto inutili ed eseguirli sarebbe uno spreco di tempo e risorse, oltreché un momento di stress del tutto evitabile: sia per i genitori e sia, soprattutto, per il bambino». NESSUN ESAME PRIMA DI VACCINI Nessun esame prima dei vaccini: a ripetere questa verità sono gli esperti del Bambino Gesù. «Prima di eseguire le vaccinazioni di routine – spiegano - non è necessario effettuare alcun esame diagnostico». Non esistono infatti al momento test capaci di prevenire il rischio di reazioni avverse, per cui «l’esecuzione di esami di laboratorio per individuare persone a rischio di sviluppare effetti collaterali da vaccini è inutile». Solo in casi molto particolari, che vengono gestiti in ospedale, possono essere utili test allergologici preliminari per scongiurare reazioni allergiche gravi, che sono comunque «rarissime». Prima di vaccinarsi, del resto vengono fatte delle domande ai genitori del bambino utili a capire se possono esserci delle reazioni allergiche. «Invece, l’esecuzione di esami di laboratorio per individuare le persone a rischio di sviluppare effetti collaterali da vaccini è inutile. Al momento, infatti, non esistono test predittivi e non è necessario effettuare alcun esame diagnostico prima di eseguire le vaccinazioni di routine. Sorgono dubbi spesso nei bambini allergici all’uovo, anche se i vaccini non hanno quantità di proteine dell’uovo così importanti da determinare la reazione allergica. Dunque, i vaccini contro morbillo, parotite e rosolia, oltre a quello contro l’influenza, possono essere somministrati senza temere nessuna reazione allergica (quindi senza fare un test prima). Non sono necessari nemmeno i test contro le immunodeficienze prima di fare il vaccino. «Solo nel caso in cui esista una malattia immunitaria grave, infatti, sono controindicati alcuni vaccini vivi attenuati, come quello contro morbillo, parotite, rosolia, varicella e quello contro il rotavirus. Queste gravi condizioni si presentano con sintomi clinici importanti dal primo periodo della vita e sono diagnosticate prima dell’epoca di esecuzione delle vaccinazioni». Inoltre, non c’è alcun problema se ci si vaccina contro una malattia in cui si è immuni: sembra superfluo il test per verificare una già preesistente immunità. ESAMI DEL SANGUE E DELLE URINE L’emocromo è l’esame più prescritto in tutte le fasce d’età. È il conteggio delle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine), che consente la valutazione delle loro caratteristiche principali. Può dare numerose informazioni sullo stato di salute del paziente, ma va interpretato correttamente per riconoscere le anomalie, evitando allo stesso tempo inutili allarmismi. Le transaminasi sono enzimi localizzati all’interno delle cellule e presenti nel sangue, a bassi livelli. Rappresentano un indice molto sensibile di danno del fegato, ma sono un esame poco specifico: il loro aumento può essere causato anche da altre malattie non localizzate nel fegato o più frequentemente da un’infezione o dall’assunzione di alcuni farmaci. È essenziale valutare l’entità e la durata dell’aumento delle transaminasi, che possono essere di 2 tipi: aspartato aminotransferasi (AST o GOT) o alanino aminotransferasi (ALT o GPT). L’aumento dell’ALT è un segno più specifico di danno alle cellule del fegato, rispetto alla AST. PCR e PCT sono due esami del sangue particolarmente utili per verificare la presenza di infiammazioni oinfezioni in corso e adottare la giusta risposta terapeutica. Sono entrambe proteine della fase acuta, prodotte dal fegato. In corso di infezioni virali o infiammazioni non infettive, il livello di PCT (procalcitonina) aumenta leggermente, mentre aumenta nettamente e in poche ore in caso di infezioni batteriche, rivelandosi un buon indicatore per l’avvio della terapia antibiotica. Lo stesso vale per la PCR (proteina C reattiva), anche se, a differenza della PCT, il suo valore può alzarsi sia in corso di infezioni batteriche che per altri tipi di infiammazioni. Colesterolo e trigliceridi.  Le alterazioni dei valori dei grassi nel sangue, e in particolare l’aumento del colesterolo, sono riconosciuti tra i più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, perché responsabili della formazione delle cosiddette “placche” di aterosclerosi. Gli eventi cardiovascolari acuti avvengono in età adulta, ma la scoperta di placche nei bambini con il colesterolo alto ha fatto comprendere la necessità di una diagnosi e di un trattamento precoci. L’individuazione e il trattamento di bambini/adolescenti con ipercolesterolomia sono in tutto il mondo occidentale uno degli obiettivi chiave dei piani sanitari. L’esame delle urine. È un test comunemente prescritto per indagare la presenza di malattie o di infezione dei reni o delle vie urinarie. Idealmente, il campione di urina va raccolto durante la parte intermedia della minzione, per evitare la contaminazione con cellule e batteri presenti sulle vie urinarie esterne. La raccolta del campione non costituisce un problema nei bambini che fanno già la pipì nel vasino o nel water, mentre è più difficile, anche se non impossibile, nei bambini che portano il pannolino. Una volta arrivato in laboratorio, il campione di urine raccolto viene diviso in funzione degli esami richiesti. Dopo una prima analisi ad occhio nudo, il laboratorio esegue un esame fisico-chimico per valutare il peso specifico (la concentrazione), l’acidità, la presenza di leucociti (che possono essere indicativi di infezione urinaria), corpi chetonici, bilirubina, proitenuria, glucosio e creatinina.   Gli esami per la diagnosi di allergia. Si tratta di un problema quasi quotidiano per il pediatra. Una diagnosi corretta può essere molto vantaggiosa per il bambino. Sono tre gli esami consigliati. Lo Skin Prick Test (SPT) è un esame cutaneo che viene eseguito a livello ambulatoriale da personale sanitario. Potrebbe risultare fastidioso per il piccolo, ma non doloroso. Dopo 15 minuti si valuta la reazione cutanea ottenuta in corrispondenza di ogni allergene posizionato sulla pelle scalfita. Il RAST (Radio Allergo Sorben Test) è invece un esame eseguito attraverso un comune prelievo di sangue, attraverso il quale il medico potrà avere conferma dello stato di sensibilizzazione allergica ipotizzata. Il TPO (Test di Provocazione Orale) è il metodo più affidabile per confermare la diagnosi di allergia alimentare, e consiste nella somministrazione diretta dell’alimento sospetto. Si svolge necessariamente in ospedale sotto la costante supervisione di personale medico e infermieristico.  

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