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Notte della Taranta, tra rock e suoni psichedelici: in 200mila in piazza, ovazione per Ligabue

Successo di pubblico per la 18esima edizione della Notte della Taranta: sorprendente versione di “Ndo ndo ndo” eseguita dal rocker di Correggio. Alto il livello artistico, ma c’&egra...

Successo di pubblico per la 18esima edizione della Notte della Taranta: sorprendente versione di “Ndo ndo ndo” eseguita dal rocker di Correggio. Alto il livello artistico, ma c’è chi non “vede” la mano del maestro concertatore Manzanera. In 200mila a ballare sotto la luna di Melpignano, avvolti dai fili di una ragnatela che campeggia sul grande palco della piazza di fianco all’Ex Convento degli Agostiniani, ammaliati dal morso della taranta. C’è “l’effetto” Ligabue in questa edizione numero diciotto e la presenza del rocker di Correggio si percepisce fortemente nell’attesa che i tanti “pizzicati” mettono in campo fin dall’inizio della lunga maratona musicale come se per incanto il Salento sia diventato un anticipo di Campovolo. Ma la serata è magica a prescindere dall'ospite più invocato e si presenta ricca di contenuti ulteriori: a partire dall’eccellente qualità musicale del concerto, che in alcune fasi, soprattutto nella grande jam session collettiva che anticipa l’ultima parte della serata, tocca vette elevatissime. Più in generale, la manifestazione, al giro di boa della maggiore età, si muove alla ricerca di un equilibrio tra i suoni della tradizione e quelli più moderni, in una fusione a tratti psichedelica, sotto l'abile armonizzazione voluta e tentata dal maestro concertatore Phil Manzanera. Il risultato è quello di uno spartito a tratti molto rock, attuale, musicalmente coinvolgente, in altre fasi, ipnotico e spiazzante, ma tutto sommato capace di rendere quei suoni tradizionali attuali e coinvolgenti. L’aveva assicurato, del resto, lo stesso Manzanera, che l’edizione sarebbe stata "spiazzante". Gli artisti ospitati si prestano al gioco della contaminazione e raccolgono la sfida di un suono energico, elettrico, volutamente rock che restituisce fisicità ed energia alla pizzica pizzica. Quello che forse, però, si fatica a cogliere è proprio il marchio di fabbrica del maestro concertatore, che risulta un abile organizzatore di uno spettacolo, ma che presenzia con discrezione sul palco, limitandosi a dispensare sorrisi ai musicisti, a lasciarsi contagiare dal ritmo incalzante dei brani, cimentandosi con qualche ritornello e vestendo i panni del padrone di casa. Per il resto, l’apertura d’obbligo è per l’omaggio commosso a Sergio Torsello, anima culturale dell'evento, venuto a mancare solo pochi mesi fa. Ma c'é spazio per ricordare anche un’altra figura scomparsa di recente come Franco Coriano e per commemorare Uccio Aloisi, citato da Sergio Blasi per parlare di Torsello. Tra le esibizioni più applaudite quella della violinista inglese, Anna Phoebe, e del chitarrista di flamenco, Raul Rodriguez. Piena di colore la performance della colombiana Andrea Echeverri, mentre stupiscono Tony Allen e il suo afrobeat e Paul Simonon, storico bassista dei Clash. Altro momento topico è quello dell’arrivo di Ligabue, travolto dall’affetto della piazza: ma la sua versione di “Ndo ndo ndo” è sorprendente e rappresenta la proposta più interessante dell’intero concerto. Ma la vera certezza sono le voci e i musicisti dell'orchestra che assicurano continuità a un progetto che dimostra di sapersi rinnovare ogni anno con forza. Struggente e delicata “Aremu” interpretata da una splendida Alessandra Caiulo (ma non è una novità, ormai), mentre Antonio Castrignanò e Antonio Amato sono i soliti trascinatori. Bravissime Ninfa Giannuzzi ed Enza Pagliara, così come Alessia Tondo, esaltata dal duetto emozionante con Ligabue. Quello che resta, al di là dei giudizi positivi o negativi che saranno (come ogni anno), o con la solita coda polemica sullo smarrimento dell’anima “originale” della pizzica (come se a Melpignano in 18 anni non sia accaduto nulla), è l’incredibile fascino che un festival di musica popolare riesce ad avere oggi, riuscendo ad attirare così tante persone e sensibilità diverse. Il segreto sta forse proprio in quella capacità di rinnovarsi, di confrontarsi e fondersi con altre tradizioni musicali e con i suoni dei tanti Sud del mondo. Mauro Bortone

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