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Tumore alla prostata: ecco come effettuare i controlli nel mese della prevenzione

Novembre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore alla prostata: molti professionisti si metteranno a disposizione gratuitamente per i controlli di base. Informarsi, rivolgersi allo speci...

Novembre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore alla prostata: molti professionisti si metteranno a disposizione gratuitamente per i controlli di base. Informarsi, rivolgersi allo specialista ai primi sintomi e non sottovalutare il problema può essere una salvezza per qualsiasi uomo. La prostata è una ghiandola maschile che produce circa il 70 per cento del liquido seminale, veicolo e nutrizione degli spermatozoi: ha la forma di una castagna, pesa circa 20 grammi ed è formata da due lobi laterali. Con il passare del tempo questo organo assume la forma di un tubero a causa dello sviluppo di diversi lobi (se ne possono contare fino a 7) e può superare anche i 200 grammi di peso. “Ogni anno, in Italia, circa 20 mila uomini si ammalano di neoplasia della prostata, che rappresenta il tumore più frequente nella popolazione maschile - avverte l’urologo del Vito Fazzi, Vincenzo Giannone – Nonostante ciò solo una quota irrilevante di uomini effettua screening regolari volti alla sua prevenzione e alla diagnosi precoce”. La prima forma di prevenzione è informarsi, come spiega lo specialista. Il tumore alla prostata è una formazione di un tessuto costituito da cellule che crescono in modo incontrollato e anomalo all’interno della ghiandola prostatica: i fattori di rischio non sono ancora chiari, ma si sa che alimentazione, fumo, sedentarietà, sostanze chimiche e cause genetiche hanno tutte un ruolo nell’esplosione della patologia. INTERVISTA ALL’UROLOGO, DOTTOR VINCENZO GIANNONE Dottore, è davvero possibile prevenire il tumore alla prostata? “La reale prevenzione della neoplasia della prostata dovrebbe prevedere la completa conoscenza delle cause sulle quali poter intervenire. In realtà, molte di queste restano sconosciute o si avvalgono di semplici osservazioni. L’incidenza della neoplasia prostatica appare maggiore in alcuni popoli: negli USA, ad esempio, gli afro-americani sono più colpiti rispetto agli orientali. Queste osservazioni ci inducono a pensare che i fattori ereditari possano essere alla base di questo problema. Ma, naturalmente, non possono essere esclusi i fattori ambientali e gli stili di vita dalle possibili cause del cancro alla prostata. Il fatto, tuttavia, che il tumore prediliga l’età avanzata, quando anche nell’uomo l’equilibrio ormonale si rompe, fa propendere per una etiopatogenesi disendocrina del problema. Una ulteriore prova a proposito può essere rappresentata dal fatto che terapie di blocco androgenico rappresentano il trattamento di prima linea della neoplasia non più chirurgicamente trattabile. Tuttavia l’arma più efficace a nostra disposizione è rappresentata dalla diagnosi precoce”. Com’è possibile riconoscere il tumore alla prostata e come si manifesta? “La prostata è collocata nel piccolo bacino. Nella ghiandola è possibile riconoscerne, in realtà, due componenti distinte, anche embriologicamente. La prima, cosiddetta periuretrale, avvolge l’uretra ed è in intima contiguità con la vescica. Da questa origina l’iperplasia o adenoma prostatico che può manifestarsi con i classici sintomi sulla dinamica minzionale (irritativi, tipo frequenza e urgenza minzionale, oppure ostruttivi: mitto debole, attesa preminzionale ed impegno del torchio addominale). La presenza dei sintomi dipenderà dai rapporti che i lobi, prostatici ipertrofici, contrarranno con l’uretra e la vescica. Si calcola mediamente che solo quattro lobi su sette descritti determineranno dei sintomi su circa il 10 per cento della popolazione che perverrà all’osservazione dell’urologo. La neoplasia prostatica, invece, potrà decorrere per lungo tempo asintomatica, derivando dalla porzione periferica della ghiandola, che non contrae alcun rapporto con l’apparato urinario, e manifestarsi direttamente con i sintomi della metastasi. Per la diagnosi, quindi, perché sia la più precoce possibile, è fondamentale che il paziente segua un programma di periodici controlli, già a partire dai 50 anni: in questo modo anche la patologia asintomatica può essere scoperta”. Prima di presentarsi dall’urologo è bene fare accertamenti specifici? “Certamente il PSA (una proteina presente nel sangue e prodotta esclusivamente dalla prostata, che può essere dosata attraverso un semplice prelievo ematico) il cui risultato, tuttavia, va interpretato e non semplicemente letto, né può sostituire la visita medica. Capita, infatti, di osservare casi in cui il paziente in considerazione di un valore di PSA normale ritenga superflua la visita urologica. In realtà molti casi di tumore della prostata, a volte proprio i più aggressivi, non determinano alcun incremento del PSA. E’ vero anche il contrario dal momento che un incremento del PSA può essere presente anche in patologie non neoplastiche della ghiandola prostatica. Sono tuttavia allo studio nuovi markers (PCA3 – PHI-IXIP, disabili nelle sangue o nelle urine dei pazienti con sospetta neoplasia della prostata) la cui validazione non è completamente confermata”. Quali sono i trattamenti più efficaci? Si può guarire facilmente dal tumore alla prostata? “La neoplasia della prostata è il tumore contro il quale sono disponibili diversi trattamenti a seconda dell’estensione della malattia. Se diagnosticato in maniera tempestiva, è possibile intervenire chirurgicamente asportando la ghiandola con trattamenti così conservativi da risparmiare tutte le funzioni necessarie al funzionamento della sessualità e della continenza urinaria (la fertilità, comunque, risulta compromessa). L’intervento può essere effettuato per via tradizionale, cioè attraverso un’incisione chirurgica, sull’addome o sul perineo (perineale) o laparoscopica (vale a dire attraverso piccoli fori sull’addome). I centri più accreditati si avvalgono dell’uso di robot, senza che ci sia un’acclarata evidenza che questa procedura possa garantire risultati migliori. Hanno la medesima finalità radicale i trattamenti di radioterapia esterna, oggi sempre più efficace grazie alle nuove tecnologie, o effettuata attraverso l’infissione di aghi radioattivi nel parenchima prostatico, tecnica nota come brachiterapia”. Quando il tumore non è più curabile chirurgicamente, cosa si fa? “Esistono varie linee di trattamento farmacologico, di blocco androgenico e di supporto quali, ad esempio, la radioterapia di eventuali metastasi con tecnologia tradizionale. In alcuni casi, il radionucleotide viene iniettato per via endovenosa, veicolato da molecole che vengono captate in maniera elettiva dalla metastasi (tecnica nota come radioterapiametabolica). Anche questa fase potrà ancora essere necessario l’intervento chirurico, sia pur non con finalità radicali per salvaguardare la funzione renale a volte ostacolata dal tumore ostruente, o la dinamica minzionale resa difficile dalla neoplasia che a questo punto può davvero infiltrare l’uretra”. Quindi, le campagne di prevenzione sono utili?  “Assolutamente necessarie, anche sotto il profilo economico in generale. Tutte le persone sensibili dovrebbero diffondere informazioni in questo campo, ma soprattutto le Società mediche e, il Ministero attraverso le Asl. Diagnosticare tempestivamente la neoplasia alla prostata consente di risparmiare i costi sanitari e sociali che inevitabilmente ricadono su tutta la comunità e le famiglie. Consideriamo anche che lo screening non si limiterebbe ovviamente alla visita della prostata, ma verrebbe esteso a tutte le problematiche urologiche ed andrologiche a carico dei genitali e dei reni, di cui pure la nostra specialità si occupa”. Gaetano Gorgoni 

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