Salute Sette Lecce 

Dipendenza da cocaina ed eroina, a Lecce sempre più giovani schiavi della droga

Viaggio nel Ser.t di lecce: l'intervista al dottor Salvatore Della Bona. Una delle immagini più ricorrenti e più scioccanti degli anni ’80 era quella dei marciapiedi pieni zeppi...

Viaggio nel Ser.t di lecce: l'intervista al dottor Salvatore Della Bona. Una delle immagini più ricorrenti e più scioccanti degli anni ’80 era quella dei marciapiedi pieni zeppi di siringhe usate. In quegli anni, in alcune zone di Lecce, si camminava su distese di “aghi”: era facile imbattersi anche in qualche “zobie” adolescente, entrato nel circuito della droga per gioco, che per la dose quotidiana rubava autoradio o si prostituiva. Immagini raccontate in parte dal famoso best seller “Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”. Lo “zoo” era ovunque in quegli anni. Nonostante milioni di tragedie umane, il problema resta. Ora non ci sono più tutte quelle siringhe per strada, ma c’è la cocaina che finisce nei fiumi: quantità pazzesche che lasciano immaginare quanto sia diffuso l’uso di questa sostanza apparentemente più pulita. Addirittura la cocaina presente in alcuni fiumi italiani mette a rischio la sopravvivenza delle anguille e di altri pesci, secondo lo studio di cui ha dato notizia il mese scorso l’Ansa: si tratta di una ricerca coordinata da Anna Capaldo dell'Università Federico II di Napoli e pubblicata da Science of the Total Environment.  La droga, secondo gli scienziati, si accumula nei muscoli e nel cervello dei pesci stanziali, ma non è l’unica droga che insieme ai metalli si affastella nelle nostre acque. "Abbiamo visto che c'è una certa bioaccumulazione nel muscolo, che è la parte che mangiamo – Ha spiegato la responsabile della ricerca all’Ansa - Non sappiamo però cosa succede quando l'animale muore, e l'effetto che ha la cottura. Anche qui servono altre ricerche". Sarebbe terribile scoprire che, indirettamente, chi mangia questi pesci assimila una piccola parte di quelle sostanze. Alla notizia dei fiumi di cocaina che circolano in Italia si aggiunge quella dell’eroina gialla (purissima e pericolosissima), che ha già stroncato 18 giovani vite in Veneto: è un ottimo mercato per la mala nigeriana, perché aumenta la dipendenza. L’eroina torna di moda, con le vecchie modalità del “buco”: ce lo conferma il direttore del Centro Dipendenze Patologiche dell’Asl di Lecce, Salvatore Dalla Bona. Gli ingressi nel centro che cura la tossicodipendenza aumentano: molti sono minori, tanti hanno dipendenze da più sostanze, compreso l’alcol.  I DEVASTANTI EFFETTI DELLA COCAINA  La cocaina modifica struttura e funzionalità di cuore e cervello, secondo alcune recenti ricerche scientifiche: riduce la materia grigia, la soglia dell’attenzione e la capacità di prendere decisioni. Ansia, paranoia, panico, psicosi, allucinazione tattile-uditiva e convulsioni sono gli effetti a breve termine. Nel lungo periodo il cocainomane diventa insonne, sviluppa disturbi dell’alimentazione e matura delle psicosi. La depressione sempre più profonda di questi soggetti può portarli al suicidio. Chi è dipendente da cocaina diventa molto aggressivo e può compiere gesti impensabili in una situazione normale. La cocaina produce danni permanenti ai vasi sanguigni del cuore e del cervello, causa la pressione alta che può scatenare l’ictus, danneggia fegato, reni e polmoni, distrugge i tessuti del naso con tutti i relativi problemi che ne scaturiscono, danneggia i denti, porta infezioni, crea allucinazioni, disfunzione sessuale e sterilità, paranoia, delirio, psicosi, schizofrenia e depressione gravissima. A tutti questi danni bisogna aggiungere le malattie cardivascolari, l’atrofia cerebrale, sindromi neurologiche e invecchiamento precoce del cervello. Cala anche il desiderio sessuale e si scatenano lesioni della pelle nel lungo periodo. Oggi la coca non è più una droga per ricchi: costa poco e la usano tutte le fasce sociali, dal professionista di successo all’operaio, fino all’adolescente.  INTERVISTA AL DOTTOR SALVATORE DELLA BONA (DIPARTIMENTO DIPENDENZE PATOLOGICHE ASL DI LECCE) Dottore, se i fiumi si riempiono di cocaina in dosi così elevate, significa che se ne fa sempre più uso. Qual è il polso della situazione leccese? “Decisamente in aumento: sempre più ragazzi fanno uso di questa sostanza. Da noi arrivano pazienti con dipendenza da cocaina importante: spesso cominciano con altre sostanze. Si rivolgono al nostro servizio di Lecce anche 30 persone al giorno per il trattamento attivo terapeutico e farmacologico. Spesso ci sono ragazzi dipendenti da droga e alcol insieme”. Lei ha in cura dei pazienti molto giovani? “Molti minorenni, che fanno uso di cannabinoidi e di altre sostanze, compresa la cocaina. In genere si comincia con sostanze, per così dire, più ‘leggere’, poi si può diventare cocainomani”. E’ sempre scontato che chi abusa delle droghe leggere poi s’imbatta nella cocaina? “Non sempre, ma può essere l’inizio di un’esperienza che poi porta a dipendenze da sostanze più pesanti”. Molti considerano la cocaina una “droga pulita”: hanno la sensazione di poter controllare la loro dipendenza. “I danni della cocaina sono tantissimi, da quelli cardiocircolatori a quelli cerebrali: si rischiano gravissimi disturbi di personalità. La dipendenza si crea senza che ci si possa accorgere”. Pensavamo di aver lasciato l’incubo dell’eroina agli anni ’80, ma sembra che sia tornata di moda, vero? “Sì, l’eroina sta tornando con modalità diverse: c’è chi sniffa, chi fuma e chi si buca. In quest’ultimo caso, lo scambio di siringhe e la scarsa igiene porta a tutta una serie d’infezioni gravissime”. Ma com’è possibile, dopo tutta l’informazione sugli effetti devastanti dell’eroina e dopo tutti i morti che ci sono stati che ci siano tanti giovani disposti a bucarsi anche a Lecce? C’è un blackout informativo? “L’informazione c’è, ma dovrebbe essere un po’ più mirata e più tecnica: molto spesso su internet non ci sono le informazioni giuste e i giovani si rivolgono spesso a siti che non possono dare buone informazioni”. Quanto è difficile stare dietro alla chimica? Ogni giorno il mercato nero si riempie di nuove pericolosissime droghe. “Ogni giorno ne inventano una nuova: quando arriva l’informativa del Ministero ci sono già le prime vittime, in genere. Da noi le novità arrivano più tardi: le nuove sostanze chimiche sintetiche si evolvono ogni giorno. Ogni giorno c’è qualcosa di più pericoloso della precedente droga. Pasticche, cannabinoidi sintetici e tanta altra roba chimica che danneggia il cervello, l’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e renale”.  Com’è strutturato il Sert di Lecce? “Le persone spesso arrivano volontariamente, accompagnati dai parenti o dalla compagna. All’inizio spieghiamo qual è il percorso da fare: si richiede un grande impegno e disponibilità. E’ necessario creare un’ “alleanza terapeutica” che possa portare alla guarigione dalla dipendenza. Generalmente si tratta di un percorso medio/lungo in cui si lavora in équipe, con medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri e altre figure mediche, che verificano tutti i problemi che ci possono essere sugli organi”. Quante possibilità ci sono di guarire dalla dipendenza? “Dipende dalla motivazione che uno ha: è necessario un percorso terapeutico in un contesto stimolante. Il paziente deve avere al suo fianco dei familiari o il partener che si devono impegnare con noi e stare a fianco all’assistito. Dobbiamo raggiungere un obiettivo sociale e uno terapeutico”. Spesso è necessario mandare il paziente in una comunità, vero? “Sì, quando ci accorgiamo che è meglio allontanarlo da un certo contesto nocivo a cui il paziente si adatta”. Qual è il motivo dell’aumento di cocainomani e di eroinomani, secondo lei? “Sicuramente ci sono situazioni familiari molto problematiche, disadattate per tutta una serie di problemi. La droga per molti è una stampella per stare a galla, ma poi annegano nella tempesta del malessere fisico ed esistenziale. L’enorme crisi che vive la nostra società, una crisi sociale e di valori, fa crescere il disagio nei giovani, che vivono la droga come una fuga, un gioco per non sentire il vuoto”.   Gaetano Gorgoni  

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