Cronaca Soleto Inferno nella casa per anziani, i responsabili della struttura: «Agito al meglio delle possibilità» Parlano i responsabili della Rsa di Soleto, dopo i contagi e i decessi registrati dall'inizio dell'emergenza sanitaria, il commissariamento e il clamore mediatico 08/04/2020 circa 4 minuti I contagi nella casa di cura di Soleto, l’emergenza sanitaria che esplode, i decessi e il clamore mediatico di una vicenda, fatta di dolori nel più vasto e inquietante contesto dell’epidemia da Coronavirus: da giorni si discute sui numeri delle vittime, sui ritardi nella gestione della struttura e sull’eventuale legame tra le morti di alcuni degli ospiti della residenza e i dieci decessi registrati. Sull’accaduto sono i magistrati, da un lato, e il Ministero della Salute, dall’altro, che stanno cercando di far luce per ricostruire i fatti e le responsabilità. Intanto, però, la responsabile della struttura (ora commissariata e gestita dall’Asl di Lecce), Federica Cantore e il legale rappresentante, monsignor Vittorio Matteo, attraverso i propri avvocati Michele e Giuseppe Bonsegna, fanno pervenire la propria versione degli eventi, dopo giorni di esposizione mediatica e di accuse dirette subite. E provano a ricostruire passo dopo passo quei giorni terribili, attraverso appunto la missiva inviata coi propri legali, in cui mostrano solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime, ma ribadiscono la correttezza del proprio operato e la disponibilità piena a collaborare con gli inquirenti per far emergere la verità. Raccontano che sin dalla sera del 20 marzo (ovvero quando si è registrato il primo caso di contagio, ndr) tutte le autorità competenti (sindaco, Asl, Ufficio Igiene di Galatina, Regione Puglia) siano state tempestivamente messe al corrente dell’evolversi della situazione. Il 21 sono stati garantiti i pasti, sia a pranzo che a cena, con una società di catering, immediatamente reperita ed ingaggiata fino al 31 marzo, preso atto della forzata indisponibilità del personale di cucina ed in attesa dell’evoluzione degli eventi.«Nel frattempo – chiariscono -, venivano effettuati i tamponi e, poi, sempre il 21 marzo, avuto il risultato della positività dell’ospite ricoverata in ospedale la sera prima, numerosi operatori sanitari e 2 infermieri paucisintomatici sono stati posti, dai medici, in quarantena». Dell’assottigliamento del personale, continuano nel racconto, «è stata data immediata comunicazione”, sia sabato 21 che domenica 22, alle autorità competenti, e «il servizio continuava ad essere garantito al completo, pasti inclusi”. Anche lunedì 23 marzo, i turni di servizio sono stati garantiti da 6 OSS, 3 infermieri e, personalmente, dalla stessa responsabile della struttura, che, nella stessa giornata, riuscì ad assumere 3 nuovi operatori sanitari – 2 dei quali presero immediatamente servizio.Il giorno dopo 19 pazienti risultarono positivi, sulla base dei campioni effettuati: «venne, perciò – spiegano -, dato corso a tutte le operazioni di spostamento degli stessi in stanze singole, secondo le superiori indicazioni ricevute e venne immediatamente reperito, acquistato ed impiegato anche tutto il notevole materiale occorrente. Il servizio venne garantito da 8 OSS e dall’unico infermiere, tra i 3 disponibili, non ancora contagiato».Anche di questa situazione, dalla Rsa sostengono di aver dato tutte le opportune comunicazioni alle autorità competenti e con una relazione scritta furono impartite le istruzioni sul da farsi per monitorare la situazione, che “vennero – precisano - eseguite e rispettate”. «La stessa sera – aggiungono -, intervenne sul posto anche il Primario di Malattie Infettive del Vito Fazzi di Lecce e venne anche effettuato il tampone sul legale rappresentante e sulla responsabile della struttura». «Mercoledì 25 marzo – proseguono -, il servizio è stato espletato regolarmente fino al turno terminato alle 15.30. Quella mattina era stata nuovamente acquisita anche la disponibilità di una cooperativa del settore per sopperire alle carenze di personale. Nel primissimo pomeriggio, monsignor Vittorio Matteo inviò una accorata lettera di aiuto anche al Prefetto di Lecce, ribadendo l’estrema gravità della situazione, che precipitò allorquando, al personale smontante è stato fatto il tampone, con relativo invito a porsi cautelativamente in quarantena domiciliare. La responsabile della struttura allertò, quindi, il sindaco di Soleto, che, giunto sul posto insieme con il comandante della stazione dei carabinieri, con il medico coordinatore sanitario della RSA e con altri, si mise in comunicazione telefonica con il Direttore Generale della ASL e, subito dopo, preso atto della situazione, emise l’Ordinanza sindacale con la quale invitava la ASL stessa a provvedere a garantire il servizio con personale di propria disponibilità».«Sul posto – chiariscono ancora -, però, la sera stessa giunsero solo due medici ASL, che richiesero la presenza del medico coordinatore sanitario della RSA, che intervenne, ma, subito dopo, presentò le dimissioni dall’incarico. Al suo posto, immediatamente dopo, su perentoria disposizione del Direttore Generale della ASL e ad iniziativa della responsabile della struttura, venne reperito ed incaricato altro medico esperto, che si rese immediatamente disponibile. Quella sera il servizio venne svolto, sia pure nelle evidenti condizioni di precarietà imposte dal precipitare degli eventi, oltre che dai 2 medici della ASL, dal legale rappresentante e dalla responsabile della struttura, da una OSS, da una infermiera e dal medico immediatamente reperito». «Solo questi ultimi 3 – precisano - potettero rimanere in servizio la notte tra il 25 ed il 26 marzo, perché il proprietario e la responsabile della struttura, raggiunti in serata dalla notizia della loro positività, appena terminato il servizio, verso le ore 22, dovettero allontanarsi, rimanendo, comunque, a disposizione, per quanto possibile e richiesto, sia dei parenti che del personale intervenuto nella gestione. Il mattino seguente, 26 marzo, la gestione della struttura è stata assunta direttamente dalla ASL, in persona del dottor Cosimo Esposito».
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