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Intelligenza emotiva, meglio l’insegnante affettivo di quello che fa paura

La componente emotiva è fondamentale nello sviluppo del comportamento e dell’identità umana

La componente emotiva è fondamentale nello sviluppo del comportamento e dell’identità umana. Oggi sappiamo che l’affettività condiziona l’apprendimento e i processi cognitivi.  L’educatore ha il ruolo fondamentale di insegnare la gestione delle proprie emozioni e di trasmettere l’empatia. “Il bambino, attraverso i neuroni specchio, imparerà ad essere empatico e a gestire positivamente le sue emozioni” - ci spiega Salvatore Nuzzo, Psicologo Psicoterapeuta a indirizzo cognitivo comportamentale nel Consultorio Familiare di Poggiardo, autore di importanti saggi sull’educazione, come Educare i figli con l’intelligenza emotiva (2018) e, il nuovo libro “Come nasce un adolescente”. 

Ogni individuo funziona come un sistema in cui comportamenti, funzioni cognitive, comunicazione ed emozioni interagiscono: ogni cambiamento provoca una modificazione a tutti i livelli. Tutte le ricerche in ambito neuroscientifico ci spiegano che è importante imparare a gestire le proprie emozioni per migliorare la relazione con noi stessi e con gli altri. Abbiamo già parlato in passato dell’alfabetizzazione emozionale: un uomo in equilibrio deve imparare a distinguere i propri stati emotivi e ad esprimerli in maniera sana. Ogni bambino deve essere instradato verso la capacità di gestire la propria interiorità (emozioni e sentimenti) per sviluppare idonee competenze interpersonali e raggiungere una maggiore capacità di adattarsi alla realtà. Le emozioni alla fine sono impulsi ad agire: se noi siamo capaci di riconoscere le nostre, non sarà difficile maturare una “competenza emozionale” che ci faccia riconoscere quelle degli altri (in questo caso si parla di empatia). L’emozione e qualcosa di istintivo, ma di intimo: il sentimento consiste nel riconoscere le emozioni e avere consapevolezza di sé. Il primo passo è l’intelligenza emotiva soggettiva, per poi essere empatici e sapersi rapportare con gli altri. “La relazione è fondamentale: si trasmette non soltanto con i contenuti, ma con il modo di essere! È ovvio che l’empatia, la sensibilità, la capacità di mettersi nei panni di un figlio o dell’alunno, per capirlo e farlo sentire vicino, fa la differenza - spiega lo psicoterapeuta Salvatore Nuzzo - L’empatia può essere trasmessa: il bambino si rispecchia nel l’atteggiamento dell’adulto come il neonato impara dalla mamma, non tanto dalle parole, ma dai gesti, dai modi e dai toni emotivi. Così anche l’alunno, il quale si sente valorizzato e sente di essere importante quando l’insegnante si ‘connette emotivamente’ a lui. L’insegnante deve metterci tutto il suo universo interiore nell’insegnare. Non deve solo offrire nozioni, ma mettersi a disposizione, ascoltare e trasmettere con l’esempio. L’educatore ha una funzione importante di indirizzo anche nei confronti dei genitori”.

DANIEL GOLEMAN E L’INTELLIGENZA EMOTIVA PERSONALE E SOCIALE

Imparare a “sentire le emozioni” è un aspetto importante della crescita personale. Lo psicologo statunitense Daniel Goleman definisce l’intelligenza emotiva come una capacità di gestire e monitorare i propri e gli altri sentimenti al fine di raggiungere obiettivi. Si parla di intelligenza emotiva personale per indicare la capacità di conoscere e gestire le proprie emozioni, di avere autocontrollo e di essere motivati verso un obiettivo. L’intelligenza emotiva sociale, invece, consiste nel maturare quelle capacità che permettono di costruire relazioni positive con gli altri: empatia, valorizzazione degli altri, rispetto delle diversità. 

Un bambino impara a gestire il proprio mondo interiore nella relazione con gli altri: impara a pensare e a gestire positivamente i propri impulsi interiori.

Come abbiamo detto più volte, quando abbiamo affrontato i temi della psicologia e della psicanalisi, sono fondamentali i rapporti tra adulti e bambino, a cominciare dai genitori e dagli insegnanti. È proprio in queste relazioni che si dovrebbe costruire l’alfabetizzazione emozionale. Le figure di riferimento devono essere capaci di aprirsi alla condivisione, all’ascolto e alla sintonizzazione empatica per promuovere cambiamenti costruttivi, un adattamento alla realtà del bambino e un’evoluzione positiva. 

L’INSEGNANTE DELLA PAURA E QUELLO AFFETTIVO: “L’AMORE PEDAGOGICO”

È molto importante l’atteggiamento dell’insegnante nel processo di apprendimento: gli atteggiamenti di chi insegna possono essere in armonia con il mondo interiore dell’allievo o entrare in conflitto con esso. In passato la scuola era violenta, alcuni insegnanti alzavano le mani agli alunni, erano impreparati sul piano dell’alfabetizzazione emotiva e non avevano capacità empatiche: un atteggiamento che avrà sicuramente traumatizzato e influenzato negativamente i comportamenti degli alunni. La buona relazione tra insegnante e alunno attiva processi di apprendimento positivi e trasferisce valori importanti. Chi insegna deve essere capace di gestire il conflitto che prende vita da una relazione. La disponibilità affettiva crea una relazione sana: lo studente si identifica con l’insegnante-educatore e si attiva un circuito virtuoso. Quindi gli esperti ci spiegano che l’apprendimento nasce attraverso un processo che è affettivo e cognitivo insieme: si impara di più e si sviluppano i propri interessi quando si realizza una “partecipazione affettiva”. L’insegnante affettivo è un insegnante vincente, perché aiuta realmente l’alunno ad attuare la pienezza del suo potenziale educativo ed è mosso da “amore pedagogico”. Questo tipo di docente sa dialogare, conosce la reciprocità, l’ascolto attivo della condivisione dei vissuti, delle esperienze e degli scambi anche fuori dalla scuola. 

Gaetano Gorgoni 

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