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Passeggiate con i figli, il pediatra: «Occhi aperti al contagio. Usare molta Amuchina»

l pediatra SIP Antonio Di Mauro è intervenuto per richiamare tutti alla responsabilità, dopo le precisazioni del Ministero sulle passeggiate con i figli

Il pediatra SIP Antonio Di Mauro è intervenuto sulla pagina “Immunità solidale” (seguita da migliaia di genitori) per richiamare tutti alla responsabilità, dopo le precisazioni del Ministero sulle passeggiate con i figli. Si può fare jogging vicino casa e si può passeggiare col proprio piccolo (un genitore per volta e senza affollamenti), secondo le precisazioni che il governo ha diffuso ieri. Oggi abbiamo intervistato l’esperto che vuole lanciare un appello a non abbassare la guardia rivolto a tutte le famiglie: “Il coronavirus sui vostri figli farà meno male dell’influenza, quella per la quale non vi vaccinate pur potendo! Ma i vostri figli saranno - loro malgrado - i mezzi di diffusione più efficace del virus, perché spesso sono asintomatici. I bambini sbavano, hanno il moccio al naso, si puliscono le secrezioni con le mani, toccano tutto, starnutiscono e tossiscono in faccia alle persone, danno dolcissimi baci ricchi di saliva! Toccando le superfici i bambini si possono infettare e portare il virus ovunque: quindi poche passeggiate con tutte le precauzioni”.

Ieri sera, il solito tam-tam sui social si è concentrato sull’argomento passeggiate e movimento al tempo del covid-19. Due passi vicino casa con i propri figli non sono stati mai negati, in realtà, ma la precisazione è stata necessaria da parte del Viminale perché c’erano interpretazioni troppo restrittive del termine “movimento”: il governo ha chiarito che rientrano in questa parola il jogging e la passeggiata con i bambini. Chiaramente bisogna rispettare la distanza di sicurezza dagli altri e praticare il movimento soli, proprio per garantire a tutti un’immunità solidale, parola contrapposta alla famosa “immunità di gregge”, che qualcuno, fino a poco tempo fa, teorizzava e che significa far sopravvivere solo i più forti. I medici cominciano a temere che i genitori si lascino andare troppo. “I vostri figli, porteranno il virus nei nostri ambulatori, negli asili e nelle scuole e da lì lo porteranno poi nelle vostre case - avverte il pediatra- Loro, i bambini, nella stragrande maggioranza dei casi saranno asintomatici!  Voi, mamme e papà, nella stragrande maggioranza dei casi sarete raffreddati! I nonni, le maestre e i pediatri di una certa età,  20 su 100, finiranno in terapia intensiva. 2 su 3 moriranno! Le vittime del virus sono loro! I vostri figli sono un mezzo! Per il coronavirus non esiste un vaccino. Non esiste una cura! Nessun antibiotico ‘a copertura’! Solo prevenzione. La contenzione del contagio”. L’invito è a proteggere i più deboli restando a casa il più possibile, anche se il sole fa bene ai bambini, perché così proteggiamo il compagno di classe che ha sconfitto il tumore o che soffre di malattie respiratorie. Il pediatra Di Mauro nell’intervista di oggi ci racconta le tre spiegazioni che la scienza in questo momento ci dà riguardo al fatto che il covid-19 non si manifesti in modo grave quando viene contagiato un bambino. La più grande preoccupazione dei medici però è che le raccomandazioni del Ministero vengano interpretate come uno “sciogliete le righe”: sarebbe molto pericoloso!

INTERVISTA AL PEDIATRA SIP ANTONIO DI MAURO

Dottore, Lei non ha perso tempo: ha manifestato subito le sue perplessità, dopo le precisazioni del Ministero. Cosa teme? 

“Conosco i miei polli! In molti potrebbero sentirsi giustificati anche quando esagerano. Naturalmente bisogna distinguere i bambini con esigenze particolari: quelli affetti da disturbi dello spettro autistico, ADHD e disabilità intellettive e psichiche, che hanno esigenze improcrastinabili. In questi casi, con le dovute cautele, si garantisce ai piccoli la necessaria passeggiata. Ma non vorrei che le precisazioni del Ministero venissero interpretate come un allentamento delle misure di prevenzione”.

In realtà il diritto di passeggiare con i propri figli vicino casa c’era già...

“È stata solo una precisazione quella del Ministero, perché c’era un po’ di caos nell’interpretazione. Il problema è come è stata recepita questa precisazione”.

Ci sono persone che vivono dentro case piccole con bambini molto vivaci: allentare la tensione con un giro sotto casa può essere salvifico...

“Il problema è se i genitori sono in grado di prendere tutte le precauzioni per evitare il contagio. Bisogna capire cosa facciamo fare sotto casa ai nostri figli. I genitori toccheranno il pulsante della luce e quello dell’ascensore. Apriranno le maniglie all’ingresso dei condomini e incroceranno altre persone con bambini sui marciapiedi. Useranno - in modo maldestro - guanti che non sapranno poi smaltire. Indosseranno - in modo scorretto - mascherine che danno loro la FALSA percezione di essere al sicuro. I bambini, con la curiosità per la scoperta che li contraddistingue, toccheranno le pareti degli ascensori, le sbarre, le porte, i pali della luce...e tutto quello che capita a loro tiro. È nella loro natura. È difficilissimo impedirlo. Poco prima o poco dopo si metteranno le dita nel naso o nella bocca...o si stropicceranno un occhietto!

Molti dei bambini portati a spasso, così come i loro genitori, saranno già infetti ma asintomatici o pre-sintomatici. E immagino poi come sarà facile far rispettare ai bambini - nel marciapiede che circonda il vostro isolato di casa - la distanza di sicurezza minima di un metro da ogni altra persona!? Il SARS-CoV-2 resta attivo sulle superfici per diverse ore: il problema è che i bambini, in automatico, toccano tutto e si mettono le mani in bocca. Una volta contagiati i piccoli tutta la famiglia sarà infettata”.  

Ogni passeggiata, quindi, può essere pericolosa, se non controllata: bisognerà utilizzare molta Amuchina!

“Per legge è concessa, ma i genitori devono stare con gli occhi aperti perché ogni azione che fa il figlio può mettere a repentaglio la salute di tutti. È per questo che non è opportuna la leggerezza con cui le mamme e i padri hanno accolto la precisazione del Ministero”. 

Perché i bambini che si ammalano di COVID-19 sono quasi sempre asintomatici?

“Risposte definitive non ce ne sono, ma ci sono tre ipotesi che fanno gli scienziati: la prima è che i recettori virali siano poco espressi nei bambini piccoli; la seconda è che il sistema immunitario dei bambini sia più preparato per difendersi; la terza opzione è che i bambini siano meno soggetti a comorbidità (non hanno altre patologie), inoltre sono stati esposti di meno a inquinanti ambientali e fumo passivo, al contrario degli anziani”. 

Come vi state comportando voi pediatri in questo periodo di pandemia? Continuate a fare visite in studio?

“Sicuramente tutti casi febbrili, sospetti e con tosse, è bene che non entrino nei nostri studi: se ci sono casi gravi, deve intervenire il 118. Per tutti gli altri casi il triage telefonico (selezione e anamnesi telefonica) è fondamentale: se la visita è improcrastinabile il pediatra, bardandosi con gli opportuni dispositivi di protezione individuale, che alcuni pediatri come me hanno provveduto a comprare, con i propri soldi in tempi non sospetti, può procedere alle visite personali”. 

Non è scandaloso che il sistema sanitario nazionale lasci i propri medici di famiglia e pediatri senza dispositivi di protezione individuale?

“Questa è una cosa da terzo mondo”. 

Oggi pediatri sono diventati anche sentinelle psicologiche nel weekend...

“Esatto, questo è servizio importantissimo che stiamo fornendo alle famiglie. Noi facciamo il sabato e la domenica il servizio SCAP, si tratta di consulenza ambulatoriale pediatrica. Nei giorni che dovrebbero essere liberi per i pediatri ci mettiamo a disposizione delle famiglie: stiamo ricevendo tantissime chiamate di aiuto psicologico, quando il pediatra non lavora. Questo è un servizio di sentinella psicologica (noi poi, se riscontriamo patologie, indirizziamo le famiglie verso altri specialisti) in cui guidiamo le emozioni delle famiglie che si trovano sole a combattere contro mille difficoltà, in questo periodo di isolamento. Il servizio SCAP è operativo in ogni Asl”. 

Gaetano Gorgoni 

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