Redazionali Redazionali Federaziende: “Il nuovo C.P.B. non ci convince” Il comunicato di Federaziende 30/09/2024 circa 2 minuti L’idea di costruire un nuovo rapporto tra fisco e cittadini con lo strumento del concordato preventivo non convince gli associati di Federaziende – Confederazione Nazionale delle Piccole e Medie Imprese, dei Lavoratori Autonomi e dei Pensionati – .Ricordiamo che il nuovo Concordato Preventivo Biennale (C.P.B.) è un procedimento fondato su un patto tra professionisti/imprese e Fisco.Obiettivo: concordare preventivamente i redditi ed il valore della produzione netto da assoggettare a tassazione, ricevendo in cambio un trattamento premiale. In sostanza: il Fisco calcola preventivamente l’ammontare delle imposte da pagare che rimane fisso per due anni.I contribuenti che decidono di aderire alla proposta di concordato dovranno inoltre sempre e comunque adempiere agli obblighi previsti dalle normative, tra cui conservazione delle fatture, predisposizione delle dichiarazioni dei redditi, adempimento degli obblighi in qualità di sostituto d’imposta, ecc.Inoltre, nei periodi d’imposta oggetto di concordato i contribuenti aderenti non potranno essere sottoposti agli accertamenti, di cui all’art. 39 del D.P.R. n. 600/1973 (accertamento induttivo), pur permanendo la possibilità che i medesimi soggetti siano oggetto di accessi, ispezioni o verifiche, il cui esito potrebbe portare alla decadenza dal regime in esame.L’accesso al nuovo concordato preventivo biennale è facoltativo sotto un duplice aspetto:il contribuente può decidere se chiedere o meno all’Agenzia delle Entrate di formulargli una proposta di reddito e, qualora abbia deciso di chiedere la proposta, potrà accettarla oppure no.Ma gli aderenti all’Organizzazione Datoriale maggiormente rappresentativa del Salento non condividono l’idea che si lavori per costruire un sistema fiscale indulgente con i furbi a danno di chi le tasse le paga fino all’ultimo euro.Né condividono l’ipotesi che si possa accedere ad un ravvedimento speciale anche per gli anni dal 2018 al 2023 pagando un’imposta sostitutiva, parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale sull’incremento del reddito dichiarato.Dinanzi all’evidente flop del concordato preventivo, secondo Federaziende, si cerca un modo per allargare le maglie del nuovo regime e invitare più contribuenti possibile ad aderire e con ciò aumentando le entrate dello Stato.In buona sostanza si vuole che il concordato rappresenti una fonte primaria di copertura per la nuova manovra fiscale.E’ l’ennesimo disperato tentativo di salvare dal fallimento uno strumento, il concordato preventivo biennale, a cui il Governo ha affidato il recupero del gettito necessario per finanziare una riforma fiscale altrimenti avviata su un binario morto. E la mancanza di scelte politiche volte al rafforzamento dei controlli da parte dell’Amministrazione Tributaria renderà ancora più iniquo e irrazionale il sistema fiscale, ancora una volta a danno dei contribuenti che continuano a fare il proprio dovere.Insomma siamo di fronte al tentativo di costruire, soprattutto con l’emendamento presentato al D.L. OMNIBUS, una nuova sanatoria per tutte le imposte, che chi aderisce al concordato, non ha pagato nei 5 anni precedenti.L’emendamento, infatti, prevede per i contribuenti che aderiscono al concordato, una “regolarizzazione” dei mancati versamenti tra il 2018 e il 2023, con una modesta imposta sostitutiva parametrata all’indice di affidabilità fiscale, con una rateizzazione di 24 rate mensili.Tanto crea di fatto una concorrenza sleale nel mercato tra gli imprenditori corretti che pagano regolarmente le tasse e chi invece potrà usufruire dell’ennesimo condono.Ci auguriamo che il prossimo passo non sarà dare un bonus ai concordanti perché paghino il concordato.
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