Politica Lecce I conti del Comune di Lecce e il loro risanamento analizzati da Alberto Siculella L'ex candidato sindaco civico nella scorsa tornata elettorale ha pubblicato un post su Facebook in cui ripercorre diversi decenni per spiegare che a pagare sono i cittadini di tasca propria e con gravi disservizi. 18/07/2024 circa 4 minuti ''Volete sapere come stanno davvero le cose circa i conti del Comune di Lecce e sul loro risanamento? Se siete tifosi abbandonate per 5 minuti le bandiere, se non lo siete vi basteranno 3 minuti di lettura''. Inizia così un post pubblicato da Alberto Siculla, ex candidato sindaco civico di Lecce nella scorsa tornata elettorale pubblicato su Facebook.''Premessa: quando si analizza un fenomeno bisogna osservarne anche il contesto. Fino agli anni 2000 la gestione amministrativa era fortemente centralizzata. Nel 2001 con la riforma del titolo V, nel 2009 con il cosiddetto federalismo fiscale, nel 2012 con l’introduzione del vincolo di pareggio del bilancio per i comuni, gli enti locali hanno ricevuto maggiori oneri e onori nella gestione diretta della cosa pubblica. Ciò vale per definire un prima e un dopo''.''All’ondata delle politiche neoliberiste, il cui avvento risale agli inizi degli anni ‘90, dobbiamo l’esplosione dell’indebitamento pubblico nazionale. A partire da quegli anni iniziò a lievitare anche il debito della Città di Lecce. Erano gli anni della Democrazia Cristiana prima, con la guida del Sindaco Corvaglia, e del Partito Democratico della Sinistra poi, con la guida del Sindaco Stefano Salvemini. Il debito ammontava a circa 70 miliardi di vecchie lire e parte di quel debito lo si deve a scelte riguardanti la gestione dei rifiuti''.''Dal 1998 al 2007, nel pieno delle riforme in premessa, il debito non diminuì, anzi, si consolidò e la finanza derivata prese il sopravvento anche sugli enti locali che conobbero i BOC (buoni ordinari comunali) che generarono speculazioni a danno dei cittadini. A governare la città c’era il centrodestra dell’attuale sindaca Adriana Poli Bortone a cui si lega indissolubilmente il leasing degli immobili di Via Brenta, acquisiti per fornire un polo civile della Procura di Lecce, il cui costo sarebbe stato il doppio rispetto al valore di mercato''.''Proprio quest’ultima vicenda è stata al centro di un duro scontro con Paolo Perrone, sindaco dal 2007 al 2017. In questi anni il debito pubblico in Italia è al centro della crisi finanziaria e si corre ai ripari con delle riforme che obbligano gli enti a un maggior rigore. Oltre 100 milioni di euro di debito all’interno di un bilancio che riconoscerà svariati debiti fuori bilancio e dovrà inserire nella casella 'entrate' solo i crediti esigibili e riscuotibili''.''Sono gli anni delle riforme delle competenze territoriali, della spending review e del maggior rigore contabile. Nel 2012 nasce l’Istituto del predissesto, ovvero la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Procedura che può essere avviata autonomamente dall’Ente, cosa che farà nel 2019 il Sindaco Carlo Maria Salvemini, la cui elezione del 2017 durò poco a causa dell’anatra zoppa (maggioranza consiglieri di cdx e sindaco csx) e che lasciò per qualche mese il Comune alla gestione commissariale''.''Il debito accertato è di 104 milioni di euro. Circa 1.030 euro sulle spalle di ogni cittadino, in uno scenario, quello attuale, in cui città come Torino, Napoli, Milano, sono in cima al debito procapite con oltre 3.000 euro. Una situazione critica, certo, ma non unica nel suo genere, anzi. In Italia oltre il 70% dei comuni è in deficit e di 7.904 comuni 120 sono in dissesto, 266 hanno richiesto autonomamente il predissesto. Tra questi il Comune di Lecce, che poteva decidere di risanare il bilancio con politiche virtuose in termini di riscossione, aumento delle entrate (non solo da sanzioni ma dalla gestione dei beni e servizi pubblici), con taglio ad esternalizzazioni, consulenze e sprechi; scelse di ricorrere al predissesto, che obbliga l’Ente a dei vincoli, tra questi la mancata possibilità di assumere personale che, a fronte di circa 200 pensionamenti di dipendenti pubblici in 3 anni, si rivelerà un macigno sull’intera macchina pubblica. Ma il piano di riequilibrio che l’Ente si impegnò a presentare venne bocciato dalla Corte dei Conti, perché non idoneo al risanamento finanziario. Una bocciatura perciò anche politica per chi ha intrapreso una libera scelta amministrativa''.''Così nel 2022 il Comune rischia il dissesto, procedura tutt’altro che autonoma che porta al commissariamento dell’Ente e trascinerebbe in Tribunale la classe politica, oltre a punire questi ultimi con l’incandidabilità. Interviene il Governo centrale, già chiamato ad emergenze nazionali post-pandemiche. Viene siglato un patto che impone di: aumentare ulteriormente l’addizionale comunale per oltre 14.000 residenti; implementare la riscossione dei crediti; ridurre la spesa per servizi e tagliare le esternalizzazioni ed aumentare le entrate da sanzioni per violazioni del Codice della Strada''.''In conclusione, il debito nasce, cresce e si consolida nell’arco di 40 anni in contesti normativi completamente differenti. Nessuno ad oggi ha avuto la capacità politica di ridurre l’impatto del debito sulla città, e solo l’istituto del predissesto, nato nel 2012, combinato ad un accordo governativo, sta garantendo un graduale rientro del debito. E ci mancherebbe. Perciò, sostenere che il Comune di Lecce oggi è meno indebitato è come sostenere che lo sia anche la Grecia dopo il passaggio della Troika. Un’ovvietà, nonostante la politica, non grazie ad essa. Perché a pagare sono i cittadini di tasca propria e con disservizi enormi, che solo il PNRR, ed i trasferimenti ministeriali e comunitari hanno reso meno visibili e impattanti'', conclude Siculella.
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