Politica 

Decaro: «Smantellare l'intero sistema Pd». Bellanova: «Esperienza parlamentare finisce qui»

Dura lettura dell presidente di Ance e sindaco di Bari. La senatrice è tra gli esclusi eccellenti nelle consultazioni. Eletto invece Claudio Stefanazzi che però ammette la sconfitta.

«In queste ore sarebbe troppo facile sparare a zero sul segretario nazionale del Partito Democratico. E sarebbe inutile. È l’intero modello su cui il PD si fonda che va smantellato. Basta con i capi corrente che fanno e disfano le liste a propria immagine e somiglianza. Basta con questo esercizio del potere per il potere. Basta con l’autoconservazione come unico scopo della politica. O saremo capaci, finalmente, di azzerare questi meccanismi perversi e di ritornare a parlare alle persone, oppure la sconfitta perpetua alle elezioni politiche sarà il nostro ineluttabile destino». Non nasconde amarezza e delusione il sindaco di Bari e presidente di Ance Antonio Decaro nella sua lettura del dato elettorale.

«Ha perso il Partito Democratico. Ha perso questa coalizione di centro sinistra. Ha perso l’idea di politica e di Paese che abbiamo proposto agli italiani. Abbiamo perso. E guai se l’analisi del voto, a qualsiasi livello, non partisse da queste due parole. Saremmo di fronte all’ennesimo stratagemma retorico per provare a giustificarci falsificando la realtà. Ha vinto, invece, l'idea di Paese del centrodestra. E quindi, come è giusto che sia in una democrazia, tocca a loro, adesso, governare.

Il Partito Democratico perde tutte le elezioni politiche nazionali dal 2008. Mentre nelle elezioni locali, non solo riesce a vincere, ma, soprattutto, riesce a tessere una relazione solida, coerente e responsabile con i cittadini.

Sindaci e amministratori del PD governano il 70% dei Comuni italiani, e si dimostrano quotidianamente capaci di amministrare e di proporre un’idea politica seria. E le vittorie elettorali ne sono la conseguenza. Perché in quelle elezioni i cittadini hanno la possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti e di chiedere loro conto, quotidianamente, di quello che promettono in campagna elettorale e di come lo realizzano una volta diventati amministratori.

Questo meccanismo virtuoso di fiducia e controllo, nelle elezioni per il Parlamento salta completamente. E ci ritroviamo deputati e senatori che non sanno nemmeno trovare sulla carta geografica i paesi nei quali vengono eletti. Solo perché fedelissimi ai leader di partito, o a qualche capo-corrente.

Contro questa stortura, che viola il principio base della democrazia rappresentativa, tradendo di fatto la volontà popolare, io da sindaco e da cittadino mi batterò con tutte le mie forze. Perché è uno dei sintomi più evidenti della malattia di una politica più propensa a preservare il potere dei dirigenti che a dialogare con i cittadini e a vincere le elezioni.

Si torni alle preferenze e lo si faccia subito. Questa deve essere la prima battaglia che il Partito democratico deve intraprendere nei prossimi mesi».

Rammarico anche per Teresa Bellanova, senatrice uscente candidata di Italia Viva che, dopo anni di esperienza al vertice con incarichi di prestigio- tra cui viceministro alle Infrastrutture, ministro dell'Agricoltura e sottosegretario al Lavoro – conclude la sua esperienza parlamentare: «Grazie a tutte e a tutti quelli che con me e con noi in queste settimane ci sono stati, ci hanno sostenuto, ci hanno creduto e hanno lavorato con dedizione e passione.

Grazie per i sorrisi, le parole di incoraggiamento, la lealtà, la disponibilità, l'entusiasmo. La mia esperienza parlamentare si ferma qui, ma so bene, me lo insegna la mia storia, che lo spazio per la buona politica è dovunque, basta solo avere voglia ed esigenza di praticarlo».

Infine, arriva anche una dichiarazione di Claudio Stefanazzi che afferma in una nota: «Voglio prima di tutto ringraziare tutti i cittadini e le cittadine e tutta la coalizione e i colleghi candidati che hanno permesso la mia elezione in Parlamento, con grande impegno e senso di responsabilità. Nonostante la mia elezione, è evidente che si tratti di una sconfitta che segue un vento contrario a livello nazionale e che dovrà portarci con umiltà e senso critico a ragionare su come e da dove ripartire. E questa è una delle priorità da discutere e di cui farsi carico.

In questo scenario, va però detto che la Puglia si conferma un laboratorio politico in cui l’alleanza PD, civismo e M5S funziona e funziona bene, come ci confermano i dati secondo cui uniti avremmo potuto vincere in quasi tutti i collegi. Dobbiamo inoltre ricordare che la destra in Puglia non è maggioranza politica e vince solo per un assurdo meccanismo elettorale che ci auguriamo di poter riformare prima possibile. Il Presidente Emiliano, lo ricordiamo bene, aveva colto quanto l’alleanza gialla rossa, che governa la Puglia ed esce rafforzata da queste elezioni, potesse essere vincente anche a livello nazionale. Un percorso che bisogna riprendere e di cui, certamente, potrà farsi carico il Presidente.

Nonostante l’11% in meno di affluenza rispetto alle elezioni del 2018 i 22.000 voti in più nel Salento e il dato del PD a Lecce che raggiunge il 21,7% confermano il valore di un lavoro che ha creato e rafforzato l’allenza PD/civismo nel capoluogo leccese e nella provincia di Lecce, un’alleanza che governa già la città di Lecce e numerose amministrazioni comunali della provincia e che oggi esce rafforzata. La Puglia con i suoi candidati eletti in Parlamento si farà carico di rappresentare le esigenze dei suoi territori e di avviare un processo di ricostruzione e rinnovamento indispensabile per ripartire».




Potrebbeinteressarti