Politica Lecce 

Lecce prepara il terzo incontro con SNAM per le compensazioni: si va sotto ai 4 milioni

Difficilmente rimarrà in campo la cifra stabilita sul tavolo provinciale. Lecce ospita oltre 22 chilometri di metanodotto.

“Siamo in una fase embrionale delle trattative con Snam. Dobbiamo fissare la cifra prima di mettere sul tavolo dei progetti da farci finanziare. Non ci accontenteremo delle briciole, a costo di fare ricorso”. Il capo ufficio di gabinetto del sindaco, Angelo Tondo, non nasconde il vero obiettivo delle trattative: non discostarsi troppo dalla cifra di 4 milioni chiesta più di un anno fa al tavolo provinciale (ormai saltato) per risolvere la questione delle “compensazioni ambientali” spettanti al Comune di Lecce.

Il capoluogo leccese ha “sacrificato” più di 22 chilometri del suo territorio per ospitare il metanodotto. La partita per i ristori ambientali dovuti per la costruzione e il passaggio del gasdotto è ancora aperta, ma Tap (Trans-Adriatic Pipeline) e Snam (Società Nazionale Metanodotti), dopo circa un anno, si siedono al tavolo delle trattative in una posizione di maggiore forza. I contenziosi volgono a loro favore e la legge regionale sui maxi ristori è ormai un’arma spuntata. Il Comune di Lecce ha già ottenuto rassicurazioni sui ristori in due incontri che si sono tenuti a Roma e a Palazzo Carafa, ma non sul quantum.
Al vertice hanno partecipato i responsabili di Snam, il legale del Comune di Lecce, Francesco Baldassarre (che rappresenta anche il Comune di Castrì), il dirigente dell’Ufficio Ambiente, avvocato Francesco Magnolo ed il capo dell’ufficio di gabinetto del sindaco, Angelo Tondo.

Il metanodotto, che ha conseguito la VIA (valutazione di impatto ambientale) da parte del Ministero dell'Ambiente (decreto del 22/09/2017 e autorizzazione unica con decreto del 21/05/2018), del valore complessivo di 216 milioni di euro: Lecce è il Comune salentino che ha dovuto cedere più spazi per quest’opera. 

Bisogna fare i conti anche col nuovo progetto di potenziamento dell'infrastruttura, tutt'ora all’esame del Ministero dell'Ambiente. L’impatto ambientale è “evidente e significativo”, secondo i vertici leccesi. Ma sono sfumate ormai le ipotesi del tavolo provinciale.
La richiesta di ristori si basa sui due pilastri: la recente legge regionale 28/2022, dichiarata parzialmente incostituzionale, e la legge dello Stato 239 del 2004. Purtroppo, è sfumata l’occasione di ottenere il massimo: il primo accordo in cui era protagonista anche la multinazionale Tap era quello di versare 8 milioni alla Provincia di Lecce, in favore di politiche ambientali che avrebbe messo in atto l’ente, 10 milioni sarebbero andati a Melendugno, 4 milioni a Vernole, 4 a Lecce, 2,8 a Lizzanello, 600mila euro a Castrì e  600mila euro a Martano, che aveva partecipato alla denuncia penale (per inquinamento) pur non essendo un Comune interessato dal passaggio del gasdotto.

I tecnici del capoluogo leccese stanno anche pensando ai progetti da presentare nell’incontro che sarà fissato dopo Pasqua, perché la legge prevede che la società che si impegna nelle compensazioni ambientali prenda in carico delle opere pubbliche da realizzare, soprattutto dedicate al miglioramento ambientale, della qualità dell’aria e alla riqualificazione delle aree urbane. Il problema è che, oggi, sia Snam che Tap si siedono al tavolo delle trattative molto più forti di due anni fa.


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