Società Otranto 

Il dottor Comi va in pensione: Otranto saluta il medico di famiglia

Il professionista, per tanti anni medico di base nella comunità, ha terminato il suo servizio lo scorso 16 aprile

Il 16 aprile scorso il dottor Carlo Comi ha appeso il camice al chiodo, terminando ufficialmente l’impegno attivo come medico di base ad Otranto: è stato il giorno che ha segnato una nuova fase della sua vita, quella della pensione. Un traguardo meritato, come è giusto che sia nell’esistenza di ciascun lavoratore, che arriva dopo una storia lunga, fatta di incroci, strette di mano, cura e attenzione a servizio di una comunità.

Onore e riconoscenza si elevano nel silenzio surreale e assordante dei giorni della pandemia, che azzera i contatti e dilata ancor di più le distanze percepite: eppure nella lontananza, ci sono assenze che pesano e si percepiscono pur nel loro connaturale riserbo.

Sì, perché la sua opera sul territorio si è conclusa esattamente com’è cominciata, nella discrezione che appartiene al personaggio, quasi come fosse un copione scritto, quello più adeguato ai suoi tratti di persona perbene, che ha fatto, appunto, della sua riservatezza la cifra della sua personalità.

È una storia che appartiene alla collettività quella di questo medico dai modi gentili, originario di Castrignano dei Greci e laureato in medicina e chirurgia a Parma, con una specialistica in Ostetricia e ginecologia agli inizi degli anni Ottanta.

Diventato medico di base ad Otranto, ha esercitato per circa quarant’anni questa funzione, assistendo e curando numerosi pazienti, con cultura del dovere ma soprattutto con l’umanità di chi sceglie nella vita di occuparsi della salute altrui. Dentro questa emergenza sanitaria è emerso quanto sia fondamentale il ruolo del medico per la vita di ciascuno, ma soprattutto quanto sia ancora più di aiuto per le persone bisognose una medicina dal volto umano.

Persona misurata e comprensiva, il dottor Comi ha interpretato al meglio il suo ruolo, entrando nel cuore di tutti per la sua cordialità, disponibilità e presenza costante anche rispetto a coloro che non erano direttamente suoi pazienti. Un medico di famiglia, che ha rappresentato un punto di riferimento per molti, un esempio straordinario di competenza applicata al proprio compito.

Avrebbe meritato una festa, un degno commiato come si deve alle figure che con semplicità incidono nel vissuto di una città, ma la pandemia e le disposizioni per la prevenzione del contagio da Covid-19 non hanno reso possibile una più giusta celebrazione dell’uomo e del professionista, se non con una serie di tributi personali e collettivi arrivati dalla rete e che non sono comunque mancati.

Ci sarà tempo e modo in futuro, oltre questa pagina drammatica dell’epidemia, di testimoniare anche pubblicamente la riconoscenza dei pazienti e della cittadinanza all’uomo e al medico dai modi gentili. Perché la sua è ormai una storia che si lega a quella di una comunità intera.

 

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