Notte della Taranta Melpignano 

Paolo Buonvino: «La mia Taranta? Un viaggio emozionale»

Sarà un viaggio emozionale quello immaginato da Paolo Buonvino, maestro concertatore dell’edizione 2020 de La Notte della Taranta, che tiene insieme le note e le voci della tradizione popolare salentina, dense di sofferenza, di gioia e di storie di vita

Sarà un viaggio emozionale quello immaginato da Paolo Buonvino, maestro concertatore dell’edizione 2020 de La Notte della Taranta, che tiene insieme le note e le voci della tradizione popolare salentina, dense di sofferenza, di gioia e di storie di vita.

Emozionare il pubblico che seguirà l’evento in  tv “La Notte della Taranta” (trasmesso il 28 agosto su Rai 2 e realizzato dal vivo il 22 agosto a Melpignano) ed emozionarsi nel raccontare le radici di una terra sono aspetti centrali del lavoro del maestro Buonvino, e lo sono stati a partire dal momento in cui si è approcciato alle note della tradizione per comporre le musiche di questa edizione dell’evento di Melpignano: «Mi sono avvicinato alla musica popolare salentina con molta umiltà, timore, ma sicuramente con tanta passione. Ho preso quello che mi è arrivato anche dalle piccole sfumature, da cui carpivo vissuti, esperienze e ho cercato di metterci un pezzo di me, della mia esperienza di vita».

«Ho scoperto che in questa tradizione - racconta ancora il maestro Buonvino -, ci sono aspetti profondi e significativi. La vera ricchezza, essendo una musica che viene dal popolo, sono le vite di ciascuno, le fatiche e i dolori raccontati in musica dagli stessi protagonisti. Naturalmente, essendo musica popolare, è primariamente espressione di persone e non di musicisti professionisti. Semplicità e spontaneità sono parole chiave per comprenderla appieno ed è incredibile come l’essenzialità di alcuni gesti, per esempio il battere del tamburello, provochino un’intensità indescrivibile».

L’emozione semplice ma di grande pathos di un tamburello che suona, il maestro Buonvino ha cercato di restituirla in un evento che si preannuncia di grande effetto. Una sorta di viaggio all’essenza, all’origine della musica, capace di curare e guarire, e della danza liberatoria che diventa un antidoto contro il malessere. È una musica capace di abbattere i muri ed è questa la vera forza della tradizione popolare salentina: elimina le sovrastrutture, smussa le rigidità, rompe quelle barriere che separano. Davanti alla musica, a un ritmo vero e ancestrale, non si può che lasciarsi andare a momenti di incontro e scambio, in cui l’interazione diventa la chiave di violino nel pentagramma emozionale.

 

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